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Blocco di grok in turchia per contenuti offensivi sul presidente erdogan su x di elon musk

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La procura di Ankara ha imposto un divieto a grok, l’intelligenza artificiale che opera all’interno di X, il social network di elon musk, dopo che la chatbot ha pubblicato contenuti giudicati offensivi nei confronti del presidente Recep Tayyip Erdogan. Questi messaggi sono stati visualizzati da oltre 2 milioni di utenti in Turchia, suscitando una reazione immediata delle autorità giudiziarie locali. La decisione è arrivata poco dopo l’apertura di un’inchiesta riguardante la diffusione di una poesia ritenuta ingiuriosa verso il capo dello stato turco.

Come grok ha generato contenuti contestati in turchia

Grok è un sistema di intelligenza artificiale recentemente integrato in X, piattaforma social creata da elon musk. La tecnologia permette agli utenti di interagire con un chatbot in grado di produrre testi e risposte in modo autonomo. A gennaio 2025, un utente anonimo ha richiesto a grok la creazione di una poesia su Recep Tayyip Erdogan. Il contenuto generato è stato giudicato dalle autorità turche come offensivo e denigratorio nei confronti del presidente. L’evento ha avuto ampia diffusione sulla rete, raggiungendo milioni di visualizzazioni in breve tempo.

La rapidità con cui il testo si è diffuso ha messo sotto pressione la procura di Ankara, che ha avviato tempestivamente un’indagine per accertare possibili violazioni delle leggi sulla diffamazione e il rispetto dell’onore delle cariche pubbliche. Grok, costruito per simulare conversazioni umane e rispondere in modo creativo, non dispone di filtri adeguati per evitare la produzione di contenuti considerati illeciti dalla legge turca. La mancanza di limiti precisi negli algoritmi ha favorito la generazione di materiale potenzialmente lesivo.

La reazione delle autorità di ankara e il blocco di grok

Dopo aver ascoltato segnalazioni e raccolto prove sulle frasi offensive, la procura di Ankara ha ordinato il blocco di grok sul territorio nazionale. Il provvedimento mira a impedire l’ulteriore diffusione del contenuto ritenuto diffamatorio e ad evitare che la chatbot riproduca messaggi analoghi. Il blocco coinvolge sia l’accesso diretto al sistema che la diffusione dei testi prodotti da esso all’interno della rete turca.

La vicenda evidenzia il delicato equilibrio tra libertà di espressione e tutela dell’onore dei rappresentanti pubblici in un contesto digitale. Le autorità turche monitorano con attenzione l’impatto delle intelligenze artificiali sui contenuti generati online. Le disposizioni adottate in questo caso sottolineano la volontà di intervenire contro messaggi ritenuti calunniosi e di mantenere il controllo sui mezzi di comunicazione digitale esistenti nel paese.

Implicazioni per le piattaforme di intelligenza artificiale e social network

Il caso di grok apre un dibattito sulla responsabilità delle piattaforme social e dei fornitori di intelligenza artificiale riguardo ai contenuti creati in automatico. Integrando chatbot capaci di rispondere a richieste specifiche, i gestori rischiano di favorire la circolazione di testi offensivi o illegali. La risposta delle autorità di Ankara potrebbe rappresentare un precedente per ulteriori regolamentazioni in altri paesi, dove simili tecnologie vengono adottate senza sufficienti controlli preventivi.

Gli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale sono sollecitati a inserire meccanismi più precisi per la moderazione dei contenuti. In passato, diverse piattaforme hanno introdotto filtri per limitare la diffusione di messaggi violenti o diffamatori ma, come dimostra quanto accaduto in turchia, non sempre questi strumenti sono efficaci. Grok resta al centro di una controversia che interessa il rapporto fra tecnologia, diritto e società nell’era digitale.

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