La ricerca sul packaging alimentare sta puntando su materiali alternativi derivati dagli scarti agroalimentari. Questi biofilm sottili edibili e biodegradabili potrebbero ridurre l’uso di plastica monouso, difficile da smaltire e dannosa per l’ambiente. L’innovazione si sviluppa nel rispetto delle norme europee che regolano la sicurezza degli imballaggi a contatto con gli alimenti e risponde alle direttive legislative europee di riduzione della plastica. Andiamo a vedere quali sono le caratteristiche di questi nuovi materiali, le normative che guidano lo sviluppo, e le ricerche più recenti.
Plastiche monouso nel settore alimentare: i dati e le preoccupazioni ambientali
Il settore alimentare pesa molto sul consumo globale di plastica monouso. Secondo il rapporto “Plastics – The fast Facts 2024” di PlasticsEurope, circa il 40% della plastica prodotta nell’Unione Europea è stata impiegata negli imballaggi; una larga parte è destinata proprio al packaging alimentare. Il risultato sono milioni di tonnellate di rifiuti plastici ogni anno, gran parte dei quali non viene riciclata e finisce all’incenerimento o dispersa nell’ambiente.
Gli imballaggi alimentari devono rispondere a esigenze tecniche e di sicurezza molto stringenti perché sono a contatto diretto con il cibo. Normative europee regolano i materiali a contatto con alimenti , imponendo proprietà specifiche: impermeabilità all’umidità e ai gas, barriere contro contaminazioni microbiche, resistenza a diversi trattamenti termici e nessuna migrazione di microplastiche o sostanze pericolose agli alimenti. Il problema resta quindi trovare materiali più sostenibili che non compromettano queste caratteristiche e garantiscano sicurezza.
La risposta dell’Unione europea alla plastica negli imballaggi alimentari
Dal 2018 l’Unione europea persegue obiettivi precisi per limitare e sostituire la plastica monouso con materiali riutilizzabili o riciclabili. La strategia europea per la plastica nell’economia circolare prevede che entro il 2030 ogni imballaggio plastico debba poter essere recuperato e riutilizzato in modo vantaggioso. Queste direttive si applicano soprattutto al comparto alimentare, tra i più esposti all’uso di packaging.
Le norme più rilevanti includono la direttiva SUP che deve ridurre o eliminare gli imballaggi in plastica monouso più problematici, in particolare quelli che si ritrovano sulle spiagge. Il regolamento 2025/40 introduce l’obbligo di ridurre rifiuti da imballaggio e favorire materiali compostabili e alternativi. Il Piano d’Azione per l’Economia Circolare stimola prodotti progettati per durare e riduce l’uso di materiali vergini, con incentivi per soluzioni bio-based.
Non meno importante è la regolamentazione sulla sicurezza alimentare, che impone una rigorosa valutazione dei materiali a contatto col cibo. Il regolamento 1935/2004 vieta che sostanze pericolose migrino negli alimenti e richiede test sulla stabilità microbiologica dei nuovi materiali. Questo per garantire che il packaging non alteri i cibi né costituisca rischio sanitario.
Biofilm biodegradabili e edibili: emergono da ricerche sugli scarti agroalimentari
In questo quadro la ricerca scientifica sta sviluppando biofilm sottili a base di polisaccaridi, proteine o lipidi, ottenuti da residui di frutta o ortaggi. Questi materiali possono essere impiegati direttamente sugli alimenti o come pellicole flessibili per packaging. L’idea è anche valorizzare scarti prima considerati rifiuti, chiudendo un ciclo produttivo più sostenibile.
Uno studio del 2025 dell’istituto brasiliano São Carlos Institute of Chemistry ha dimostrato che biofilm derivati da pectine estratte da bucce di agrumi e scarti di mela possono offrire efficaci barriere contro ossigeno e umidità. Queste pellicole mostrano flessibilità e trasparenza adatte al settore alimentare. Aggiunte naturali come polifenoli o oli essenziali conferiscono proprietà antimicrobiche, prolungando la conservazione degli alimenti e limitando i rischi sanitari.
Un’altra ricerca, pubblicata su Physics of Fluids e condotta dall’università di Ottawa, ha mostrato come la gelatina vegetale possa sostituire quella animale nei biofilm edibili. Questa soluzione è particolarmente utile per confezioni di prodotti plant-based e per consumatori con restrizioni etiche o religiose. I biofilm a base vegetale garantiscono buone performance meccaniche e adesive, idonee anche per avvolgere frutta fresca e dolci.
Caratteristiche tecniche e ambientali dei biofilm
Questi biofilm rispondono a molte esigenze tecniche richieste dal packaging alimentare. Si degradano rapidamente senza lasciar tracce di microplastiche, mantengono proprietà barriera e antimicrobiche, gestiscono umidità e riducono gli sprechi valorizzando sottoprodotti.
Sfide per la produzione su larga scala e garanzia della sicurezza
Nonostante i risultati promettenti, restano criticità prima di poter adottare i biofilm su vasta scala. I processi produttivi devono essere standardizzati e adattati per la produzione industriale. È indispensabile garantire la sicurezza microbiologica di questi materiali anche in periodi prolungati di utilizzo.
I nuovi materiali devono essere sottoposti a test accurati per verificarne la compatibilità alimentare, stabilità chimica e fisica e comportamento in condizioni reali. Gli stress test in laboratorio servono a valutare le prestazioni funzionali e la robustezza rispetto alle normative MOCA europee.
La sperimentazione deve quindi proseguire per affrontare questi aspetti tecnici e produttivi senza compromettere la sicurezza dei consumatori. Solo così questi biofilm potranno diventare un’alternativa concreta e diffusa nella catena alimentare.
La strada verso una riduzione significativa della plastica nel packaging alimentare passa attraverso questi materiali derivati da scarti, ma sarà necessaria una forte collaborazione tra ricerca, industria e regolatori per garantire qualità e sicurezza efficaci.