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Asta a parigi per la prima borsa birkin: peta chiede di devolvere il ricavato a tutela degli animali

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Domani a Parigi è prevista l’asta della prima borsa Birkin prodotta da Hermès, un evento che richiama interesse per il valore storico dell’accessorio e per le polemiche legate all’impatto sulla fauna. L’organizzazione per i diritti degli animali PETA ha sollecitato la proprietaria attuale, Catherine Benier, a destinare i proventi a istituzioni che proteggono la fauna selvatica. La richiesta si basa sulla lunga storia di sofferenza animale causata dalla produzione delle borse Birkin, realizzate con pelli di diverse specie.

La critica di peta sull’uso delle pelli animali nelle borse birkin

Per ogni borsa Birkin servono pelli di tre coccodrilli, evidenzia PETA. Oltre ai rettili, mucche, vitelli, capre, lucertole, alligatori, struzzi ed elefanti sono tra le specie sfruttate lungo oltre quarant’anni di produzione. L’organizzazione sottolinea che gli animali vengono sottoposti a condizioni di cattività dure, abuso e morte per realizzare questi articoli di lusso. Le immagini raccolte da PETA mostrano animali stipati in spazi stretti, chiusi in gabbie sporche, poi uccisi con metodi cruenti come mutilazioni e colpi con cacciaviti.

Le parole di mimi bekhechi

Mimi Bekhechi, vicepresidente di PETA in Europa, ha definito la pratica brutale e fuori dal tempo, reclamando che si dovrebbe porre fine a questa sofferenza animale. Ha chiesto a Catherine Benier, titolare della boutique vintage Les 3 Marches, di girare i proventi dell’asta a enti che si dedicano alla protezione della fauna selvatica. La scelta servirebbe a compensare almeno in parte il danno provocato da decenni di produzione Hermès.

Jane Birkin stessa, che ha dato il nome alla borsa, ha espresso in passato il suo dissenso verso l’uso del proprio nome connesso a un prodotto ottenuto così, chiedendo a Hermès di rimuoverlo. Questo dettaglio rafforza la protesta di PETA e il dibattito sull’etica dietro la pelletteria di lusso.

La storia dietro la prima borsa birkin e il suo legame con jane birkin

La borsa che domani sarà messa all’asta è la prima Birkin realizzata da Hermès, concepita direttamente da Jane Birkin nel 1984. La musa, cantante e attrice anglo-francese, era madre e viaggiava spesso con un cestino poco pratico. Su un aereo, incontrò Jean-Louis Dumas, allora amministratore delegato di Hermès, e gli spiegò di voler una borsa capiente con tasche per organizzare gli oggetti personali.

Il modello e l’ispirazione

Jane schizzò il modello su un sacchetto per il mal d’aria. La struttura si ispirava alla Kelly, altro modello del brand dedicato alla star Grace Kelly, ma con modifiche per adattarsi alle esigenze della vita quotidiana della Birkin. La borsa riuniva così caratteristiche inedite che avrebbero segnato gli standard di eleganza e funzionalità del marchio.

L’evento è legato anche al ricordo recente di Jane Birkin, morta il 16 luglio 2023 nella sua casa a Parigi. La sua figura ha attraversato cinema, musica e moda, diventando una vera icona. La Birkin rimane simbolo di lusso e stile, anche se continuerà a dividere per le vicende legate all’origine delle pelli usate.

Dettagli sull’asta di sotheby’s e aspettative sul valore della borsa

La casa d’aste Sotheby’s ha annunciato la vendita della Birkin originale durante la vendita Fashion Icons prevista domani a Parigi. La maison non ha fornito una stima ufficiale per il prezzo di partenza o quello atteso. L’assenza di una valutazione lascia spazio a speculazioni, ma esperti puntano a un’offerta che può superare di molto i record già registrati per borse Birkin rare.

Nel 2021, una Birkin in pelle Togo appartenuta a una diva ha raggiunto 150.000 dollari, quintuplicando la stima iniziale. Il massimo finora è stato un modello Himalaya con inserti in diamanti, venduto nel 2022 a 450.000 dollari. L’unicità della prima Birkin, combinata all’importanza storica, potrebbe spingere il prezzo finale ben oltre queste cifre, rendendo l’evento un punto di riferimento per collezionisti e appassionati di moda vintage.

L’asta evidenzia anche le contraddizioni nel mondo del lusso, tra il desiderio di possedere pezzi iconici e le critiche sul loro impatto etico, tematica che emerge forte dalla posizione di PETA e dalle reazioni legate al ricordo di Jane Birkin.

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