Le sostanze chimiche nuove o finora poco monitorate stanno attirando sempre più attenzione per la loro potenziale pericolosità su uomini, animali e ambiente. Questi contaminanti emergenti si trovano ormai in acqua, suolo e aria, spesso in tracce difficili da rilevare ma capaci di accumularsi nei sistemi naturali. La loro diffusione è legata a molteplici attività umane e richiede strategie coordinate per valutarne l’impatto e arginare i problemi connessi.
Sostanze chimiche non convenzionali e monitoraggio in ritardo
I contaminanti emergenti comprendono una vasta gamma di composti: dai residui farmaceutici a prodotti per la cura personale, dai pesticidi ai ritardanti di fiamma, senza dimenticare microplastiche, PFAS e micotossine. Queste molecole non sempre entrano nei sistemi di controllo ambientale, né esistono ancora regole precise per limitarne la diffusione. Sono spesso persistenti e si degradano lentamente, perciò rischiano di accumularsi negli ecosistemi e negli organismi viventi.
Il problema si aggrava perché queste sostanze arrivano nell’ambiente da fonti diverse: scarichi industriali, reflui agricoli, smaltimenti scorretti. Gli effetti a lungo termine sulla salute umana includono alterazioni ormonali, resistenze batteriche e tossicità variabile. Negli animali, si osservano danni riproduttivi e accumulo nelle catene alimentari. Il trasporto atmosferico e idrico può portare contaminanti anche in zone lontane dalle fonti, rendendo la diffusione globale un rischio concreto.
Evoluzione dell’inquinamento e ruolo dell’industrializzazione
Prima dell’industrializzazione, le minacce ambientali più dirette alla salute erano soprattutto patogeni naturali, come batteri e virus. Con l’avvento dell’era industriale, nuovi inquinanti sono entrati nell’ambiente: metalli pesanti, sostanze chimiche sintetiche, particolato. Queste molecole hanno modificato profondamente gli equilibri naturali. La produzione di chimici si è espansa a livelli elevati: tra il 2002 e il 2023 il numero di nuove sostanze registrate è passato da 20 a oltre 204 milioni, con circa 15mila molecole nuove ogni giorno.
Le attività umane estendono costantemente la presenza di chimici pericolosi nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Questo avviene attraverso industrie, agricoltura intensiva, estrazione mineraria, produzione energetica e discariche. In molti casi le sostanze si trasformano o si mescolano generando composti inattesi, capaci di spostarsi anche molto lontano dai punti di rilascio originari. Così l’inquinamento assume dimensioni e caratteristiche globali.
Un quadro complesso: responsabilità ambientale e salute a rischio
L’inquinamento con contaminanti emergenti richiede di guardare alle connessioni tra ambiente, uomo e animali in modo integrato. L’approccio chiamato One Health punta proprio a integrare informazioni e soluzioni che riguardano insieme la medicina umana, veterinaria e le scienze ambientali. Solo coordinando sforzi in questi campi si potrà intervenire efficacemente sui rischi derivanti dalla presenza di queste sostanze.
Le fonti di contaminazione sono molteplici e spesso sovrapposte. Per esempio, nelle acque reflue confluiscono sostanze provenienti da case, ospedali e industrie. L’agricoltura aggiunge pesticidi, antibiotici usati negli allevamenti e microplastiche dalle coperture usate nei campi. Anche lo smaltimento dei rifiuti domestici e edili contribuisce a immettere sostanze pericolose nel terreno e nelle falde.
Impatto della crescita demografica su ambiente e inquinanti
Negli ultimi decenni l’aumento della popolazione mondiale ha fatto salire la richiesta di prodotti, cibo e servizi. La produzione e il consumo intensivi hanno portato a un diffuso rilascio di sostanze chimiche di scarto. Un esempio emblematico resta la plastica, ormai onnipresente in natura. Questi residui finiscono nei cicli naturali attraverso canali diversi, penetrare ogni ambiente e contaminare catene alimentari e popolazioni.
L’agricoltura intensiva, per nutrire più persone, fa un uso massiccio di fertilizzanti, pesticidi e antibiotici, che entrano poi in acqua e suolo. Mancano ancora norme efficaci e applicate in maniera uniforme per limitare questi effetti. Senza un impegno globale comune le sostanze continuano a contaminare gli ambienti, rappresentando un fattore di rischio crescente.
Limiti attuali e ostacoli nella gestione globale dei contaminanti emergenti
Lo studio “Emerging contaminants: a One Health perspective” identifica quattro ostacoli principali per affrontare l’inquinamento globale da contaminanti emergenti. Primo, la mancanza di dati sufficienti sulla presenza e sugli effetti di molte sostanze in ambiente reale. Secondo, le normative sono spesso incomplete o inesistenti per i nuovi composti. Terzo, il controllo e la riduzione delle emissioni richiedono una cooperazione internazionale che ancora procede a rilento. Quarto, manca una visione unificata che comprenda ambiente, uomo e animali in modo sistemico.
Affrontare questi problemi implica rafforzare la ricerca scientifica, aggiornare regole e controlli, e favorire la trasparenza sulle sostanze in commercio e sui loro utilizzi. Serve una risposta che metta insieme diversi ambiti professionali e istituzionali, per limitare i rischi e proteggere la salute pubblica e gli ecosistemi in modo concreto.