La presenza di fenicotteri nelle risaie del delta del Po si è intensificata negli ultimi anni, causando preoccupazioni tra i risicoltori della zona. Questo incremento coinvolge soprattutto le regioni del Friuli e dell’Emilia Romagna, dove l’accesso di questi uccelli, noti per il loro piumaggio rosa, ha effetti diretti sulla coltivazione del riso. Le dinamiche di questa situazione si intrecciano con aspetti ambientali, economici e gestionali.
Popolazione dei fenicotteri nel nord adriatico e caratteristiche della specie
I fenicotteri sono presenti nel delta del Po almeno dal 1992, anno della prima osservazione ufficiale. Da allora, il numero si è gradualmente ampliato fino a raggiungere una popolazione stimata di circa 40 mila esemplari, distribuiti tra le zone umide del Friuli e dell’Emilia Romagna. Questi uccelli si adattano a habitat effimeri, come laghi salati e zone umide costiere, spostandosi in base alla disponibilità di ambienti adatti.
Nomadismo e storia dei fenicotteri in italia
La specie è definita nomadica proprio perché tende a nidificare in luoghi che possono variare nel tempo. In Italia, i fenicotteri erano già presenti ai tempi dell’antica Roma, come attestano testimonianze storiche sulla loro cucina. Il clima non ha spinto questi uccelli a insediarsi nel Delta, dato che fanno parte naturalistica del Mediterraneo. La loro comparsa è legata anche a fattori come siccità in altre zone, che li hanno portati verso l’Adriatico.
In Europa i fenicotteri si sono stabiliti da oltre un secolo, specialmente nella regione della Camargue in Francia. Recentemente si sono avvistati anche in luoghi più a nord, come l’Olanda, dove erano quasi scomparsi. Il loro spostamento rientra in un fenomeno di spostamento naturale, favorito dalla tutela della fauna e dalla creazione di habitat idonei.
Impatto economico dei fenicotteri sulle risaie e reazioni dei risicoltori
Nel maggio 2025, il numero elevato di fenicotteri nelle risaie ha provocato danni alle coltivazioni del riso durante la fase di semina. Gli uccelli, immergendo le zampe palmate nel terreno, scavano e cercano molluschi e alghe, schiacciando però i semi appena piantati. Secondo Giampaolo Cenacchi, responsabile della Confagricoltura Emilia Romagna, “il danno ha interessato almeno 1000 ettari su 5000 coltivati, con perdite economiche che periodicamente superano i 5000 euro per ettaro.”
La stima dei risicoltori considera anche i costi legati alla preparazione dei campi e alla rimozione delle conseguenze. Finora, le coperture regionali hanno riconosciuto soltanto una parte minima di questi danni, tra 600 e 700 euro per ettaro. Tale situazione ha creato tensioni tra agricoltori e enti regionali, data la disparità tra danni effettivi e risarcimenti.
Gli agricoltori hanno adottato misure per allontanare i fenicotteri, come l’uso continuo di clacson e cannoni a gas, ma questi metodi si sono rivelati poco efficaci. Gli uccelli si sono adattati rapidamente ai rumori, dimostrandosi poco sensibili a tali disturbi, che hanno invece turbato altre specie animali dell’ambiente.
Strategie alternative adottate
L’Associazione Ornitologica dell’Emilia Romagna suggerisce metodi di allontanamento che rispettino la legge e non danneggino gli animali. Tra le tecniche passive vi sono la creazione di barriere naturali, come siepi o gruppi di alberi, che scoraggino la sosta degli uccelli. Tra quelle attive, almeno in altri contesti europei, si impiegano squadre che spaventano i fenicotteri nei momenti critici, ad esempio durante la semina.
In Spagna, per esempio nel Parco Naturale del Delta dell’Ebro, la gestione della fauna spetta al parco stesso, che allontana gli animali senza compromettere le attività agricole. In Italia però manca un organismo simile che si impegni in questo tipo di regolamentazione o intervento coordinato.
Proposte per modificare la gestione delle risaie
Considerate le esigenze delle colture di riso, gli esperti propongono anche di modificare il livello dell’acqua nelle risaie. Riducendo l’acqua, il terreno diventa meno favorevole per i fenicotteri. Attualmente qui si seminano le risaie in acqua con almeno 10 centimetri di livello, che devono essere mantenuti per circa 15 giorni. Per i risicoltori questa modalità è necessaria per la germinazione.
Una tecnica alternativa è la semina interrata, simile a quella adottata per il grano. In questo caso il riso si pianta a secco, poi si allaga e infine si toglie l’acqua rapidamente. Riducendo la durata dell’immersione, il rischio di presenza fenicotteri si riduce notevolmente. Alcuni risicoltori locali sperimentano questa pratica da qualche anno, ma permangono difficoltà tecniche da superare.
Distribuzione e censimento degli uccelli tra friuli e emilia romagna
L’attività di censimento coordinata da AsOER dal 2015 interessa tutte le zone umide del nord Adriatico, consentendo di monitorare l’espansione della popolazione di fenicotteri. Questo indica un aumento stabile e la comparsa anche in aree interne rispetto alla costa.
Diffusione naturale e conseguenze ecologiche
Questa diffusione non rappresenta un fenomeno anormale, ma fa parte di una naturale estensione dell’areale da cui dipendono le condizioni ecologiche locali. Fenicotteri più numerosi possono quindi trovare nuovi habitat in cui sostare e nutrirsi.
La presenza costante in questa regione si ripercuote sull’ecosistema locale e sulla gestione delle colture agricole. La creazione di un equilibrio tra protezione della fauna e salvaguardia delle coltivazioni resta una priorità per gli operatori del territorio.
Fenicotteri e risicoltori del Delta del Po si trovano oggi a un bivio, dove le soluzioni devono coniugare tutela ambientale e sostenibilità delle pratiche agricole, dentro un contesto normale di mutamenti faunistici.