Home News Il colloquio visivo al 41 bis tra un boss di cosa nostra e la sua compagna non può essere vietato dalla giustizia
News

Il colloquio visivo al 41 bis tra un boss di cosa nostra e la sua compagna non può essere vietato dalla giustizia

Share
Share

Nel 2025, la cassazione ha confermato un principio importante riguardo ai diritti dei detenuti, anche quelli sottoposti al regime di 41 bis. Il caso riguarda davide emanuello, boss di cosa nostra, che ha ottenuto il diritto di incontrare visivamente la donna con cui ha coltivato una relazione epistolare durante la detenzione nel carcere di sassari. La decisione ha respinto il ricorso del ministero della giustizia contro la concessione del tribunale di sorveglianza, confermando così la tutela del diritto all’affettività anche in condizioni di massima sicurezza.

Il contesto del regime 41 bis e il divieto iniziale

Il regime di 41 bis rappresenta la misura penitenziaria più restrittiva, riservata a detenuti considerati particolarmente pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza dello stato. Questo protocollo limita severamente le comunicazioni, gli incontri e ogni possibile contatto del detenuto con l’esterno, allo scopo di contrastare le attività criminali organizzate dall’interno del carcere. Nel caso di davide emanuello, detenuto al carcere di sassari, il direttore dell’istituto aveva imposto il divieto di colloquio visivo con la donna con cui lui si era scambiato numerose lettere durante la detenzione.

La decisione del direttore era basata proprio sulle restrizioni previste dal 41 bis, che solitamente non autorizza incontri diretti se non in casi molto particolari e solo in ambienti controllati che limitano ogni rischio di scambio illecito di informazioni. Eppure, proprio questo divieto è stato oggetto di un ricorso da parte del boss, che con il sostegno dei suoi legali ha fatto istanza al tribunale di sorveglianza, il quale ha accolto la richiesta di revoca del divieto, ponendo il tema del diritto all’affettività anche per chi è sottoposto a severe misure di sicurezza.

La battaglia legale per il diritto al colloquio visivo

Il procedimento legale ha visto contrapposti il ministero della giustizia e la difesa di davide emanuello. La procura aveva sostenuto la necessità di mantenere il divieto, perché un contatto diretto avrebbe potuto favorire la trasmissione di informazioni o messaggi legati all’attività criminale del boss. Il tribunale di sorveglianza, invece, ha dato rilievo alla dimensione umana, sostenendo che la privazione totale dei rapporti affettivi può rappresentare un limite eccessivo, anche per chi si trova in un regime come il 41 bis.

Il ricorso al tribunale ha sottolineato che la relazione tra emanuello e la donna era nata esclusivamente da uno scambio epistolare durato anni e che la richiesta di colloquio non mirava a comunicazioni illecite, ma a un confronto visivo finalizzato a mantenere un legame emotivo. I giudici hanno stabilito che il diritto all’affetto va riconosciuto in termini concreti, prevedendo misure di sicurezza che consentano l’incontro senza compromettere la custodia.

La decisione della cassazione e l’importanza del diritto all’affettività

La cassazione ha rigettato il ricorso del ministero della giustizia, confermando la sentenza del tribunale di sorveglianza. Nel documento della corte si legge che “il diritto all’affettività non può essere cancellato neanche per i soggetti sottoposti al regime di 41 bis, purché l’incontro avvenga in condizioni controllate che evitino rischi alla sicurezza.” Questo principio legale ribadisce la necessità di bilanciare le esigenze di pubblica sicurezza con i fondamentali diritti umani dei detenuti.

La cassazione ha quindi indicato la via per consentire a davide emanuello di colloquiare visivamente con la donna, superando il divieto originario imposto dal carcere di sassari. La decisione sottolinea come la privazione completa di rapporti umani e affettivi possa incidere sulla condizione mentale e psicologica del detenuto, anche in casi di criminalità organizzata di rilievo.

La sentenza rappresenta un punto di riferimento per future richieste analoghe, aprendo uno spiraglio al riconoscimento di rapporti personali nel contesto delle restrizioni detentive più rigide. Le modalità esatte di tali colloqui saranno naturalmente ancora regolate dalle autorità penitenziarie, che dovranno garantire che ogni incontro rispetti i parametri di sicurezza previsti.

Smettere di Lavorare è un magazine che esplora stili di vita alternativi e indipendenza finanziaria con sezioni su News, Spettacolo & TV, Soldi & Risparmi, Ambiente, Trasferirsi all’estero e Lavorare all’estero.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@smetteredilavorare.it

© 2025 proprietà Influencer Srls - Via Luca Bati 57 - Roma - P.IVA 14920521003

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.