In molte favelas di Rio de Janeiro, il controllo del servizio internet è divenuto una fonte di guadagno per narcotrafficanti e milizie parallele. Un’indagine recente della Segreteria di Pubblica Sicurezza dello Stato del Rio ha messo in luce come questi gruppi detengano il monopolio delle connessioni, imponendo i propri servizi ai residenti con modalità spesso intimidatorie. L’azione di contrasto si è focalizzata anche sul quadro normativo, con interventi mirati per ridurre le opportunità sfruttate dalle organizzazioni criminali.
Il metodo coercitivo dei gruppi criminali per imporsi sul territorio
Le indagini e diverse inchieste giornalistiche hanno documentato come le milizie e i narcotrafficanti nelle favelas minacciano vittime e clienti per escludere la concorrenza. Il sabotaggio delle reti ufficiali diventa una strategia per forzare chi vive o lavora in queste zone ad affidarsi ai servizi gestiti dai gruppi illegali.
L’imposizione della rete internet è quindi un modo per mantenere e rafforzare il controllo del territorio. Il potere criminale si manifesta non solo con violenza diretta, ma anche attraverso il monopolio dei servizi essenziali. Di fatto, questo sistema limita la libertà di scelta e mantiene un circolo vizioso dove l’illegalità governa parte della vita quotidiana degli abitanti.
Il caso delle favelas di Rio mostra una forma moderna di dominio che passa anche dall’accesso alle infrastrutture digitali, non soltanto dalla presenza armata. Le misure adottate segnano un possibile cambio di rotta, ma la strada per garantire servizi liberi da condizionamenti criminali resta lunga e complessa.
Modifiche normative per contrastare le piattaforme illegali
Per fronteggiare questa situazione, la sesp ha collaborato con l’Agenzia nazionale delle telecomunicazioni per cambiare le regole che finora agevolavano l’insediamento di piccoli provider senza controllo. Prima della modifica, i fornitori che raggiungevano meno di 5.000 utenti erano esonerati dall’autorizzazione, una norma che si è rivelata un “varco” sfruttato dalle organizzazioni criminali attraverso società di copertura.
L’accordo raggiunto ha portato alla sospensione di quella deroga, imponendo controlli più severi anche ai piccoli operatori. Il segretario alla sicurezza, Victor dos Santos, ha sottolineato che l’adeguamento normativo mira a colpire direttamente le fonti di reddito del crimine organizzato. Un cambiamento che potrebbe togliere ossigeno alle milizie e ai trafficanti impegnati nel monopolio delle reti internet.
Pablo Sartori, direttore dell’intelligence della sesp, ha definito la misura come “un’azione strutturata con impatto reale e di lunga durata”, sottolineando la collaborazione tra enti governativi per contrastare fenomeni finora difficili da affrontare.
Il controllo criminale delle reti internet nelle favelas
Le otto favelas su dieci presenti a Rio de Janeiro sono sotto il dominio quasi esclusivo di gruppi criminali che gestiscono il servizio internet. Secondo la Segreteria di pubblica sicurezza dello stato , il controllo delle connessioni non è solo una questione tecnica o commerciale, ma rappresenta un canale finanziario rilevante per i narcotrafficanti e le milizie paramilitari. Queste organizzazioni si servono di imprese facciata per fornire connettività, ma in realtà giustificano il monopolio con azioni coercitive, incluse minacce e sabotaggi delle reti ufficiali.
I residenti e i commercianti di queste aree si trovano spesso obbligati ad accettare servizi di scarsa qualità, a prezzi decisi unilateralmente dai gruppi criminali. Questo sistema consolida il controllo del territorio, trasformando la gestione del servizio internet in uno strumento di dominio sociale e economico. L’impatto sulle condizioni di vita è evidente, con poche possibilità di scegliere fornitori legittimi o alternative tecnologiche.