La decisione degli Stati Uniti di imporre dazi del 50% sui prodotti esportati dal Brasile ha riacceso un conflitto commerciale che coinvolge l’attuale governo di Luiz Inácio Lula da Silva. La misura, adottata dall’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump, ha suscitato reazioni forti dalla rappresentanza brasiliana e da esperti di politica estera che vedono negli aumenti tariffari una mossa con intenti politici. Il clima ricorda la tensione scoppiata durante il primo mandato di Trump, quando erano già stati applicati dazi su acciaio e alluminio brasiliani.
I precedenti della guerra commerciale tra brasil e stati uniti negli anni di trump
Tra il 2017 e il 2018, Aloysio Nunes, che all’epoca ricopriva il ruolo di ministro degli Esteri sotto la presidenza di Michel Temer, dovette confrontarsi con la prima ondata di dazi imposti dagli Stati Uniti. La Casa Bianca aveva introdotto tariffe del 25% sull’acciaio brasiliano e del 10% sull’alluminio, scatenando una crisi diplomatica. In quel periodo, la squadra negoziale guidata da Nunes avviò trattative intense puntando sulla collaborazione con il settore privato brasiliano, che era fortemente colpito dai provvedimenti.
Conseguenze del primo confronto
Il risultato fu che gli Stati Uniti accettarono un sistema di quote limitate come alternativa ai dazi fissi. Pur rimediando in parte al danno commerciale, la questione lasciò cicatrici sulla relazione bilaterale nei confronti del commercio internazionale e sulla percezione delle misure americane, viste come azioni protezionistiche e politicamente motivate. Quel primo confronto rimane un esempio significativo di come le misure tariffarie possono influire anche su scelte diplomatiche e politiche interne.
L’attuale situazione dall’europa e il nuovo ruolo dell’ex ministro aloysio nunes
Oggi Aloysio Nunes agisce da rappresentante dell’agenzia brasiliana per la promozione delle esportazioni a Bruxelles, e segue con attenzione l’escalation tesa da Washington. In un’intervista al quotidiano La Nación, Nunes ha definito la realtà attuale «completamente diversa» rispetto a quella vissuta nel 2017-2018. La nuova imposizione di dazi del 50% non appare più solo come una questione commerciale, ma come uno strumento di pressione politica verso il governo Lula.
Nunes ha denunciato che l’intento di Washington sembra finalizzato a indebolire l’amministrazione democratica brasiliana a favore di figure vicine all’ex presidente Jair Bolsonaro. Questa dinamica, secondo lui, riflette una strategia aggressiva, paragonata a comportamenti mafiosi, dove la minaccia viene lanciata e poi si invita al negoziato. Tuttavia, ha chiarito che il Brasile non permetterà che questa strategia abbia successo.
Aspetti politici interni e sostegno dall’estrema destra statunitense
Più preoccupante è il fatto che, questa volta, alcune fazioni all’interno del Brasile sembrano accogliere favorevolmente questi dazi e la crisi economica che potrebbero provocare. Si tratta di gruppi politici collegati all’estrema destra negli Stati Uniti, che confidano in un aumento della disoccupazione e dell’inflazione per mettere in difficoltà il governo Lula.
Questo sostegno, secondo Nunes, non nasce da un interesse nazionale ma da calcoli elettorali. Gli alleati di Bolsonaro vedono nel peggioramento della situazione economica un terreno fertile per rafforzare la loro posizione e ottenere vantaggi. L’adozione di misure restrittive sulle esportazioni brasiliane assume dunque un duplice significato: da un lato, una mossa commerciale, dall’altro, uno strumento di lotta politica interna al Brasile con ripercussioni sulla stabilità del governo.
Implicazioni economiche e diplomatiche per il brasile nel 2025
I nuovi dazi americani hanno un impatto diretto sull’economia brasiliana, soprattutto sui settori legati alle esportazioni di materie prime e industrie minerarie. Il rincaro delle tariffe rappresenta un ostacolo concreto per esportatori e produttori che rischiano una riduzione dei mercati di sbocco principali. Questo può innescare un aumento dei costi interni, con effetti a catena sull’occupazione e sull’inflazione.
Sul piano diplomatico, il Brasile si trova a dover bilanciare la necessità di mantenere rapporti stabili con gli Stati Uniti e la volontà di proteggere il proprio governo e la sua agenda politica. La reazione dall’Europa, con Nunes posizionato a Bruxelles, evidenzia un tentativo di cercare nuove alleanze o supporti internazionali per contrastare le pressioni americane. Tutto questo rafforza il ruolo del Brasile in geopolitica e nel commercio globale, in una fase in cui la competizione mondiale si fa più intensa e articolata.