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Investire in real asset per piccoli risparmiatori: opportunità e sfide degli eltif 2.0 in europa

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L’interesse verso i real asset, cioè investimenti che riguardano beni tangibili o non quotati come immobili, infrastrutture e private equity, si è intensificato tra gli investitori di ogni livello. Storicamente riservati a istituzionali e clienti ricchi, questi strumenti promettono diversificazione e potenzialmente rendimenti più elevati rispetto ai mercati tradizionali. Con l’introduzione degli Eltif 2.0, fondi europei a lungo termine che offrono maggiore flessibilità e accessibilità, i piccoli risparmiatori potrebbero avvicinarsi a questo mondo complesso ma ancora poco sfruttato.

Il contesto degli investimenti in real asset per i risparmiatori retail

Gli investimenti in real asset fino a pochi anni fa rimanevano quasi esclusivamente appannaggio degli investitori professionali o dei clienti private banking. Strumenti come fondi di investimento alternativi e appunto gli Eltif sono stati proposti da operatori importanti con portafogli che difficilmente superavano l’1% dedicato a queste tipologie di asset. I motivi di questa riluttanza riguardano la difficoltà di liquidare gli investimenti, la complessità nel valutare i rischi e le condizioni contrattuali, oltre a una rischiosità che non tutti i risparmiatori possono affrontare.

Nel 2019 Azimut ha fatto da apripista in Europa con Demos 1, un Fia chiuso che ha permesso anche ai piccoli investitori di partecipare partendo da soglie di 5mila euro. È stata una novità importante, perché ha tolto di fatto parte dell’esclusività dal mercato dei real asset. Da allora Azimut ha ampliato la sua gamma di Eltif, arrivando a gestire più di 20 prodotti con un capitale raccolto che si aggira attorno al miliardo di euro, segno di un interesse crescente anche al di fuori dei grandi investitori.

Fondi eltif 2.0: cosa cambia per i piccoli investitori

Il regolamento Eltif 2.0 ha introdotto modifiche significative rispetto alla versione precedente. Soprattutto ha abbassato le soglie di ingresso e tolto alcune rigidità, permettendo anche investimenti indiretti tramite altri fondi. Più importante, ha previsto modalità di uscita più flessibili, con la valorizzazione periodica del valore netto dell’attivo . Questo consente di creare fondi “evergreen”, cioè aperti senza durata prefissata, dove gli investitori possono sottoscrivere e riscattare quote più frequentemente ma secondo condizioni predefinite.

Paolo Proli, condirettore generale di Amundi sgr, ha sottolineato che questa evoluzione spalanca le porte dei mercati privati a una platea più ampia di investitori retail che vogliono partecipare a questo tipo di asset con modalità più flessibili. Il tema resta però l’illiquidità del patrimonio sottostante, condizione che rende necessario un approccio consapevole e una selezione mirata dei prodotti.

Diverse banche italiane, tra cui UniCredit, banca sella, Credem e Deutsche, hanno avviato l’offerta di Eltif 2.0 ai propri clienti retail, spesso in regime di consulenza. AllianzBank, banca generali e Fineco stanno inserendo gradualmente questi strumenti nelle loro proposte. Mediolanum ha annunciato la creazione di fondi semiliquidi e prodotti evergreen riservati a clienti con patrimoni importanti, accompagnati da servizi di consulenza evoluta.

Numeri e previsioni sul mercato europeo degli eltif

Secondo le stime di Scope, agenzia di rating, il patrimonio gestito dagli Eltif in Europa potrebbe raggiungere tra 65 e 70 miliardi di euro entro il 2027. Nei prossimi dodici mesi sono attesi almeno 80 nuovi fondi. Il 2024 ha già segnato un record nel numero di nuovi prodotti, arrivati a 55 solo nell’ultimo anno.

Al momento i fondi registrati sono circa 150, gestiti da 74 società diverse. Il valore complessivo di questi strumenti a fine 2024 dovrebbe attestarsi intorno a 20,5 miliardi di euro, con una crescita significativa rispetto a fine 2023. La maggior parte degli investimenti si concentra in private equity, infrastrutture e debito privato.

Un mercato in evoluzione

Questi dati testimoniano una crescente attenzione verso la diversificazione con real asset, ma soprattutto indicano un progressivo allargamento dell’offerta e della domanda a tutti i livelli di investitori. Il mercato sta vivendo un passaggio storico che potrebbe modificare la struttura dei portafogli retail nei prossimi anni.

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