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Il nord italia accelera con 8 nuovi impianti di biometano agricolo entro il 2026

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La transizione energetica italiana fa un passo avanti con l’avvio entro giugno 2026 di otto impianti di biometano agricolo nel nord del paese. Questi impianti, frutto di un investimento da 90 milioni, offriranno una produzione annua di 20 milioni di metri cubi di biometano, riducendo le emissioni di CO2 di oltre l’85%. L’iniziativa, guidata dalla Confederazione generale dei bieticoltori italiani , rientra nel piano di interventi previsti dal PNRR e punta a rafforzare la sicurezza energetica attraverso risorse rinnovabili e circolari.

Obiettivi e potenzialità degli impianti di biometano agricolo

Gli otto impianti programmati rappresentano un passaggio strategico per aumentare la produzione di biometano nel settore agricolo. Con una capacità complessiva di 20 milioni di metri cubi all’anno, produrranno un combustibile che può essere immesso nella rete nazionale del gas, destinato in particolare a imprese industriali. Questo risultato contribuisce al taglio delle emissioni di gas serra grazie all’impiego di biomasse agricole e reflui zootecnici, combinando così la produzione energetica con la tutela ambientale.

Riduzione delle emissioni e gestione del digestato

La riduzione stimata delle emissioni di CO2 supera l’85%, una soglia significativa che dimostra come il biometano agricolo sostituisca fonti fossili più inquinanti. Inoltre, il processo di digestione anaerobica produce digestato, un residuo liquido ricco di nutrienti che ritorna ai campi come fertilizzante naturale. Questa pratica evita l’utilizzo di concimi chimici, completando un ciclo produttivo circolare. La gestione del digestato valorizza il fondo agricolo e migliora la sostenibilità complessiva delle aziende coinvolte.

Un modello cooperativo di sviluppo e gestione degli impianti

La strategia adottata da CGBI, in collaborazione con Bio.Methane.Hub , prevede la creazione di società consortili agricole che aggregano aziende e allevamenti locali. Finora ne sono nate 23 tra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli. Gli agricoltori cedono la biomassa all’impianto e ricevono indietro il digestato, mentre BMH assicura la progettazione, il finanziamento e la gestione tecnica e amministrativa degli impianti.

Commento di tommaso honorati su bio.methane.hub

Il presidente di Bio.Methane.Hub, Tommaso Honorati, ha evidenziato come l’azienda abbia esteso i suoi servizi a coprire tutta la filiera: “dalla selezione delle biomasse sostenibili alla consulenza su progettazione e gestione.” L’attenzione si concentra sulla scelta delle migliori biomasse agricole, l’efficienza operativa, e la formazione degli operatori coinvolti. Questo approccio integrato garantisce che gli impianti funzionino secondo parametri rigorosi e con un controllo continuo della produzione.

Il ruolo della regione emilia-romagna e della politica energetica locale

Il vicepresidente della regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, ha definito il biometano un pilastro chiave nel mix energetico regionale. Ha sottolineato l’importanza di produrre energia in prossimità del territorio, privilegiando piccoli impianti gestiti da consorzi di agricoltori. “Questo metodo riduce la dipendenza dalle grandi centrali e incentiva l’autoproduzione e l’autoconsumo energetico a scala locale.”

Secondo Colla, la produzione di biometano si inserisce in un circuito di economia circolare che valorizza gli scarti agricoli. La strategia mira inoltre a contenere i costi energetici e a incentivare investimenti innovativi nel campo delle energie rinnovabili. L’executive ha accennato anche alla possibilità di sviluppare nuove filiere industriali per mezzi agricoli alimentati a biometano, segnalando un potenziale sviluppo tecnologico e occupazionale legato al settore.

Prospettive dal comparto biometano e contributo di cgbI

Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas , ha riconosciuto l’impegno di CGBI nel promuovere la digestione anaerobica e lo sviluppo del biometano agricolo. Ha indicato questa forma di produzione energetica come strumento per unire transizione ecologica, sicurezza energetica e competitività del settore agricolo.

Gattoni ha richiamato gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima per il 2030 e ha posto l’accento sull’importanza di accelerare gli investimenti previsti dal PNRR entro il 2026. Ha definito necessario il coordinamento tra istituzioni, aziende agricole e industrie per semplificare le procedure e assicurare risultati concreti. Il presidente del CIB ha motivato la necessità di agire rapidamente e con precisione, consolidando i progressi fatti fino a oggi nel settore.

La confederazione dei bieticoltori italiani e la filiera del biometano

La Confederazione generale dei bieticoltori italiani, con sede a Bologna, rappresenta oltre 5.000 imprese agricole e zootecniche associate. Raggruppa ANB e CNB e si posiziona come uno dei maggiori protagonisti nell’agro-energia. CGBI ha promosso più di 20 impianti di biogas, oggi convertiti al biometano, valorizzando sottoprodotti agricoli come le polpe surpressate.

Attività e impatto economico

L’organizzazione cura la costituzione di consorzi e la localizzazione degli impianti, oltre a sviluppare programmi formativi dedicati agli operatori della green economy. La società partner Bio.Methane.Hub offre un supporto specialistico completo dedicato alla filiera, dalle forniture di biomassa certificata fino alla gestione tecnica dell’impianto. Le aziende controllate da CGBI movimentano un giro d’affari annuale di circa 80 milioni di euro suddiviso tra produzioni agricole, biogas e biomasse.

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