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Tribunale in florida cita ancora il giudice alexandre de moraes per censura contro piattaforme americane

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Un giudice della corte della Florida ha emesso un nuovo atto di citazione contro Alexandre de Moraes, magistrato della corte suprema brasiliana , che coordina l’indagine contro l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro per un presunto tentativo di golpe. La causa coinvolge Trump Media, società di proprietà di Donald Trump, e la piattaforma video Rumble. Entrambe accusano Moraes di aver violato normative statunitensi e di aver imposto censure con le sue ordinanze, bloccando profili negli Stati Uniti.

La causa legale e le accuse contro alexandre de moraes

La controversia ruota attorno a un documento legale depositato da Trump Media e Rumble presso un tribunale in Florida. Le due società denunciano il giudice Alexandre de Moraes per aver emesso ordini che, a loro dire, violano le leggi degli Stati Uniti d’America, in particolare quelle riguardanti la libertà di espressione e la gestione delle piattaforme digitali sul territorio americano. La denuncia si concentra sul fatto che il giudice brasiliano avrebbe ordinato la sospensione di profili appartenenti a utenti americani, creando un precedente che le aziende ritengono illegittimo e contrario alla giurisdizione statunitense.

Il tribunale ha stabilito un termine di 21 giorni per Moraes, durante il quale dovrà presentare una risposta formale all’avviso di accusa. Questo intervento rappresenta una nuova fase del contenzioso già acceso tra le parti, ed evidenzia la tensione crescente tra il sistema giudiziario brasiliano, la politica locale e le aziende tecnologiche statunitensi coinvolte.

Precedenti interventi di alexandre de moraes

Il giudice Moraes è noto per il suo ruolo nell’inchiesta sulle cosiddette fake news in Brasile e per l’attività di controllo su piattaforme social accusate di veicolare contenuti falsi o pericolosi. Nel febbraio scorso, aveva ordinato la sospensione della piattaforma Rumble sul suolo brasiliano, dopo il rifiuto della società di assecondare varie ordinanze di cancellazione di contenuti e profili, tra cui quello del giornalista Allan dos Santos. Santos, stabilitosi negli Stati Uniti, è considerato latitante dalla giustizia brasiliana dal 2021 nell’ambito dell’inchiesta su notizie false.

L’azione di Moraes ha provocato reazioni anche oltre oceano. A maggio, Marco Rubio, segretario di stato americano, aveva ipotizzato l’applicazione di sanzioni contro il magistrato. L’amministrazione di Donald Trump aveva già espresso critiche nette verso le decisioni di Moraes, accusandolo di interferenze nel funzionamento delle piattaforme digitali americane e di limitazioni alla libertà degli utenti degli Stati Uniti.

Le implicazioni della citazione in giudizio negli stati uniti

La nuova citazione in giudizio rappresenta un passaggio importante in una disputa che coinvolge giurisdizioni molto diverse. L’intento di Trump Media e Rumble è mettere in discussione atti giudiziari emessi all’estero, che però impattano direttamente su utenti e aziende americane. Il tribunale della Florida si trova così a valutare un caso che intreccia questioni di sovranità nazionale, diritto internazionale e regolamentazione dei contenuti online.

La situazione solleva interrogativi sulla possibilità per una corte straniera di controllare o limitare attività di piattaforme digitali negli Stati Uniti, soprattutto quando le ordinanze possano ledere diritti riconosciuti dalla legislazione americana. La difesa di Moraes dovrà affrontare queste complessità in tempi brevi, determinando il prossimo passo legale di un conflitto che coinvolge giurisprudenza, politica e tecnologia.

Tensioni globali tra stato e piattaforme digitali

Il contenzioso si inserisce in un contesto globale di tensioni tra autorità statali e operatori delle piattaforme digitali, dove i confini tra regolamentazione, censura e libertà di espressione appaiono spesso sfumati e molto delicati. Il caso in Florida sarà un punto di osservazione per valutare come i tribunali americani gestiranno ordini giudiziari stranieri indirizzati contro cittadini e società statunitensi.

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