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Procura di genova chiude indagine bis su corruzione con coinvolgimento di giovanni toti e altri

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L’inchiesta sulla corruzione in Liguria che aveva scosso la politica regionale a maggio 2024 registra un nuovo sviluppo: la procura di Genova ha completato il filone bis. Tra gli indagati spiccano nomi importanti come Matteo Cozzani, ex capo di gabinetto di Giovanni Toti, e diversi esponenti del mondo politico e imprenditoriale locale. Sono stati notificati gli avvisi di fine indagine, aprendo a possibili interrogatori o memorie difensive, mentre si ripercuotono le conseguenze di un procedimento che ha coinvolto anche il voto di scambio aggravato da presunte infiltrazioni mafiose.

Chiusa l’indagine bis sulla corruzione in liguria: i dettagli degli indagati

A Genova, i pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde hanno notificato gli avvisi di chiusura indagine per i soggetti coinvolti nel secondo filone del procedimento. Matteo Cozzani, ex braccio destro di Giovanni Toti durante il suo mandato alla presidenza della regione Liguria, figura tra i principali indagati. I pm lo accusano di corruzione elettorale con l’aggravante di aver favorito la criminalità organizzata, in particolare i ‘riesini’, promettendo posti di lavoro in cambio di consensi per candidati vicini a Toti. Cozzani risponde anche di corruzione semplice legata a vicende in cui sarebbe coinvolta la catena di supermercati Esselunga. Per abbandonare gli arresti domiciliari, si era dimesso dall’incarico da poco.

Accanto a lui, i fratelli Maurizio e Arturo Angelo Testa sono implicati nelle accuse di voto di scambio aggravato dalla mafia. Paolo Piacenza, responsabile dell’Autorità portuale, riceve contestazioni per non aver denunciato un’occupazione abusiva su aree dell’ex carbonile da parte di un imprenditore locale, Aldo Spinelli, che ha anche realizzato riempimenti illeciti. Tra gli altri indagati spiccano figure politiche come Stefano Anzalone, consigliere regionale all’epoca, e Umberto Lo Grasso, ex consigliere comunale a Genova. Il quadro giudiziario si presenta dunque complesso, con coinvolgimenti sia politici che imprenditoriali.

Gli indagati si sono affidati a diversi avvocati di rilievo come Massimo Ceresa Gastaldo e Gennaro Velle tra gli altri. Hanno ora venti giorni per chiedere di essere interrogati oppure per presentare memorie difensive. Il passaggio rappresenta una fase cruciale nella vicenda che coinvolge nomi chiave e che ha provocato già un forte impatto sulla scena regionale ligure.

Accuse di voto di scambio e responsabilità nell’autorità portuale

Le accuse che gravano su Matteo Cozzani rappresentano le più significative del procedimento bis. L’ipotesi di voto di scambio aggravato dalla mafia prevede che il politico abbia convenuto con gruppi della criminalità organizzata legati ai ‘riesini’ un accordo di scambio elettorale, con promessa di posti di lavoro in settori pubblici o privati. Una manovra che, secondo i pm, avrebbe avuto l’effetto di condizionare la regolarità delle elezioni regionali.

I fratelli Testa vengono accusati in modo simile, partecipando a quest’intesa illegale. A scarso controllo è stato attribuito a Paolo Piacenza, che in qualità di segretario generale dell’Autorità portuale non ha denunciato l’occupazione abusiva e il riempimento illecito di una porzione dell’ex carbonile, terreno di proprietà demaniale utilizzato impropriamente dall’imprenditore Aldo Spinelli. Questa omissione avrebbe consentito azioni che violano leggi ambientali e urbanistiche, aggravando la posizione giudiziaria delle persone coinvolte.

Il quadro delle accuse si lega dunque a fatti concreti che vedono intrecci tra politica locale, imprenditoria e organizzazioni criminali. Queste dinamiche sono al centro delle indagini e dei procedimenti in corso presso il tribunale di Genova. Il coinvolgimento di figure centrali della regione conferma la forte tensione che ha attraversato i mesi recenti in Liguria.

Patteggiamenti e conseguenze per giovanni toti e altri protagonisti del caso

Già nei mesi scorsi alcuni protagonisti hanno definito accordi con la giustizia per chiudere posizioni giudiziarie. Giovanni Toti, che nel maggio 2024 era stato colpito dagli arresti domiciliari, ha patteggiato una pena di due anni e tre mesi. La condanna è stata trasformata in oltre 1600 ore di lavori di pubblica utilità, condizione che permette di evitare il carcere.

Altre figure hanno seguito la stessa strada. Aldo Spinelli, imprenditore coinvolto nelle contestazioni sulle autorizzazioni portuali, ha patteggiato tre anni e tre mesi. Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale, ha concluso un accordo per tre anni e cinque mesi. Questi patteggiamenti segnalano un ridimensionamento delle procedure penali ma lasciano aperto il contesto che ha portato a tali situazioni.

Il sistema di controllo della regione Liguria e del porto di Genova ha quindi subito un colpo, con verifiche e responsabilità emerse nei procedimenti. Da qui si attendono eventuali sviluppi, anche alla luce delle possibili richieste di interrogatorio da parte dei nuovi indagati. L’evoluzione del caso sarà seguita con attenzione, vista la rilevanza delle figure coinvolte e il peso politico ed economico della regione Liguria.

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