L’immunità parlamentare torna al centro del dibattito politico con una proposta di legge di iniziativa popolare presentata a Roma, presso la Corte di Cassazione. L’idea è di ripristinare l’articolo 68 della Costituzione nella sua forma originale, cancellata quasi trent’anni fa in seguito agli scandali di tangentopoli. Dietro l’iniziativa ci sono la Fondazione Luigi Einaudi, i Radicali Italiani, il magazine l’Europeista e altre realtà civiche.
La presentazione della proposta di legge e i suoi promotori
La mattina del 19 febbraio 2025, a Roma, la Fondazione Luigi Einaudi e altri gruppi civici hanno depositato ufficialmente la proposta per rivedere la normativa sull’immunità parlamentare. L’intento dichiarato è quello di ridare al Parlamento strumenti che ne tutelino l’autonomia e il corretto funzionamento. Al tavolo della presentazione sono intervenuti diversi esponenti politici e culturali, tra cui Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi, e Andrea Cangini, segretario generale della stessa fondazione.
Sono presenti anche numerosi altri firmatari come Matteo Hallissey, Angelica Albi, Filippo Blengino, e altri nomi notabili nel panorama politico e civile italiano. La raccolta firme per sostenere l’iniziativa popolare è partita subito, con l’obiettivo di raggiungere almeno 50 mila sottoscrizioni in tempi brevi. L’evento si è tenuto in un contesto istituzionale rilevante e con l’intento di promuovere una discussione pubblica sulla funzione dell’immunità parlamentare, che da tempo si è trasformata in un tema divisivo nel dibattito pubblico italiano.
Il valore storico e costituzionale dell’immunità parlamentare
Secondo gli esponenti della Fondazione Luigi Einaudi, l’immunità parlamentare nasce come misura di garanzia per prevenire interferenze indebite sul lavoro dei parlamentari. Il testo originale dell’articolo 68 della Costituzione voleva assicurare un equilibrio tra poteri dello Stato, evitando che la magistratura o altre forze potessero condizionare la libertà di rappresentanza politica.
Giuseppe Benedetto ha ricordato che i costituenti italiani, negli anni ’40, vollero questa tutela proprio per garantire la stabilità delle istituzioni democratiche. Con la riforma del 1993, fatta nel pieno dell’emergenza Mani Pulite, tale norma fu modificata in modo sostanziale per togliere le protezioni ai parlamentari, ma secondo i promotori oggi quel cambiamento ha causato più problemi che benefici. Per questo propongono un ritorno all’originaria redazione dell’articolo della Costituzione.
Il dibattito su questo tema richiama la voglia di ristabilire il “riequilibrio” tra poteri dello Stato, necessario per il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche. L’immunità, quindi, non si configurerebbe come una scudo per coprire illegalità o favorire amicizie politiche, ma come garanzia imprescindibile per evitare che le inchieste giudiziarie possano paralizzare l’attività parlamentare.
Le critiche alla modifica del 1993 e le ragioni della proposta
Il segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini, ha definito la decisione del 1993 “un atto di vigliaccheria” da parte della classe politica dell’epoca. La modifica dell’immunità parlamentare sarebbe stata una mossa per placare l’onda di sfiducia che Mani Pulite aveva scatenato contro la politica, senza però riuscire a fermare l’antipolitica o l’espansione delle procure.
Cangini sostiene che togliere questa tutela ha portato a un indebolimento della libertà d’azione dei parlamentari e a un blocco delle funzioni istituzionali. La proposta di legge avrebbe anche lo scopo di far riflettere il paese sull’importanza della tutela delle istituzioni, oggi percepite come fragili e poco difese dallo stesso ceto politico.
Viene anche richiamata la necessità di un referendum per coinvolgere direttamente i cittadini in questa discussione, così da chiarire il ruolo e il valore dell’immunità parlamentare all’interno del sistema democratico italiano. La proposta vuole spezzare un silenzio politico che da anni impedisce un confronto serio e aperto sul tema, spesso rimasto relegato a scontri ideologici o a calcoli tattici.
Rilancio della responsabilità politica e separazione dei poteri
Il ritorno all’immunità originaria, secondo i promotori, non rappresenta un passo indietro ma piuttosto un atto per tutelare la libertà legislativa e rafforzare la separazione tra poteri che caratterizza un sistema democratico funzionante. Gli esponenti coinvolti puntano anche a un rilancio del senso di responsabilità politica nel paese, che ormai appare sempre più frammentato e disilluso.