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Arrestato a Prato un importante spacciatore, riesce a fuggire durante l’identificazione in questura

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La fuga di un criminale di spicco ha scosso la procura di Prato il 10 luglio, quando Jang Bobo, noto per la sua attività criminale nel traffico di droga, è riuscito a liberarsi dalle manette ed evadere dalla questura durante le procedure di identificazione. L’episodio mette in luce le difficoltà incontrate dalle forze dell’ordine nel gestire personalità con ripetuti precedenti penali e la complessità delle indagini legate alle comunità straniere attive nel mercato della droga in Toscana e in Lombardia.

Dettagli dell’arresto e modalità della fuga dalla questura

L’arresto avvenuto il 10 luglio è arrivato al termine di un’operazione messa in atto dalla squadra mobile di Prato, che dopo varie difficoltà era riuscita a rintracciare Jang Bobo. Al momento della cattura, l’uomo deteneva mezzo chilo di sostanze stupefacenti sintetiche, in particolare shaboo e ketamina, che sono altamente diffuse nelle reti di spaccio in Toscana. Con sé portava anche alcune migliaia di euro in contanti e un passaporto di Taiwan, elemento che sottolinea anche le sue connessioni internazionali.

Durante le procedure di identificazione in questura, Jang Bobo è riuscito a rimuovere le manette e fuggire, un episodio che ha sollevato serie critiche sulla gestione degli arresti in strutture come quella pratese. La stessa procura ha sottolineato come l’evasione sia stata favorita dalla carenza di personale, nonostante l’impegno della squadra mobile impegnata su più fronti investigativi. “Questo caso mette in evidenza la difficoltà nel controllare individui con una rete criminale estesa e radicata, capaci di sfruttare ogni occasione per sottrarsi alla giustizia.”

Al momento sono in corso le ricerche per rintracciare il fuggitivo che resta un soggetto di particolare attenzione per le autorità, vista la capacità dimostrata di agire con spregiudicatezza anche in situazioni di fermo. La procura ha già annunciato intense attività investigative per prevenire ulteriori episodi di evasione e garantire l’ordine pubblico.

Il profilo criminale di Jang Bobo e i precedenti giudiziari

Jang Bobo, 38 anni, è uno dei più importanti spacciatori di origine orientale operanti in Italia. Le autorità di Prato e Milano hanno registrato numerose condanne definitive per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti a suo carico. Nel corso degli anni, Bobo è stato associato a svariate operazioni di spaccio di metanfetamine, sostanze sintetiche come shaboo e ketamina, che rappresentano una delle maggiori fonti di guadagno per la criminalità organizzata legata alle comunità asiatiche in Italia. Il soggetto è noto anche per il possesso di armi da fuoco e armi bianche, con numerosi sequestri a carico che ne confermano la pericolosità.

Tra gli episodi più significativi, la procura ricorda il blitz del 2 febbraio 2024, quando durante una perquisizione Jang Bobo fu trovato in possesso di 20 grammi di metanfetamina e un arsenale composto da una pistola semiautomatica calibro 45 con munizioni, macheti, pugnali, coltelli, nonché strumenti contundenti come piedi di porco e una tenaglia. Questa scoperta rappresenta un indicatore della capacità del soggetto di organizzare e proteggere il proprio traffico con metodi violenti e intimidatori.

Nonostante le richieste di custodia cautelare avanzate dalla procura, il giudice per le indagini preliminari aveva inizialmente deciso di imporre a Jang Bobo solo un divieto di dimora nelle province di Prato, Firenze e Pistoia. Soltanto dopo l’appello della procura, l’ordinanza venne modificata e alla fine confermata anche dalla Cassazione nel luglio del 2025, imponendo il carcere come misura detentiva definitiva.

Le implicazioni per l’azione delle forze dell’ordine in Toscana e Lombardia

La vicenda di Jang Bobo rappresenta un caso emblematico delle difficoltà incontrate dalle forze dell’ordine italiane nel contrastare il traffico di droga gestito da alcune comunità straniere. La Toscana e il Milanese risultano infatti aree dove questo fenomeno ha radici profonde, con figure criminali capaci di imporsi come riferimenti stabili per la gestione delle piazze di spaccio. Le infiltrazioni di sostanze come shaboo e ketamina hanno modificato il mercato locale, diffondendo nuove tipologie di droga sintetica e aumentando il tasso di pericolosità legato alla criminalità.

Le problematiche riscontrate nell’organico della polizia di Prato e la pressione esercitata su diverse indagini simultanee sottolineano quanto sia complesso garantire un controllo efficace su questi presidi criminali. Policemen e istituzioni si trovano a dover fronteggiare persone con precedenti a volte numerosi, abituate a strumenti di difesa e fuga molto sofisticati. L’evasione di Jang Bobo risalta la necessità di un rafforzamento operativo e logistico, per evitare la ripetizione di simili episodi.

Le autorità giudiziarie hanno evidenziato quanto diventi arduo contenere la “proclività delinquere” di soggetti integrati nel sistema dello spaccio, soprattutto quando queste figure mantengono legami forti con la comunità cinese e la rete transnazionale. Le iniziative legali si integrano quindi con misure di controllo sul territorio e l’inasprimento delle pene per chi evade o si rende responsabile di nuovi reati in custodia.

Il prosieguo delle indagini e la situazione attuale

La caccia a Jang Bobo proseguirà nelle prossime settimane, mentre il caso alimenta le discussioni sulle strategie per fronteggiare la criminalità organizzata di origine asiatica in Italia, in particolare nel centro-nord del paese. Resta alta l’attenzione delle forze di polizia nel limitare le attività illecite e nel gestire con rigore persone già coinvolte in precedenti penali.

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