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Cadice alle prese con l’invasione dell’alga rugulopteryx okamurae che danneggia le coste andaluse

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Le coste di Cadice stanno affrontando un’emergenza ambientale dovuta alla diffusione dell’alga rugulopteryx okamurae, proveniente dall’est asiatico. Questa specie invasiva sta compromettendo l’ambiente marino e le spiagge, causando pesanti ripercussioni sulla biodiversità e sull’economia locale, soprattutto nel settore del turismo e della pesca.

L’arrivo e la diffusione dell’alga rugulopteryx okamurae nello stretto di Gibilterra

L’alga rugulopteryx okamurae è stata per la prima volta segnalata nel 2015 nelle acque dello stretto di Gibilterra. La sua origine asiatica fa presumere che sia arrivata attraverso le acque di zavorra dei grandi natanti che frequentano la zona. Da allora, il suo proliferare ha assunto proporzioni difficili da controllare, spingendosi lungo gran parte della costa di Cadice.

Questa specie si distingue per una crescita rapida e un’alta capacità di colonizzazione, grazie anche al fatto che non presenta predatori naturali nel Mediterraneo. La sua espansione risulta insolita per velocità e diffusione rispetto ad altre invasioni aliene già registrate nella regione. Le condizioni ambientali attuali sembrano favorire la proliferazione senza segnali di rallentamento.

I danni causati a la caleta, la spiaggia simbolo di Cadice

La spiaggia di La Caleta, un punto di riferimento per la città di Cadice e un’attrazione turistica sulla Costa de la Luz, sta pagando il prezzo più alto. Tra maggio e metà luglio, le operazioni di rimozione hanno portato via oltre 1,2 milioni di chili di alghe, con giornate in cui si sono raccolti anche 78.000 chili.

L’alga forma uno strato spesso e scuro sulla sabbia e sulle rocce, rilasciando odori sgradevoli che impediscono l’uso della spiaggia e ne deturpano l’aspetto naturale. Il fenomeno sta causando la perdita di attrattiva turistica di una zona chiave per l’economia locale. Gli interventi manuali dei volontari e addetti comunali appaiono insufficienti di fronte alla massa crescente della biomassa.

Le conseguenze ecologiche sull’ecosistema marino e costiero

Oltre all’aspetto visivo, la presenza di rugulopteryx okamurae modifica l’ecosistema sottomarino. L’alga si attacca solidamente alle rocce e soppianta gradualmente le piante marine autoctone, alterando l’equilibrio delle specie presenti. La sua proliferazione incide sulla qualità dell’habitat per numerosi organismi marini.

La mancanza di predatori e la capacità di produrre sostanze tossiche rendono la specie resistente e difficile da debellare. Gli esperti escludono la possibilità di un controllo rapido, evidenziando il rischio di peggioramento dell’invasione. Questo fenomeno potrebbe compromettere la biodiversità e la salute degli ecosistemi marini nelle prossime stagioni.

L’impatto economico sulla pesca e sulle attività turistiche a Cadice

L’invasione dell’alga interessa anche la pesca, una delle attività tradizionali della zona. La presenza massiccia di biomassa sulla costa e nelle acque interferisce con la navigazione, la raccolta di pesce e crostacei, e con l’intero ambiente marino da cui dipendono questi settori. La riduzione della diversità biologica mette a rischio le risorse ittiche nel breve e medio termine.

Al turismo, fonte importante di guadagno per Cadice, l’invasione sta togliendo attrazione e praticabilità delle spiagge più frequentate. La deturpazione del paesaggio e l’odore prodotto dall’alga scoraggia molti visitatori durante la stagione estiva. Le autorità locali segnalano una contrazione sensibile delle presenze, con effetti negativi sull’indotto.

Le misure adottate e le richieste d’aiuto alle istituzioni regionali e nazionali

Il Comune di Cadice ha lanciato un allarme al governo centrale e alla giunta dell’Andalusia. Le risorse attuali non bastano più per gestire il fenomeno, confermando la necessità di interventi straordinari e coordinati a livello regionale e nazionale. Finora l’alga raccolta viene smaltita in discariche ordinarie.

Si sta valutando la possibilità di dare un nuovo uso alla biomassa, per esempio come fertilizzante o materia prima per biocarburanti. Serve, però, un quadro normativo specifico che autorizzi questi trattamenti per specie invasive, ancora assente. Senza una governance chiara e fondi dedicati, la pressione sulla costa continuerà a crescere, spingendo verso scenari più critici per l’ambiente e per i cittadini di Cadice.

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