Il racconto di chiara tramontano si concentra sulla perdita della sorella maggiore giulia, uccisa nel 2023 mentre era incinta di sette mesi. Attraverso il libro “Non smetterò mai di cercarti”, chiara descrive la necessità di mantenere viva la memoria di giulia, non solo come vittima di femminicidio, ma come donna con una sua storia, una sua personalità. Il racconto si sviluppa tra il dolore personale, il percorso di accettazione e il confronto con la giustizia.
La genesi del libro e il confronto con la memoria
Chiara spiega che il libro è nato da una serie di conversazioni con il fratello, in cui emergeva come il ricordo degli eventi fossero più sfumati o alterati rispetto alla realtà condivisa. Questo ha portato alla consapevolezza che la memoria tende spesso a proteggersi dai traumi, costruendo narrazioni differenti. La necessità di scrivere è arrivata per fissare quei ricordi in modo sincero e preciso, per evitare che la figura di giulia venisse ridotta alla sola etichetta di vittima di violenza, cancellando la sua identità più profonda.
Il confronto con il dolore personale
Il libro affronta quindi la realtà senza mezzi termini, confrontandosi anche con i sentimenti personali come il senso di colpa e l’elaborazione del lutto. Chiara racconta di essersi rivista in quella versione di se stessa che cercava giulia a senago, ma di aver anche scoperto una nuova parte di sé, più attenta e riflessiva grazie all’esperienza vissuta. Questa trasformazione coinvolge anche il modo in cui si rapporta con gli altri e prende decisioni, a volte basandosi sull’istinto, ma con una maggiore consapevolezza.
Il riflesso di giulia nella vita di chiara e l’impegno sociale
Oggi chiara porta avanti la memoria di giulia facendola vivere attraverso le proprie azioni e scelte. Riconosce che la personalità della sorella continua a influenzarla quotidianamente, mantenendo un legame che non si è spezzato con la sua morte. Il libro è diventato anche uno strumento per entrare in contatto con altre persone che hanno vissuto situazioni di violenza, in particolare molte testimonianze arrivano da chiara anche dall’estero, dove ora vive e lavora.
Un episodio significativo riguarda due giovani vittime di stalking in olanda, che hanno confidato a chiara la loro esperienza di fuga da situazioni pericolose. Questo ha portato molte persone a vedere in chiara un punto di riferimento, qualcuno che ha attraversato il dolore della perdita e che offre una testimonianza di resistenza. Chiara insiste però sulla fragilità umana, sottolineando che il suo atteggiamento pubblico rappresenta solo una piccola parte della sua realtà emotiva, spesso nascosta dietro la forza mostrata.
L’aspetto sociale si collega anche al bisogno di supporto familiare e al dialogo, elementi fondamentali per riconoscere segnali di allarme e intervenire prima che la violenza sfoci in tragedia. Chiara risponde regolarmente a messaggi di donne che si identificano nella storia di giulia, sperando che il suo racconto possa spingere altre persone a reagire.
L’impegno nella lotta contro la violenza
La battaglia giudiziaria e il peso della giustizia
L’iter giudiziario contro alessandro impagnatiello, compagno di giulia e responsabile della sua morte, ha raggiunto una sentenza di ergastolo confermata in appello, pur con l’esclusione dell’aggravante della premeditazione. Chiara ha espresso la sua delusione riguardo a questa decisione, definendola “un punto critico importante nel riconoscimento pieno di quanto accaduto.”
Il processo è stato un percorso difficile, in cui chiara e la famiglia hanno dovuto affrontare momenti di dolore e frustrazione. Testimoniare in tribunale richiede una forza straordinaria, e al contempo espone le vittime collaterali a un coinvolgimento emotivo pesante. Chiara ha sottolineato come questa esperienza le abbia consegnato un senso di giustizia incompleto, dovuto anche al fatto che alcuni comportamenti pregressi, come l’avvelenamento iniziato mesi prima, non sono stati valutati come premeditati.
La sua testimonianza mette in luce la complessità delle dinamiche giudiziarie nel caso di femminicidio e il ruolo che le famiglie svolgono nella ricerca di verità e giustizia. Chiara ricorda che anche quando la sentenza arriva, la sensazione di vittoria lascia il posto alla consapevolezza di una perdita che rimane. La battaglia in tribunale prosegue quindi tra la necessità di fare luce su ogni dettaglio e quella di onorare la memoria di giulia senza dimenticare le sfide poste dal sistema giudiziario.