L’analisi dell’ultima edizione del rapporto ISTAT SDGs 2025 fotografa il percorso dell’Italia verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030. I dati indicano progressi in alcune aree chiave come energie rinnovabili e riciclo, mentre emergono criticità su fronte ambientale, gestione dell’acqua e disuguaglianze territoriali. L’inchiesta si basa su 320 indicatori che misurano l’evoluzione di temi socioeconomici e ambientali nel triennio fino al 2023, offrendo un quadro dettagliato tra miglioramenti e arretramenti.
Risultati generali del rapporto istat sdgs 2025 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile
L’edizione 2025 del rapporto ISTAT sull’attuazione degli SDGs in Italia mette in evidenza un quadro misto con trend positivi per più della metà dei parametri analizzati nel 2023 rispetto al 2022. Su scala decennale, oltre il 60% degli indicatori mostra miglioramenti continui. Restano però nodi irrisolti, con un quarto degli indicatori in peggioramento e un quinto stabile da anni. Questi numeri segnalano come alcune politiche pubbliche necessitino di maggiore attenzione, specialmente in settori legati all’ambiente, alle disuguaglianze e alla giustizia sociale.
Gli SDGs con performance più incoraggianti sono il 7 , 12 e 17 . Dall’altra parte il rapporto rileva difficoltà nel raggiungere risultati positivi per gli SDGs 6 , 15 e 16 , dove prevalgono stagnazioni o peggioramenti. Il documento rivela un divario importante tra traguardi conseguiti e nodi strutturali ancora da sciogliere.
Situazione sociale, lavoro e disuguaglianze territoriali in Italia
L’indagine conferma un miglioramento sul fronte occupazionale, dell’istruzione e della salute, pur con persistenti squilibri. Il tasso di povertà assoluta resta stabile al 9,7%, mentre quasi un quarto degli italiani è a rischio di esclusione sociale. Cresce la scolarizzazione ma si allargano i divari tra Nord e Sud, che si riflettono anche sui salari e l’accesso ai servizi.
Il mercato del lavoro mostra segni di ripresa, con un aumento del tasso di occupazione, ma la disoccupazione giovanile rimane ancora elevata. Le differenze territoriali appaiono marcate: nel Mezzogiorno oltre la metà degli indicatori rimane sotto la media nazionale, con situazioni critiche soprattutto in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Sul piano della governance, la fiducia nelle istituzioni non è ancora consolidata e la percezione di corruzione resta alta. Questi fattori contribuiscono a frenare la coesione sociale.
Criticità e progressi nel settore ambientale: acqua, energia e gestione dei rifiuti
L’obiettivo 6 sull’acqua pulita mette in luce disparità tra quantità e qualità della risorsa. Nel 2022 l’Italia è il paese UE con il maggior volume di acqua prelevata per uso potabile, ma meno della metà dell’acqua raggiunge gli utenti senza dispersioni, con una rete che perde il 42,4% del flusso. Quattordici capoluoghi su un totale significativo hanno dovuto attivare misure di razionamento nel 2023. Circa 6,6 milioni di persone non hanno accesso a una rete fognaria pubblica. La presenza di oltre 18.000 impianti di depurazione è un dato positivo, ma meno della metà offre un trattamento secondario, necessario per la tutela dell’ambiente.
Nel settore energia , il consumo da fonti rinnovabili raggiunge il 19,6%, un incremento limitato rispetto all’anno precedente. Questo progresso deriva più dalla riduzione della domanda che dall’aumento reale della produzione rinnovabile. Tra i cittadini si registra una diminuzione dei consumi energetici, soprattutto nel comparto residenziale. La diffusione di veicoli elettrici resta tuttavia modesta: la quota di mercato si è contratta al 7,5% nel 2024, distante dal target del 25% previsto per il 2030. Nel settore dei rifiuti , l’Italia compie passi avanti con un calo del consumo interno di materiali e un aumento della raccolta differenziata, che supera il 66%. Il tasso di riciclo è al 51%, secondo in Europa. Il livello di circolarità dei materiali raggiunge il 20,8%. Restano divari regionali e lentezza nelle normative, mentre diminuisce la produzione di rifiuti pericolosi rispetto al PIL.
Sfide legate al cambiamento climatico e salvaguardia degli ecosistemi terrestri e marini
Sull’obiettivo 13, riguardante il clima, nel 2023 le emissioni di gas serra sono tornate a scendere del 5,3% grazie al calo nei settori energetico, manifatturiero e residenziale. Il trasporto, invece, ha aumentato le emissioni. Le temperature medie sono cresciute di 1,14 gradi rispetto a periodi precedenti, provocando un aumento di frane, alluvioni e con conseguenze drammatiche su persone e territorio. Gli incendi boschivi sono lievemente aumentati ma al di sotto delle crisi registrate nel 2017 e 2021. Le preoccupazioni sul clima coinvolgono più di due terzi della popolazione.
Per la biodiversità marina , i rifiuti spiaggiati si sono ridotti ma restano lontani dagli obiettivi europei e sono presenti criticità nel 93,5% delle aree marine che non ricadono in protezioni adeguate. La qualità delle acque di balneazione è migliorata, con il 98% che supera gli standard europei. Sul fronte della biodiversità terrestre , il 21,7% della superficie è sotto protezione, però sotto il target del 30%. Le superfici forestali certificate crescono, pur stando sotto la media europea. Gran parte delle aree naturali soffre frammentazione e minacce agli ecosistemi, con conseguenze negative per la qualità dell’ambiente e la tenuta dei servizi naturali.
Disuguaglianze territoriali e posizionamento internazionale dell’Italia
Il rapporto sottolinea un divario marcato tra Nord e Sud nell’accesso a condizioni di benessere, istruzione, lavoro e servizi. Nel Sud, molte misure rimangono al di sotto della media nazionale, con aree critiche che includono povertà, abbandono scolastico e ridotta qualità ambientale. Regioni come Lombardia e Valle d’Aosta mostrano risultati migliori, soprattutto negli indicatori ambientali e sociali, mentre Liguria presenta difficoltà legate a clima e governance.
Nel confronto europeo, l’Italia si posiziona bene su salute, ambiente e povertà, ma mostra difficoltà in ambiti economici e strutturali. Germania, Francia e Spagna si differenziano per punti di forza complementari. La posizione italiana appare quindi divisa: solidità in alcuni settori sociali e ambientali ma fragilità sotto il profilo economico e inclusivo. Questo mette in evidenza la necessità di interventi più incisivi per consolidare i progressi e affrontare le sfide rimaste aperte.