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Studentessa di belluno rifiuta l’esame orale di maturità in segno di protesta contro la scuola

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Una studentessa del liceo scientifico di Belluno ha deciso di non sostenere l’esame orale di maturità, scegliendo di manifestare in modo chiaro il proprio dissenso nei confronti dei metodi di valutazione scolastica. Questo episodio segue di pochi giorni un caso simile registrato a Padova, dove un altro studente, pur non presentandosi all’orale, ha ottenuto il diploma. Entrambi i ragazzi hanno motivato la loro scelta parlando di un sistema scolastico percepito come troppo rigido e competitivo, privo di attenzione verso le difficoltà dello studente.

Il precedente a padova e il contesto della protesta

La vicenda prende spunto dal comportamento di Gianmaria Favaretto, uno studente di 19 anni del liceo scientifico Fermi di Padova, che ha rinunciato a sostenere l’esame orale di maturità. Nonostante questa decisione, ha comunque ottenuto il diploma grazie alla media dei voti accumulati nell’ultimo triennio. Favaretto aveva motivato la sua scelta con le criticità del sistema di valutazione, denunciando l’eccessiva pressione e l’assenza di un reale dialogo con il corpo docente.

Dibattito sul valore delle prove orali

Questo caso ha aperto un dibattito sul valore delle prove orali nell’ambito degli esami finali e sull’esperienza degli studenti che si trovano a confrontarsi con un ambiente scolastico spesso percepito come poco attento agli aspetti emotivi e personali degli allievi. L’episodio di Belluno riecheggia questa protesta, confermando quanto il malcontento riguardi più studenti e scuole della regione Veneto.

La protesta di maddalena bianchi a belluno

Maddalena Bianchi, 19 anni, alunna del liceo scientifico Galilei di Belluno, ha preso la stessa decisione di non presentarsi all’orale. Ha spiegato al Corriere Veneto che la sua scelta nasce da una critica ai criteri di valutazione, alla pressione competitiva tra studenti e alla mancanza di empatia dimostrata da molti insegnanti. Durante l’esame, aveva preparato un discorso destinato ai professori per spiegare i problemi della scuola dal suo punto di vista.

Esperienza personale e motivazioni

Il senso della protesta di Maddalena è radicato nella sua esperienza quotidiana in classe. Racconta di un primo approccio difficile, con sentimenti di isolamento nonostante un’accoglienza positiva da parte dei compagni. Ha provato a confrontarsi con diversi insegnanti sui suoi disagi personali, però non ha trovato ascolto o interesse reale. Per lei, l’unico elemento preso in considerazione resta il voto, a discapito di qualsiasi altra forma di supporto o comprensione.

Riflessioni sugli insegnanti e la cultura della valutazione

Secondo Maddalena, alcuni docenti hanno tentato di instaurare un dialogo e modificare l’atteggiamento verso gli studenti, senza riuscire però a cambiare il clima complessivo. La commissione d’esame, invece, si è dimostrata più ricettiva verso il suo punto di vista. Ha ammesso che, pur essendo parte di un sistema rigido, riconosce le difficoltà esistenti e la necessità di un cambiamento che non si realizza facilmente.

Modelli alternativi da nord europa

La studentessa ha citato esempi da altri contesti, come quello del Nord Europa, dove le scuole adottano metodi per ridurre la competitività e favorire un approccio più umano e inclusivo all’educazione. Il messaggio di Maddalena punta quindi a stimolare una riflessione più profonda sulle priorità dell’istruzione italiana, dove la valutazione viene spesso concepita come un mero strumento di selezione anziché uno strumento di crescita.

Il peso della competizione e le difficoltà umane degli studenti

Maddalena Bianchi sottolinea che l’ambiente scolastico crea tensioni e competizioni continue tra studenti, danneggiando l’atmosfera didattica. La richiesta di risultati numerici prevale su ogni altro aspetto, mettendo in secondo piano il benessere emotivo dei ragazzi. Non è raro che certi problemi personali vengano ignorati o sminuiti da chi dovrebbe invece aiutare i ragazzi a superarli.

Necessità di un ascolto più profondo

Il caso di Maddalena e di Gianmaria fa emergere la necessità di considerare non solo i risultati scolastici, ma anche la condizione umana degli studenti. L’assenza di dialogo e la rigidità dei sistemi di valutazione contribuiscono a frustrare molti giovani. Queste proteste ricordano che la scuola è un luogo dove, oltre ai contenuti, dovrebbero contare anche ascolto e comprensione.

Le scelte di questi studenti si inseriscono in un confronto pubblico che va oltre la singola città o istituto. Danno voce a un problema diffuso e stimolano discussioni su possibili riforme, alternative alle sole prove orali o scritte, e modi diversi per riconoscere il percorso di ciascun allievo senza dimenticare la sua condizione personale.

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