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Vertice brics 2025 a rio e le divisioni sul petrolio e i finanziamenti climatici

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La riunione dei Paesi Brics svoltasi a Rio de Janeiro il 7 luglio ha evidenziato le tensioni interne al gruppo riguardo al ruolo del petrolio nei consumi energetici e alla questione dei finanziamenti per la lotta ai cambiamenti climatici. L’incontro ha richiamato l’attenzione sulla difficoltà dei Paesi emergenti nell’affrontare la transizione energetica e nell’ottenere supporti economici dalle nazioni più ricche.

Il vertice di rio de janeiro e il contesto politico globale

Il summit Brics 2025, organizzato in Brasile, si è ambientato in un momento di forte frammentazione nel multilateralismo internazionale. I Brics riuniscono potenze emergenti come Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, più nuovi membri come Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. Questa alleanza rappresenta oltre metà della popolazione mondiale e circa il 40% del prodotto interno lordo globale.

A Rio, l’assenza del presidente cinese Xi Jinping ha indicato un interesse limitato nei confronti della conferenza, mentre il presidente brasiliano Lula ha denunciato la crisi delle cooperazioni internazionali nate dopo la Seconda guerra mondiale. Ha sottolineato che le misure per il clima e il commercio, ottenute a fatica, sono sotto attacco soprattutto dagli Stati Uniti. Proprio da Washington, l’ex presidente Trump ha risposto attaccando il gruppo e minacciando nuovi dazi contro i Brics.

Il summit si poneva l’obiettivo di rilanciare una visione condivisa tra i Paesi del Sud del mondo per affrontare crisi globali come il cambiamento climatico, mettendo in luce le differenti prospettive e priorità interne al gruppo.

Il ruolo del petrolio nel dibattito climatico dei brics

Durante il vertice, il presidente Lula ha ribadito l’urgenza di ridurre l’uso dei combustibili fossili, indicati come causa principale del riscaldamento globale. Greenpeace aveva appena invitato i Brics a colmare il vuoto di leadership climatica lasciato dagli Stati Uniti, chiedendo una posizione più netta a tutela dell’ambiente.

Eppure, nella dichiarazione finale, i Paesi ribadiscono l’importanza del petrolio nei propri sistemi energetici, soprattutto in nazioni a basso reddito. Non è stata avanzata nessuna proposta condivisa per un progressivo abbandono di questi combustibili. Questo segnale mostra le resistenze presenti all’interno del gruppo nel trovare un accordo su una strategia comune per ridurre le emissioni.

L’eterogeneità economica e politica dei Brics emerge con chiarezza in queste divergenze. Alcune di queste nazioni dipendono ancora fortemente dal petrolio per la crescita e la sicurezza energetica. Così, nonostante le sollecitazioni internazionali, si preferisce mantenere un linguaggio cautelativo, evitando impegni vincolanti sulla riduzione dei fossili.

La questione dei finanziamenti climatici tra sostenitori ed esitazioni

Il documento finale del vertice sottolinea che il sostegno economico per adattarsi e mitigare i cambiamenti climatici deve provenire dalle economie più ricche verso quelle in via di sviluppo. Viene ribadito l’appello al multilateralismo per sostenere l’Accordo di Parigi con finanziamenti “accessibili e tempestivi”, ma senza indicare precise responsabilità o cifre.

In pratica, si chiede ai Paesi donatori di farsi avanti con impegni generosi, ma resta vago chi concretamente fornirà i fondi. Il Brasile ha cercato di coinvolgere direttamente Cina e diversi Stati arabi, come Emirati Arabi Uniti, che hanno annunciato piani per un progetto di conservazione delle foreste tropicali denominato Tropical Forests Forever Facility.

A fine giugno, durante i colloqui climatici a Bonn, si era raggiunta una decisione per aumentare del 10% i contributi Onu per il clima nei prossimi due anni. La trattativa però si è bloccata proprio sulle risorse, con i Paesi più ricchi riluttanti a rimpiazzare i fondi mancanti causati dall’uscita degli Stati Uniti.

Questi freni potrebbero complicare ulteriormente il lavoro della COP30, in programma a novembre in Brasile, dove i Paesi Brics proveranno ancora a tradurre le loro diverse richieste in azioni concrete a livello globale.

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