L’attività dei 130 nuovi alpini, che sabato scorso hanno ricevuto il cappello con la penna nera a L’Aquila, continua sulle montagne del Veneto. Questo gruppo di giovani militari, impegnati nel corso “Solarolo iii”, sta completando una fase di addestramento intensa in ambienti montuosi, con esercitazioni che uniscono sforzi fisici e momenti di memoria storica.
Escursioni e vie ferrate: l’impegno sulle cime dolomitiche
Dalla località di Cortina d’Ampezzo, il primo gruppo ha raggiunto stamani la funivia della Tofana di Mezzo per dirigersi al Lagazuoi e al passo Falzarego. Qui la formazione ha previsto anche il passaggio su una via ferrata, dove i militari sono chiamati a muoversi con sicurezza utilizzando l’attrezzatura specifica, affrontando pareti rocciose e tratti esposti.
Nel frattempo, il secondo gruppo ha concentrato la propria giornata sul monte Cengio, luogo noto per la sua importanza storica e la difficoltà del percorso. L’intero addestramento punta a sviluppare non solo resistenza fisica ma anche conoscenze tecniche legate alla montagna, come la capacità di leggere il terreno e affrontare le condizioni che si possono incontrare sulle Alpi.
Partenza e prime tappe dell’addestramento sulle montagne venete
Ieri un primo gruppo di militari è partito dal ponte degli Alpini di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, puntando verso il monte Corno. Nel frattempo, un secondo contingente ha percorso a piedi 35 chilometri dalla val pusteria fino a Cortina d’Ampezzo, una marcia che ha messo alla prova resistenza e capacità di movimento in alta quota.
Queste prime fasi rappresentano tappe importanti per mettere alla prova l’equipaggiamento individuale, che pesa circa 30 chilogrammi. Le divise, le armi e tutto il materiale necessario accompagnano gli alpini in questo percorso che serve a consolidare abilità alpinistiche indispensabili per il servizio. La montagna diventa così terreno di formazione quotidiana, dove ogni passo conta, anche nelle condizioni più difficili.
Marce, ascensioni e memoria storica in trentino e veneto
Nei prossimi giorni le prove di marcia e le ascensioni proseguiranno sulle montagne del Veneto e del Trentino. Le attività richiedono lo spostamento con equipaggiamento completo e arma individuale, mantenendo così la concentrazione sia sul fisico sia sulla disciplina militare.
Venerdì è previsto il ricongiungimento tra i due gruppi a Borgo Valsugana, in provincia di Trento, dove renderanno omaggio ai Caduti della prima guerra mondiale. Il luogo scelto per la cerimonia è l’ossario sul monte Pasubio, punto simbolico del sacrificio degli alpini durante il conflitto.
Il legame tra addestramento e memoria storica si rafforza anche nella fase conclusiva: domenica prossima è in programma il pellegrinaggio al monte Ortigara, uno dei teatri più duri delle battaglie della Grande guerra. Qui, insieme all’Associazione Nazionale Alpini, i giovani soldati ricorderanno i compagni caduti e si confronteranno con la storia delle truppe alpine.
Provenienza e percorso formativo dei giovani alpini
Tra i 130 nuovi alpini, 22 sono donne e provengono da tutte le regioni italiane. Nel gruppo ci sono anche dieci giovani veneti, suddivisi tra le province di Vicenza, Verona e Treviso. Il loro percorso formativo si è svolto prevalentemente al Centro Addestramento Alpino di Aosta, dove hanno superato 11 settimane di corso.
Successivamente sono stati trasferiti a L’Aquila per un’ultima settimana di addestramento nelle Truppe Alpine dell’Esercito. Ora completano la preparazione affrontando le prove sul campo in ambienti montuosi reali. Questo passaggio finale ha lo scopo di mettere alla prova la loro preparazione in situazioni concrete uguali a quelle che incontreranno durante il loro servizio.
L’esperienza acquisita conferma la preparazione fisica e tecnica degli alpini, elementi essenziali per operare nel terreno montano, dove ogni dettaglio può fare la differenza tra successo e difficoltà.