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Bambino palestinese con atresia biliare operato con successo a Padova grazie a trapianto di fegato

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Un bimbo palestinese di 5 anni, affetto da una grave malattia epatica congenita, ha ricevuto un trapianto di fegato all’ospedale di Padova, riferiscono fonti sanitarie. L’intervento è avvenuto a dicembre 2024 e oggi il piccolo mostra segni di buona salute. L’operazione conferma il ruolo del centro di Padova come riferimento per l’epatologia pediatrica in Italia.

La diagnosi e la malattia rara che ha colpito il bambino

L’atresia delle vie biliari è una patologia congenita che impedisce il normale flusso della bile dal fegato all’intestino. Nei bambini colpiti, questo provoca un progressivo danneggiamento epatico, con conseguente insufficienza che rende spesso indispensabile un trapianto di fegato. Nel caso di questo bambino palestinese, la malattia è stata diagnosticata sin dalla nascita. Nei primi mesi di vita, la funzione epatica peggiora rapidamente, e senza un intervento tempestivo, le complicazioni possono risultare fatali.

La complessità di questa malattia pediatrica richiede cure specialistiche e un monitoraggio continuo. L’accesso a un centro esperto è fondamentale, vista la rarità della patologia e la necessità di un intervento chirurgico sofisticato. Il bambino ha beneficiato fin da subito delle cure specialistiche messe a disposizione dal servizio sanitario italiano, che ha attivato tutte le procedure necessarie per valutare le opzioni terapeutiche, compreso il trapianto, unica soluzione risolutiva.

Il percorso dall’ingresso in Italia fino al trapianto

Il viaggio del piccolo paziente è iniziato a gennaio 2024, a poche settimane dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente. Soccorso a bordo della nave Vulcano della Marina Militare, inviata per prestare assistenza sanitaria ai feriti provenienti da Gaza, è stato seguito da personale medico italiano fin da subito. Un pediatra volontario, il dottor Roberto Dall’Amico, primario della Pediatria di Pordenone, ha preso a cuore il caso, coordinandosi con il centro di epatologia pediatrica di Padova per assicurare la continuità delle cure.

Dopo un breve ricovero all’ospedale Santo Bono di Napoli e l’ottenimento di un permesso speciale di soggiorno come rifugiato, il bambino, accompagnato dalla madre e dai quattro fratelli, è arrivato a Padova. Qui è stato confermato che un trapianto da donatori consanguinei fosse impossibile per incompatibilità, quindi è stato inserito nella lista nazionale di attesa per trapianto di fegato pediatrico. L’intera operazione sanitaria ha visto un coordinamento tra diverse strutture e istituzioni pubbliche, compresi il Ministero della Salute e alcune realtà ospedaliere regionali.

Esecuzione dell’intervento e stato di salute attuale

L’intervento di trapianto epatico è stato realizzato il 18 dicembre 2024 dagli specialisti della chirurgia epatobiliare di Padova, tra cui il professor Umberto Cillo e la dottoressa Annalisa Dolcet. Si tratta di un’operazione delicata e complessa, eseguita con tecniche avanzate, che ha richiesto una preparazione accurata sia medica sia logistica. Grazie a queste competenze, l’organo trapiantato funziona regolarmente e il paziente ha risposto bene all’intervento.

A distanza di alcuni mesi, l’ultima valutazione risale al 5 giugno 2025. Il bambino è in buone condizioni generali e non si evidenziano complicazioni legate al trapianto. I medici tengono sotto controllo il caso con visite periodiche, fondamentali per monitorare la funzionalità epatica e prevenire eventuali problemi. Il decorso post-operatorio procede senza intoppi e il bambino può ora sperare in un miglioramento della qualità di vita e in una crescita più serena rispetto al passato.

Il ruolo della sanità italiana nella gestione di casi complessi da crisi internazionali

Il caso di questo bambino palestinese ha dimostrato come il sistema sanitario italiano sia in grado di rispondere a emergenze umanitarie e sanitarie con professionalità e prontezza. La collaborazione tra militari, medici volontari, ospedali di diverse regioni e il Ministero della Salute ha consentito di superare numerosi ostacoli, legati non solo alla salute del piccolo ma anche alla sua situazione di rifugiato.

L’ospedale di Padova, con la sua équipe specializzata in epatologia pediatrica, ha accettato la sfida sanitaria. Questa esperienza sottolinea come la medicina pubblica possa aprire canali di solidarietà anche in momenti di crisi internazionale. Si tratta di un esempio concreto di assistenza medica che travalica confini geopolitici, garantendo a un bambino la possibilità di accedere alle cure necessarie e a una nuova speranza di vita.

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