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L’italia punta su cattura della co2, idrogeno e taglio delle emissioni di metano per la transizione energetica

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Nei prossimi mesi il governo italiano concentrerà le proprie energie su tre temi decisivi per la lotta al cambiamento climatico: la filiera per la cattura e lo stoccaggio della CO2, lo sviluppo dell’industria dell’idrogeno e la riduzione delle emissioni di metano. Queste azioni seguono la delega al governo approvata dal Consiglio dei ministri, con l’obiettivo di superare alcune lacune normative e allinearsi ai nuovi regolamenti europei. La strada non è priva di dubbi e contestazioni, specie riguardo alla tecnologia della cattura della CO2.

Quadro normativo per la cattura e lo stoccaggio della co2

Il governo intende creare un impianto normativo chiaro e organico per la cosiddetta filiera Ccs . La tecnologia consiste nel catturare la CO2 emessa da processi industriali e archiviarla in siti geologici sicuri, oppure destinarla a usi alternativi. Questo sistema vuole fornire un supporto alla riduzione delle emissioni in atmosfera in linea con gli obiettivi italiani ed europei di neutralità climatica entro il 2050.

Il disegno di legge, varato lo scorso giugno, punta a definire criteri e modalità di sviluppo della filiera, finora poco consolidata in Italia. L’Unione europea infatti ha fissato un traguardo chiaro: entro il 2030, la capacità di stoccaggio autorizzata dovrà arrivare a 50 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

L’avvio degli impianti pilota a ravenna

Nel settembre 2024, a Ravenna, sono partiti i primi impianti pilota per la cattura e stoccaggio della CO2, con il coinvolgimento di grandi aziende come Eni e Snam. L’operazione prevede il trasferimento della CO2 catturata sul fondo marino, bloccandone la dispersione nell’atmosfera. L’iniziativa segna un passo concreto verso il recepimento degli impegni europei e nazionali.

Critiche e perplessità sulle tecnologie di cattura della co2

Non mancano dubbi e contestazioni sul ruolo della Ccs. Diverse associazioni ambientaliste hanno espresso giudizi severi. Legambiente l’ha definita una “falsa soluzione”, mentre il Wwf l’ha ritenuta un’opzione poco rilevante per ridurre davvero le emissioni. Lo studio pubblicato nel 2021 dal think tank Ecco mette in evidenza rischi e inefficienze legate alla tecnologia, definendola costosa e poco incisiva rispetto alle vere riduzioni necessarie.

Secondo questi studi, la capacità globale di cattura della CO2 copre solo lo 0,1% delle emissioni mondiali, una quota troppo bassa per incidere seriamente. Il confronto con le fonti rinnovabili è impietoso: sole e vento eliminano alla radice molte emissioni, mentre la Ccs si limita a trattare quelle già prodotte, spostando il problema in parte nel futuro.

I rischi ambientali dello stoccaggio

A questo si aggiungono i rischi ambientali e di sicurezza legati allo stoccaggio sotterraneo, che destano preoccupazioni sulla stabilità e sulla permanenza della CO2 intrappolata. La questione resta aperta e alimenta un dibattito acceso nel Paese.

Rilancio dell’idrogeno: regole, infrastrutture e governance

Sempre in vista della legge delega, il governo ha programmato una nuova regolamentazione per il settore dell’idrogeno, considerato cruciale per il mix energetico futuro. Il testo si prefigge di definire chi dovrà gestire la rete, come sviluppare le infrastrutture e quale organismo regolatorio nazionale dovrà intervenire.

Questa mossa serve anche ad allinearsi al pacchetto europeo sul gas e idrogeno, che mira a creare un mercato europeo integrato per l’idrogeno pulito. La definizione di ruoli, competenze e norme è necessaria per rendere il settore operativo e attrarre investimenti.

Idrogeno come soluzione per la decarbonizzazione

L’idrogeno è visto come una soluzione che può affiancare le energie rinnovabili, consentendo di immagazzinare energia e abbattere emissioni in comparti difficili da decarbonizzare, come la siderurgia e i trasporti pesanti. Il percorso però richiede chiarezza normativa e infrastrutture adeguate.

Misure per la riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico

Il terzo fronte del disegno di legge riguarda il metano, un gas serra molto potente. Il regolamento europeo 2024/1787 impone azioni precise per limitare le perdite di metano durante estrazione, trasporto e distribuzione del gas fossile. Questi eventi rilasciano grandi quantità di gas in atmosfera, peggiorando l’effetto serra.

L’Italia si impegna a mettere in atto tutte le misure necessarie per rispettare il regolamento. Il governo dovrà vigilare sull’applicazione di sistemi di monitoraggio, rilevamento e riparazione delle perdite. Il controllo riguarderà sia i pozzi di estrazione che le infrastrutture di stoccaggio e trasporto.

Un contributo immediato alla lotta al riscaldamento globale

La riduzione di queste emissioni può dare un contributo immediato e concreto alla lotta contro il riscaldamento globale, specie nell’immediato. La sfida è mettere in pratica controlli rigorosi e aggiornati, per evitare che il metano sfugga ancora senza freni.

Le azioni deliberate dal governo aprono una fase di trasformazione regolatoria per il sistema energetico italiano, segnando un passaggio importante nella gestione delle fonti fossili e rinnovabili. L’attuazione concreta di queste misure sarà il vero banco di prova nei prossimi anni.

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