Il 2025 segna un anniversario straordinario per il cinema: i 50 anni di “Lo Squalo”, il film che ha ridefinito il concetto di blockbuster. Per celebrare questo traguardo, National Geographic ha realizzato un documentario intitolato “Jaws @ 50: The Definitive Inside Story”, diretto da Laurent Bouzereau, disponibile su Disney+ dall’11 luglio. Questo affascinante docu ci offre uno sguardo privilegiato sui retroscena della produzione di un film che ha segnato un’epoca e ha cambiato il panorama cinematografico per sempre.
La produzione di un classico
La storia di “Lo Squalo” è costellata di aneddoti e sfide. Decine di titoli provvisori furono proposti, e il regista Steven Spielberg, solo 27enne e quasi alle prime armi, si trovò a fronteggiare enormi pressioni. Il set fu paralizzato da un squalo meccanico che si inceppava frequentemente, costringendo la produzione a un superamento di budget di milioni di dollari. Spielberg, all’epoca un giovane cineasta, deve aver sentito il peso del mondo sulle sue spalle. “Un attore venne a dirmi che tutti pensavano che non sarei riuscito a chiudere il film e che non avrei mai più lavorato”, ricorda oggi, con una carriera fiorente alle spalle.
Il documentario utilizza materiali d’archivio e interviste inedite per ricostruire non solo la genesi del film, ma anche il suo impatto culturale. Voci di cineasti contemporanei come Peter Cameron, J.J. Abrams, Jordan Peele, Guillermo del Toro e George Lucas si alternano a testimonianze di spettatori dell’epoca. “Mi ha cambiato la vita”, afferma Abrams, mentre un giovane spettatore dell’epoca ricorda: “È il film più spaventoso che abbia mai visto”.
L’origine del romanzo
Il processo creativo di “Lo Squalo” inizia molto prima della sua realizzazione. Il film si basa su un romanzo di Peter Benchley, un autore che ha saputo catturare l’immaginazione del pubblico. Scritto nel 1974, il libro fu immediatamente opzionato dai produttori Richard D. Zanuck e David Brown. Benchley, noto per il suo lavoro di scrittore e per i suoi discorsi scritti per il presidente Lyndon B. Johnson, si immerse nel mondo degli squali, ma non senza prima ricevere qualche scetticismo. “Aveva due idee: una sui pirati moderni e l’altra su uno squalo bianco. Gli dissi: ‘Caro, non mi sembrano granché’”, racconta la moglie Wendy. Fortunatamente, la casa editrice Doubleday si innamorò di quello che chiamavano “the fish book”, e la storia di “Lo Squalo” ebbe inizio.
Il titolo e il suo significato
Il titolo stesso del film rappresentò una vera e propria odissea. “Avevamo decine di fogli pieni di proposte. ‘Jaws’ non entusiasmava nessuno, ma fu scelto come il meno peggio”, rivela Benchley. Spielberg, che stava ultimando ‘Duel’, ricorda di aver visto il manoscritto sulla scrivania dei produttori e di aver pensato: “Jaws? Cos’è, un manuale di odontoiatria?”. Una volta letto, si batté per ottenere il progetto, portando a termine una visione che avrebbe cambiato il corso della storia del cinema.
Il film non parla solo di uno squalo, ma esplora profondamente come una comunità affronta una minaccia incontrollabile. Spielberg, in collaborazione con Benchley, ha saputo dare vita a personaggi ben definiti, rendendo il film non solo un thriller, ma anche un racconto umano. “Se non ci fossero loro, non importerebbe a nessuno se una bestia li divora”, afferma Benchley, sottolineando l’importanza delle storie e delle vite dei protagonisti di Martha’s Vineyard, dove il film è stato girato.
L’eredità di “Lo Squalo”
Il successo di “Lo Squalo” fu tale che, subito dopo la sua uscita, Spielberg dovette affrontare quello che lui stesso definisce una “sindrome post-traumatica”. Le conseguenze del film, però, non si limitarono al solo aspetto cinematografico. I coniugi Benchley si resero conto che un altro effetto collaterale del film era la crescente uccisione di squali, poiché molti si sentirono in diritto di sterminarli. “Fu orribile. Da allora ci impegnammo per educare il pubblico”, afferma Wendy.
Il film, pur avendo suscitato paure, ha anche stimolato un rinnovato interesse per la biologia marina. Nel 1975, le iscrizioni ai corsi di biologia marina aumentarono del 30%, un chiaro segno di come “Lo Squalo” abbia aperto porte a nuove generazioni di studiosi e appassionati del mare. Questo cinquantesimo anniversario coincide con una importante conferenza dell’ONU dedicata alla protezione degli oceani, e Wendy Benchley spera che il clamore attorno al film contribuisca a decisioni positive per la salvaguardia delle creature marine.
La storia di “Lo Squalo” è molto più di un semplice racconto di paura; è una riflessione sul nostro rapporto con l’oceano e le sue creature. Con il documentario “Jaws @ 50”, il pubblico avrà l’opportunità di scoprire non solo il processo creativo dietro il film, ma anche il suo significato duraturo nella cultura contemporanea. La legacy di “Lo Squalo” continua a vivere, influenzando non solo il cinema, ma anche la nostra comprensione e il rispetto per il mare.