Il caso di Silvio Viale, ginecologo di Torino e consigliere comunale radicale, ha suscitato un acceso dibattito pubblico e mediatico dopo che la procura della città ha richiesto il rinvio a giudizio per violenza sessuale. Le accuse, emerse in una serie di denunce che coinvolgono sette donne, rivelano un presunto comportamento inadeguato e lesivo da parte del medico durante le visite ginecologiche.
L’inizio delle denunce
La prima denuncia è stata presentata il 26 novembre 2023, in concomitanza con una manifestazione contro la violenza sulle donne in piazza Castello. Durante l’evento, una giovane studentessa ha condiviso la sua esperienza traumatica, rivelando di aver subito violenza ginecologica da un medico noto per le sue battaglie a favore della pillola Ru486 e per le sue candidature in partiti di sinistra. La sua testimonianza ha avuto un impatto significativo, fungendo da catalizzatore per altre donne che hanno subito esperienze simili e che hanno trovato la forza di denunciare.
Da quel momento, il numero delle denunce è cresciuto, portando a un’inchiesta condotta dalle pubbliche ministero Lea Lamonaca e Delia Boschetto. Il tam-tam sui social media, in particolare su Instagram, ha incoraggiato le vittime a farsi avanti, con l’appello: «Se ti riconosci, denuncia». Questa mobilitazione ha portato a una serie di testimonianze che, secondo gli inquirenti, sono state ritenute attendibili e coerenti tra loro.
Le evidenze raccolte
A supporto delle accuse, sono emerse evidenze concrete, tra cui:
- La perquisizione effettuata il 21 febbraio 2024, in cui sono stati sequestrati dispositivi elettronici del medico.
- Recupero di foto delle parti intime delle pazienti che lo avevano denunciato, elementi che hanno contribuito a rendere il quadro accusatorio più solido.
Le denunce hanno descritto episodi di palpeggiamenti inappropriati, commenti sessualmente espliciti e condotte che le vittime hanno definito mortificanti e umilianti. Tali esperienze hanno generato nelle pazienti un profondo senso di impotenza e vergogna, rendendo ancora più urgente la necessità di una risposta da parte della giustizia. Ora, spetta al Giudice per l’udienza preliminare (Gup) decidere se ci sono sufficienti elementi per procedere con il processo.
La posizione di Silvio Viale
Il ginecologo e il suo legale, Cosimo Palumbo, hanno emesso una dichiarazione in cui esprimono la loro fiducia nella propria innocenza. Hanno confermato di aver ricevuto la richiesta di rinvio a giudizio e la data dell’udienza preliminare fissata per il 15 settembre 2024. Viale e il suo avvocato hanno sottolineato che delle nove imputazioni iniziali, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio solo per quattro di esse, e che solo due di queste riguardano le cinque donne menzionate nel decreto di perquisizione.
Nella loro comunicazione, Viale e Palumbo hanno dichiarato: «Ci accingiamo quindi ad affrontare l’udienza preliminare, certi di poter dimostrare la insussistenza dei reati contestati nella richiesta di rinvio a giudizio e la correttezza dell’operato del dottor Silvio Viale». Hanno anche espresso la loro intenzione di non commentare ulteriormente sulle accuse o sugli atti del processo, sottolineando che la loro strategia difensiva si concentrerà esclusivamente sull’aula di giustizia.
La vicenda di Silvio Viale solleva interrogativi non solo sulla condotta di un professionista della salute, ma anche sulla necessità di un ambiente sanitario sicuro per tutte le pazienti. Il caso ha riacceso il dibattito sulla violenza di genere e sulla necessità di tutelare le donne durante le visite mediche, un tema di cruciale importanza che continua a essere al centro dell’attenzione pubblica.
Le reazioni alla vicenda sono state molteplici: da un lato, ci sono stati appelli per una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione riguardo alla violenza ginecologica; dall’altro, ci sono stati anche sfoghi di indignazione da parte di chi sostiene l’innocenza di Viale e richiama l’importanza di non fare di ogni accusa un caso di colpevolezza anticipata. Questo equilibrio tra giustizia e presunzione di innocenza rappresenta una sfida complessa nel contesto sociale attuale, dove le accuse di violenza sessuale richiedono un’attenzione particolare e una gestione delicata.
In attesa dell’udienza preliminare, il caso di Silvio Viale continuerà a essere monitorato con attenzione, sia per le sue implicazioni legali che per il messaggio che trasmette alla società riguardo alla necessità di affrontare la violenza sulle donne in ogni sua forma, specialmente in contesti in cui la vulnerabilità delle vittime può essere amplificata.