Gli imputati coinvolti nell’inchiesta sui presunti doppi pagamenti effettuati dall’azienda sanitaria provinciale di reggio calabria allo studio radiologico fiscer di siderno sono stati assolti in appello. La corte d’appello di reggio calabria ha annullato la sentenza di primo grado che aveva condannato gli imputati a pene tra i 3 e 5 anni e mezzo di reclusione. La decisione ha riguardato sia le persone fisiche che la società coinvolta.
Il processo e la decisione in appello sulla vicenda dello studio radiologico fiscer
Il processo aveva preso avvio da un’indagine sulle presunte irregolarità nei pagamenti dell’azienda sanitaria provinciale di reggio calabria verso una struttura privata, lo studio radiologico fiscer di siderno. Si parlava di doppi pagamenti su transazioni per un totale di circa 7 milioni di euro. Nel dicembre 2022, il tribunale aveva emesso condanne per truffa, riciclaggio, falso e alterazione di informazioni. Le pene inflitte andavano dai 3 anni ai 5 anni e 6 mesi.
Gli imputati coinvolti erano i fratelli Francesco e Giuseppe Fiscer, titolari e imprenditori della struttura, insieme all’amministratore Pietro Armando Crinò e due soci, Caterina Caracciolo e Roberta Maria Strangio. Tra gli accusati figuravano anche l’ex direttore generale dell’Asp, Ermete Tripodi, e l’ex direttore amministrativo, Pasquale Staltari. La sentenza di primo grado si basava sull’ipotesi che la società avesse incassato due volte lo stesso credito.
Dopo il ricorso, la corte d’appello ha riesaminato i documenti e le prove presentate, arrivando alla decisione di assolvere gli imputati sostenendo che “il fatto non sussisteva”. Questo ha modificato radicalmente l’esito del procedimento.
Gli effetti della sentenza sulla società studio radiologico fiscer e la restituzione della struttura
Oltre agli imputati, la corte ha assolto anche la società studio radiologico fiscer srl dall’accusa di illecito amministrativo collegato ai pagamenti contestati. La somma contestata superava i 7 milioni e riguardava crediti che l’accusa sosteneva fossero già stati saldati. La sentenza di assoluzione annulla questa imputazione e dichiara l’estraneità della società ai fatti di frode.
Un punto importante riguarda la revoca della confisca dello studio radiologico. La struttura, sequestrata durante le indagini, è stata restituita ai proprietari. Questo atto ufficiale sancisce la fine delle restrizioni materiali imposte sull’attività economica e immobiliare della società. La decisione della corte riafferma la legittimità della proprietà e della gestione dello studio durante il periodo in esame.
Il ruolo dei dirigenti dell’azienda sanitaria e la chiusura delle accuse a loro carico
Tra gli assolti ci sono anche due ex dirigenti dell’azienda sanitaria provinciale di reggio calabria. Ermete Tripodi, già direttore generale, e Pasquale Staltari, direttore amministrativo, erano stati indagati per presunte responsabilità legate ai pagamenti irregolari. La corte d’appello ha stabilito che non ci siano prove sufficienti per sostenere le accuse.
Il processo ha coinvolto figure di rilievo all’interno del sistema sanitario locale, interrogandone metodi e pratiche di gestione economica. La decisione di assolvere tali dirigenti segnala “l’assenza di condotte illecite da parte loro”. Questo lascia intatto il loro ruolo e la loro reputazione professionale, nonostante l’istruttoria avesse sollevato dubbi sulle procedure adottate.
I fatti risalgono a un periodo di gestione della Asp in cui si verificavano controlli e pagamenti verso strutture convenzionate. La sentenza chiude una fase delicata di indagine giudiziaria che ha coinvolto l’intera azienda sanitaria provinciale, ripristinando una situazione di trasparenza ufficiale.
Dettagli della sentenza e implicazioni per il sistema sanitario regionale
La sentenza è stata pronunciata dal collegio presieduto da Alfredo Sicuro. La formula di assoluzione “perché il fatto non sussiste” elimina ogni contestazione penale verso gli imputati. Questo tipo di pronuncia indica che le accuse non hanno fondamento oggettivo in base agli elementi raccolti nel processo.
L’inchiesta aveva sollevato dubbi sul rapporto tra aziende sanitarie e strutture private convenzionate. Le transazioni finanziarie elevate erano state al centro della contestazione, creando tensioni istituzionali tra enti pubblici e soggetti esterni. La decisione definitiva mette fine alle voci di irregolarità legate a questi pagamenti.
Le conseguenze per il sistema sanitario regionale riguardano principalmente il ripristino della fiducia nelle pratiche amministrative e nella gestione economica delle aziende sanitarie. La sentenza, annullando condanne e misure cautelari, chiarisce che la collaborazione tra pubblico e privato si è mantenuta entro i limiti di legge in questa circostanza.
Le somme contestate rimangono pertanto nelle mani della società privata e la posizione degli indagati non pesa più sulle loro attività o carriere professionali. La decisione giudiziaria sottolinea la necessità di verifiche precise prima di avviare procedimenti penali su questioni amministrative.