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Premio per recupero di beni culturali spetta anche a chi segnala da canali digitali, dice il cgar Sicilia

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La giurisprudenza sul recupero dei beni culturali si adatta ai nuovi scenari digitali. Il Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia ha stabilito che il premio previsto dal codice per chi trova un oggetto di valore culturale spetta anche a chi segnala la presenza del bene tramite strumenti informatici, senza averlo toccato direttamente. Questa decisione innovativa ha un impatto sulla tutela del patrimonio culturale, ampliando i criteri per riconoscere la collaborazione dei cittadini nella protezione dei reperti.

Il caso di giuseppe rosario biondi e la segnalazione di un vaso antico su ebay

Nel 2009 giuseppe rosario biondi, ingegnere e presidente della sede di enna dell’associazione siciliantica, scoprì su ebay un vaso antico chiamato “lekanis centuripina”. Questo reperto, risalente al II secolo avanti Cristo, era stato portato fuori dall’italia in modo illecito. Biondi, dopo aver raccolto immagini e link dell’asta, ne informò i carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di palermo. Grazie alla sua segnalazione si avviò una rogatoria internazionale che portò, nel 2012, al rientro del vaso in italia.

L’oggetto fu così acquisito nel patrimonio del demanio culturale e affidato al museo archeologico regionale di centuripe. Un risultato ottenuto soprattutto grazie alla prontezza di chi ha monitorato canali digitali e ha fatto emergere una vendita illegale. Nel 2017 Biondi presentò richiesta per ricevere il premio previsto dal codice dei beni culturali, perché ritenne di aver contribuito in modo decisivo al recupero del bene.

Le contestazioni della soprintendenza e l’assessorato beni culturali della regione siciliana

L’istanza di Biondi però incontrò un muro. La soprintendenza e l’assessorato ai beni culturali della regione siciliana negarono il riconoscimento del premio per tre motivi principali. Prima di tutto affermarono che non c’era stato un “rinvenimento materiale” del bene da parte di Biondi, in quanto non aveva avuto contatti diretti con il vaso. In secondo luogo evidenziarono la tardività della denuncia, osservando che la segnalazione era arrivata dopo che il reperto era già stato messo online. Infine sottolinearono che il recupero del vaso era avvenuto fuori dal territorio nazionale e dunque non poteva rientrare nei parametri per ottenere il premio.

Queste argomentazioni puntavano a delimitare la concessione dei riconoscimenti solo a chi trovava fisicamente i reperti o interveniva tempestivamente all’interno del territorio italiano. La posizione degli enti pubblici rifletteva una visione tradizionale del codice dei beni culturali, poco flessibile rispetto alle nuove realtà digitali.

La sentenza del cgar sicilia e il riconoscimento dei beni culturali nell’era digitale

Nel 2025 il Consiglio di giustizia amministrativa per la regione siciliana si è pronunciato rigettando le motivazioni di soprintendenza e assessorato. La sentenza, firmata dal consigliere sebastiano di betta e dal presidente ermanno de francisco, ha stabilito che il premio spetta anche a chi facilita il recupero di beni culturali attraverso la mera segnalazione digitale, senza avere un contatto diretto con l’oggetto.

Questo pronunciamento cambia il modo di intendere la tutela del patrimonio culturale nell’era moderna, valorizzando la collaborazione di cittadini dotati di senso civico che operano attraverso piattaforme online. Riconosce una forma di “rinvenimento” che passa per la rete, dove spesso si trovano pezzi finiti sul mercato illecito, prima che scompaiano definitivamente o non siano più recuperabili.

La decisione del cgar sicilia si inserisce in un contesto dove la tecnologia consente di individuare e far tornare a casa reperti preziosi, compensando lo spaesamento di controlli sul territorio. Inoltre, rappresenta un precedente che potrà essere preso come riferimento in altri casi simili, spingendo pubbliche amministrazioni e tribunali a considerare anche le segnalazioni digitali per il conferimento dei premi previsti dalla legge.

Impatti e scenari futuri per la tutela dei beni culturali

La sentenza apre una strada inedita alla protezione concreta dei beni culturali italiani che finora erano protetti in modo stringente solo tramite scoperte materiali o interventi diretti. La collaborazione digitale abilita cittadini a tutto tondo, attivi anche fuori dalla scena fisica, a dare un contributo decisivo.

In pratica, casi come quello della lekanis centuripina potranno ripetersi con una maggiore probabilità di successo, grazie a un meccanismo premiato con riconoscimenti economici. Non va escluso che questo incentivi una maggiore vigilanza civica sul commercio di oggetti antichi e beni culturali, soprattutto nell’attuale contesto di vendite online globalizzate, dove facilmente i reperti rischiano di sparire.

Con questa interpretazione più aperta del codice dei beni culturali, le istituzioni potrebbero anche rivedere le prassi burocratiche per valutare con tempestività le segnalazioni digitali, riducendo tempi e conflitti. S’intuisce un cambiamento nel quadro giuridico che accoglie un’azione di tutela più moderna e con maggiori strumenti per combattere la dispersione del patrimonio culturale italiano.

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