Nel luglio del 1985, un evento musicale senza precedenti ha unito il mondo per una causa umanitaria. Live Aid raccolse fondi per le vittime della carestia in Etiopia, mobilitando milioni di persone e coinvolgendo un cast eccezionale di artisti internazionali. L’iniziativa, ideata da Bob Geldof, rappresenta un momento clamoroso nella storia del rock e della beneficenza, con una portata globale che si fatica a ripetere.
La nascita di live aid: una sfida tecnologica e umanitaria
L’idea di Live Aid nasce in una fase in cui i formati musicali stavano evolvendo, con i cd apparsi sul mercato pochi anni prima. La tecnologia del 1985 imponeva difficoltà tecniche e operative notevoli. Trasmettere un concerto in diretta da due continenti richiese l’uso di 16 satelliti, una spesa e una complessità che oggi sembrano incredibili ma che all’epoca erano all’avanguardia. Il primo palco fu lo stadio Wembley di Londra, mentre il secondo si trovava al JFK Stadium di Philadelphia.
Il ruolo di bob geldof e il contesto degli anni ’80
A pochi giorni dal quarantennale di Live Aid, si può riflettere sul contesto di quegli anni. Bob Geldof, all’epoca frontman dei Boomtown Rats, una band che aveva avuto successo nella scena new wave, riuscì ad usare la sua influenza per aggregare artisti di livello mondiale. La sua carriera musicale però subì un arresto dopo quell’evento, mentre le sue azioni nel campo della beneficenza gli portarono il titolo di Sir. L’evento dimostrò come la musica potesse essere un mezzo potente per affrontare emergenze globali nonostante le limitazioni tecniche del periodo.
Artisti protagonisti e momenti musicali più controversi
Sul palco di Live Aid si alternarono alcuni degli artisti più celebri dell’epoca. Paul McCartney, Bob Dylan, U2, Led Zeppelin, Madonna, Ozzy Osbourne, Black Sabbath, Elton John, Crosby, Stills, Nash & Young e Tina Turner crearono un roster impressionante. Le performance furono spesso intense ma non prive di difficoltà.
La performance dei queen e le controversie con phil collins
I Queen si distinsero con una performance pomeridiana a Londra, considerata uno dei momenti musicali più riusciti dell’intera manifestazione. Phil Collins mantenne un ritmo frenetico esibendosi in due continenti: dopo la sua esibizione a Londra prese il Concorde per Philadelphia, dove però la sua performance si rivelò problematica sia al pianoforte che in batteria con i Led Zeppelin. Jimmy Page, chitarrista della band, si rifiutò di autorizzare la pubblicazione di quel pezzo e rimase critico verso Collins per anni.
Un altro episodio rimasto famoso riguarda Bob Dylan, che si presentò sul palco con Ron Wood e Keith Richards. Secondo il racconto di Wood, Dylan chiamò Wood per quella che definì una semplice serata benefica, poi coinvolsero Richards. La prova fu incerta e durante l’esibizione Dylan si ruppe una corda della chitarra, mentre Wood rimase senza strumento e dovette mimare la chitarra a vuoto. Anche la strumentazione improvvisata non era accordata, facendo emergere l’improvvisazione forzata che segnò quell’episodio.
Anche Paul McCartney ebbe un momento imbarazzante: nei primi minuti di “Let It Be” il microfono non funzionò, lasciando il pubblico e gli spettatori senza audio. Solo le successive edizioni rimasterizzate riuscirono a riportare al pubblico la parte iniziale originale, poco udibile durante l’evento dal vivo.
Live aid e l’impatto sulla beneficenza e sulla musica globale
L’evento non si ridusse ai soli momenti difficili o alle prove di talento. Live Aid segnò un passaggio chiave nel modo in cui la musica poteva essere usata per raccogliere fondi e attirare attenzione su emergenze internazionali. Il potere collettivo e la partecipazione globale dimostrarono un’influenza che poche volte si era vista prima.
Da “do they know it’s christmas” a “we are the world”
Tutto partì dal singolo “Do They Know It’s Christmas”, realizzato nel 1984 per le vittime della carestia in Etiopia. Qui si riunirono molte delle star del rock e del pop inglese su iniziativa di Geldof e Midge Ure. Quel brano ispirò “We Are The World”, prodotto da Lionel Richie e Quincy Jones e con la partecipazione di Michael Jackson, che raccolse artisti di fama americana per un progetto simile.
Live Aid mostrò come la musica potesse superare i confini geografici e culturali, coinvolgendo due miliardi di esseri umani e creando un impegno globale. Rimane una testimonianza storica di quanto la musica possa essere un mezzo per chiamare all’azione su questioni cruciali, utilizzando eventi dal vivo per creare partecipazione e solidarietà.