L’approccio “One Health” mette in relazione diretta la salute umana con quella animale e ambientale, proponendo un modello integrato per rispondere a problemi complessi come la sicurezza alimentare, la biodiversità e l’invecchiamento della popolazione. Questo concetto è stato al centro di un importante dibattito scientifico e diplomatico che si è svolto all’expo 2025 a Osaka, promosso dal National Biodiversity Future Center e dall’Università Sapienza di Roma.
L’importanza di narrare la biodiversità attraverso immagini e suoni
Durante l’evento a Osaka è stata presentata la mostra virtuale “Elogio della diversità”, tenuta a Palazzo Esposizioni di Roma fino a marzo 2025. L’allestimento digitale, intitolato “Bioverso”, ha raccontato la biodiversità con un intreccio di immagini, suoni e storie, mettendo in evidenza il legame profondo tra natura, cultura e salute. La presentazione virtuale si è affiancata a un tour del padiglione italiano nell’expo, dove si trovavano anche elementi fisici della mostra. Questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di scambi scientifici internazionali, che rafforzano la cooperazione tra università e centri di ricerca. Nel corso della primavera 2025, una delegazione del National Biodiversity Future Center ha partecipato a una missione istituzionale a Tokyo e Osaka per promuovere le attività scientifiche italiane, valorizzando i risultati e stimolando nuove collaborazioni. L’incontro ha contribuito a mettere in luce l’importanza di una rete internazionale per affrontare insieme temi di salvaguardia della biodiversità e salute globale.
Il concetto di “One Health” e la sua evoluzione
Il termine “One Health” è nato oltre vent’anni fa grazie al veterinario William B. Karesh per studiare il contagio simultaneo di Ebola tra esseri umani e gorilla nell’Africa centrale. Solo con la pandemia di Covid-19 il concetto ha assunto una rilevanza globale, mettendo in evidenza come le condizioni di salute degli animali influenzino direttamente quella degli esseri umani. Isabella Saggio, docente di genetica alla Sapienza e coordinatrice del National Biodiversity Future Center, ha sottolineato come questo paradigma sia essenziale per comprendere non solo le emergenze sanitarie, ma anche minacce più ampie come la diffusione di patogeni sulle colture, degli ulivi nel caso della Xylella. L’impatto si estende anche alla sicurezza alimentare e all’equilibrio degli ecosistemi, elementi imprescindibili per la salute collettiva. L’invecchiamento globale della popolazione rappresenta un’altra sfida cruciale. Secondo previsioni, la quota di persone sopra i 60 anni passerà dal 12% nel 2015 a quasi il 22% entro il 2050. Questa trasformazione demografica richiede una revisione delle politiche urbane, economiche e giuridiche affinché siano coerenti con una visione unificata della salute, capace di durare nel tempo. Gli scienziati chiamati a svolgere questo ruolo devono abbandonare l’isolamento accademico per dialogare con politici, imprese e società civile.
Il ruolo degli atenei e della diplomazia scientifica all’expo 2025
La settimana dell’expos dedicata a “Salute e benessere” ha visto un dialogo serrato tra università italiane e giapponesi, incentrato su scienza, diplomazia e sostenibilità. L’ambasciatore Mario Vattani, commissario generale per l’Italia all’expo, ha evidenziato come l’incontro sia stato un’occasione per mettere in risalto le competenze accademiche italiane in un contesto internazionale. Il confronto ha riguardato l’interconnessione tra biodiversità, diete sostenibili e qualità della vita, affrontati con una prospettiva globale. Le istituzioni scientifiche svolgono un duplice compito: produrre conoscenze e tessere relazioni diplomatiche per influenzare le politiche pubbliche. Questo impegno si traduce nella costruzione di un modello di salute che supera i confini tradizionali, integrando dimensioni ambientali e sociali. Dai laboratori ai tavoli delle istituzioni, il dialogo tra scienziati e politici mira a orientare le scelte verso soluzioni che garantiscano un equilibrio duraturo tra uomo, animali e ambiente. Già questa esperienza dimostra che la salute unica non è solo un’idea teorica, ma il cuore di un programma concreto per affrontare sfide complesse a livello globale.