Un’importante pala d’altare risalente al sedicesimo secolo, raffigurante la passione di Cristo, è stata restituita al museo nazionale di scultura di Valladolid, in Spagna, dopo un lungo viaggio tra diversi paesi europei. L’opera ha acceso i riflettori su un’importante operazione contro il traffico illecito di beni culturali, nato grazie alla collaborazione tra la guardia civile spagnola e i carabinieri italiani.
Il valore e la storia della pala d’altare sequestrata
Si tratta di una pala d’altare del 1520; misura quasi due metri in altezza e oltre un metro e mezzo in larghezza. Il ministero della cultura spagnolo aveva vietato l’esportazione, giudicandola un bene fondamentale per il patrimonio nazionale. All’inizio del 2018, il ministero ha rifiutato il permesso di esportazione. Nonostante ciò, la pala e altri pezzi sono finiti in una villa privata a Lesa, in Italia, appartenuta a una coppia di collezionisti tedeschi, Gunter Hans Ludwig Kiss e sua moglie. Residente in Costa del Sol, la coppia era proprietaria di una collezione vastissima di opere d’arte.
Un mistero alimentato dall’eredità
Dopo la morte dei coniugi Kiss, avvenuta nel febbraio 2023, la loro eredità è passata a una fondazione con sede in Liechtenstein. In quel momento, la posizione della pala d’altare era ignota alle autorità, alimentando un mistero che ha fatto scattare ulteriori controlli.
Indagini e operazione “altarpiece” contro il traffico illecito di opere
La svolta alle indagini è arrivata da una telefonata anonima ai carabinieri. Sono partite verifiche che sono durate due anni, approfondendo il tragitto illecito delle opere d’arte fra paesi europei. L’operazione denominata “Altarpiece” ha permesso di recuperare sessantadue opere, adesso riconsegnate alla Spagna. Fra queste si contano sculture di Rodin e dipinti di Modigliani, con un valore complessivo stimato oltre i tre milioni di euro.
Le indagini hanno ricostruito che la maggior parte delle opere era nascosta nella villa di Lesa. Alcuni pezzi erano stati portati a gallerie d’arte a Genova e Milano per essere messi all’asta. Diverse opere sono poi state trovate anche nelle case di privati che le avevano acquistate senza sapere che provenissero da un mercato irregolare.
Un approfondimento sull’operazione
“L’operazione ha dimostrato quanto sia fondamentale la cooperazione internazionale per fermare il mercato nero dei beni culturali”, hanno commentato fonti della guardia civile.
Il sequestro e la ricerca delle opere ancora in fuga
I carabinieri italiani hanno restituito ufficialmente le sessantadue opere alle autorità spagnole il 3 luglio scorso, garantendo così il ritorno delle opere nel patrimonio nazionale. Tuttavia, tre opere di grande valore non sono state ancora trovate; a quanto risulta, i loro spostamenti si sono dispersi tra Germania, Belgio e Regno Unito. Le ricerche proseguono, coinvolgendo diverse forze dell’ordine in Europa.
Questa operazione mette in luce la complessità del traffico illegale di beni culturali, che spesso si affida a circuiti e collezionisti privati che spostano le opere tra nazioni diverse per eludere i controlli. La collaborazione tra la guardia civile e i carabinieri ha dimostrato la capacità di incrociare informazioni e di agire su più fronti per recuperare opere sottratte illegalmente. La pala d’altare di Valladolid è così tornata alla sua sede dopo una vicenda che ha richiamato l’attenzione sulle “guerre per il patrimonio artistico europeo.”