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La nuova legge per l’energia in umbria punta sulle comunità energetiche rinnovabili e tutela del paesaggio

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La giunta regionale dell’Umbria ha dato il via libera a un disegno di legge che mira a definire le linee guida per la produzione di energia rinnovabile nel territorio. Questo provvedimento vuole conciliare la spinta verso l’autonomia energetica con la salvaguardia del paesaggio e delle risorse culturali umbre. La legge, nota come “Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro”, attende il sì dell’assemblea legislativa regionale prima di essere approvata, con l’obiettivo di chiudere il percorso entro l’estate 2025.

Il quadro normativo e le sfide attuali nel settore energetico regionale

Thomas De Luca, assessore all’energia e al paesaggio della regione Umbria, ha evidenziato come la legge intenda semplificare e velocizzare la costruzione di impianti in aree idonee, riducendo al minimo il rischio di diniego ai progetti. Al contrario, i tentativi di realizzare impianti in zone non idonee comporteranno una forte probabilità di bocciatura, scoraggiando investimenti errati.

Complessità normative e pressione sugli impianti

L’assessore ha sottolineato la complessità del quadro normativo attuale, che deve rispettare la costituzione e le direttive nazionali. In particolare, il governo centrale deve ancora aggiornare il decreto attuativo dopo una sentenza del TAR del Lazio, scaduto il termine senza modifiche. Nel frattempo, l’Umbria sopporta la pressione di numerosi piani per grandi impianti eolici e fotovoltaici in aree non adatte, spesso troppo grandi rispetto alle caratteristiche del territorio. Questo scenario ha bloccato progetti di comunità energetiche rinnovabili e delle imprese locali, appesantendo l’economia della regione.

Gli obiettivi del disegno di legge e il modello energetico regionale

Il disegno di legge indirizza l’Umbria verso zero emissioni nette e piena indipendenza energetica entro il 2050. Considerando un incremento stimato della domanda energetica tra il 40 e il 60%, la regione punta a coprire un fabbisogno di oltre 5.150 GWh attraverso un mix bilanciato di fonti rinnovabili: solare, eolico, idroelettrico e geotermico.

Investimenti in tecnologie di accumulo

Il testo propone l’adozione di tecnologie di accumulo per garantire la continuità energetica. Tra queste, batterie, impianti per la produzione di idrogeno verde e sistemi di pompaggio idrico rivestono un ruolo principale. La regione ha già iniziato a investire sull’idrogeno nell’area della Conca ternana e sostiene la Hydrogen Valley a Narni, progetto fondamentale per immagazzinare energia destinata anche ai trasporti.

La legge favorisce impianti piccoli e medi, localizzati vicino ai centri di consumo, per ridurre perdite e costi di trasporto. In questa strategia, le comunità energetiche rinnovabili rappresentano il cuore della rete regionale, impostando un sistema a microgrid che garantisce maggiore autonomia e sicurezza.

La gestione del territorio e le aree idonee all’installazione degli impianti

Una delle novità principali del disegno di legge riguarda la distinzione dettagliata delle aree dove sarà possibile installare impianti FER . Sono considerate idonee superfici già compromesse o antropizzate, come coperture, parcheggi, aree edificate o dismesse, discariche e infrastrutture esistenti. Qui si garantirà rapidità nei procedimenti autorizzativi, con pareri paesaggistici non vincolanti per ridurre i tempi di realizzazione.

La giunta regionale potrà estendere o definire nuove zone non idonee, anche su proposta di enti locali, prevedendo fasce di rispetto fino a 7.000 metri in base alla sensibilità paesaggistica e territoriale. In casi di sovrapposizione, se un’area idonea si trova all’interno di una non idonea, si considera comunque utilizzabile per l’installazione di impianti FER, fatta eccezione per quelli a biomasse e biogas con potenza superiore a soglie precise. Questi ultimi sono sottoposti a regolamentazioni più restrittive per evitare oneri ambientali eccessivi.

Agrivoltaico e limiti alle superfici occupate per proteggere il territorio rurale

Il testo pone particolare attenzione al comparto agrivoltaico, definendo limiti rigorosi all’estensione degli impianti in aree agricole. Gli impianti fotovoltaici e agrivoltaici superiori a 1,5 ettari potranno occupare al massimo il 3% della superficie agricola rurale di ciascun comune, per tutelare biodiversità e paesaggio rurale.

Quando gli impianti si trovano in aree non idonee, l’occupazione massima consentita scende al 5% della superficie totale. Questi vincoli sono pensati per salvaguardare l’identità culturale della regione, evitando impatti eccessivi sulle attività agricole tradizionali e sull’equilibrio ambientale.

Garanzie economiche e compensazioni ambientali previste dal provvedimento

La legge introduce obblighi per i proponenti degli impianti, come la costituzione di garanzie finanziarie per la futura rimozione e dismissione delle installazioni. Questo aspetto mira a evitare abbandoni o danni permanenti al territorio una volta concluso il ciclo di vita degli impianti.

È previsto anche un programma di compensazioni ambientali e territoriali, con una parte dei proventi destinata direttamente ai comuni interessati o alle comunità energetiche rinnovabili locali. Queste misure hanno lo scopo di distribuire equamente benefici e responsabilità, sostenendo le aree maggiormente coinvolte nei nuovi progetti energetici.

Il disegno di legge sull’energia in Umbria si configura come un tentativo di bilanciare le esigenze di sviluppo energetico con la tutela di un paesaggio e di un’identità culturale molto radicati. L’attenzione per le comunità energetiche e le piccole installazioni diffuse testimonia la volontà di costruire un sistema energetico regionale più autonomo, responsabile e integrato con il territorio. La decisione finale dell’assemblea legislativa sarà determinante per dare corso a questo nuovo modello.

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