La decisione degli Stati Uniti di imporre nuove tariffe su un gruppo di 14 partner commerciali, inclusa la Cina, ha scatenato una reazione decisa da Pechino. I dazi, compresi tra il 25% e il 40%, erano inizialmente previsti immediatamente ma sono stati posticipati al primo agosto 2025. Questa misura rientra in una fase più ampia di tensioni commerciali tra le due potenze. La posizione cinese ribadisce che le guerre tariffarie non premiano nessuna delle parti coinvolte e rischiano di causare danni economici reciproci.
La risposta ufficiale della cina contro le nuove tariffe statunitensi
La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha espresso pubblicamente il giudizio negativo di Pechino in merito alle nuove tariffe annunciate da Washington. Secondo Mao, non esistono vincitori nelle guerre commerciali impostate sulle misure protezionistiche, poiché ogni intervento di questo tipo comporta ripercussioni economiche per tutti i Paesi interessati. La dichiarazione mira a sottolineare l’approccio di Pechino che continua a preferire la cooperazione e il dialogo rispetto a politiche che isolano e penalizzano il commercio internazionale. Greenpeace della Cina rimane dunque ferma nell’opposizione a questa escalation di dazi che rischia di far deragliare i rapporti economici con gli Stati Uniti.
Impatto e tempistiche delle nuove tariffe: cosa cambia dal primo agosto
L’introduzione dei dazi Usa, originariamente prevista in tempi brevi, è stata spostata al primo agosto del 2025. Questa proroga offre un margine temporale per valutare con attenzione le contromisure e allo stesso tempo mantiene alta la tensione commerciale. La lista dei 14 Paesi colpiti comprende alcune delle principali nazioni partner degli Stati Uniti e mira a colpire settori specifici. Le percentuali, comprese tra il 25 e il 40%, indicano un aumento significativo rispetto alle precedenti misure tariffarie e rischiano di influenzare pesantemente le filiere produttive e gli scambi. Questo rinvio può indicare una possibile volontà degli Usa di negoziare o di evitare un impatto immediato sui mercati globali.
Stato dei negoziati commerciali tra Pechino e Washington
Alla domanda sull’andamento dei colloqui commerciali tra Usa e Cina, Mao Ning ha preferito rimandare risposta alle «autorità competenti» del suo Paese. I negoziati in corso riguardano questioni molto complesse come i diritti di proprietà intellettuale, i vincoli sulle tecnologie e gli squilibri commerciali storici. Nonostante ripetuti incontri, i progressi concreti si sono mostrati limitati fino a ora. La tensione tariffaria, con nuove misure come quelle appena annunciate da Washington, spesso complica ulteriormente ogni passo verso un accordo stabile. Il continuo aumento delle barriere doganali spinge Pechino e Washington a utilizzare anche canali diplomatici meno ufficiali per trovare compromessi.
Le conseguenze economiche di una guerra dei dazi tra le due potenze
Non è trascurabile il rischio che l’escalation di dazi tra Stati Uniti e Cina si traduca in effetti negativi per entrambe le economie e per i mercati globali. L’incremento delle tariffe si riflette sui costi di importazione e esportazione, aumentando i prezzi per imprese e consumatori. Settori strategici come la tecnologia, l’industria manifatturiera e l’agricoltura potrebbero subire rallentamenti o perdite di competitività. L’imposizione di tariffe così alte può spingere le aziende a rivedere catene di approvvigionamento e strategie commerciali, con ricadute sui rapporti industriali internazionali. La Cina, secondo Mao Ning, resta intenzionata a non reagire con misure protezionistiche analoghe, ma la situazione resta in uno stato di incertezza.