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Israele pensa a una nuova città umanitaria nella striscia di gaza sud per 600mila palestinesi

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Il ministro della difesa israeliano israel katz ha chiesto all’esercito e al proprio ministero di preparare un progetto per costruire una nuova “città umanitaria” nella parte meridionale della striscia di gaza, sulle rovine di rafah. L’obiettivo è accogliere circa 600 mila palestinesi sfollati, in particolare quelli provenienti dalla zona di mawasi, sulla costa. Le autorità israeliane prevedono rigide misure di sicurezza per controllare i residenti e impedire infiltrazioni di hamas.

I dettagli sul progetto della città umanitaria a rafah

Secondo quanto riportato dal times of israel, israel katz ha dato disposizioni chiare affinché venga elaborato un piano concreto per la realizzazione di un insediamento destinato esclusivamente ai palestinesi sfollati. La scelta ricade sull’area di rafah, una città già interessata dai conflitti, ora ridotta in macerie dopo gli scontri più recenti. L’idea è quella di ricostruire su questo territorio una nuova città che possa ospitare temporaneamente o stabilmente circa 600 mila persone.

La zona di mawasi, lungo la costa della striscia di gaza, ha visto negli ultimi mesi uno spostamento massiccio di popolazione verso sud, a causa degli scontri e delle operazioni militari in altre parti della striscia. Questa concentrazione ha creato emergenze abitative e ha spinto l’esercito israeliano a proporre una soluzione per centralizzare questi sfollati in un’area più controllabile.

Le restrizioni e i controlli imposti ai residenti

Il ministro ha sottolineato che i palestinesi residenti nella nuova città umanitaria non avranno libertà di movimento all’interno e all’esterno della zona. Per evitare infiltrazioni o operazioni di gruppi armati, sarà avviato un monitoraggio stretto su tutti i residenti. Verranno effettuati screening rigorosi per individuare eventuali agenti di hamas o elementi considerati pericolosi per la sicurezza israeliana.

Questo tipo di controllo rischia di limitare i diritti dei palestinesi ospitati, creando una situazione di segregazione, ma viene giustificato dalle autorità come misura necessaria per evitare nuovi attacchi o minacce terroristiche. Il progetto, al momento, riguarda un insediamento temporaneo nelle rovine di rafah, ma alcune fonti israeliane suggeriscono che potrebbe diventare una sistemazione permanente.

Contesto e implicazioni del piano israeliano a gaza

La proposta arriva in un momento di forte tensione nella regione. La striscia di gaza è teatro di scontri intensi, con numerosi sfollati e distruzioni diffuse. Israele punta a isolare le aree più problematiche e a controllare le masse di sfollati per ragioni di sicurezza militare e politica.

Rafah ha sempre avuto un ruolo strategico, essendo al confine con l’egitto. La creazione di una città umanitaria potrebbe modificare gli equilibri territoriali e influenzare il futuro delle relazioni tra israeliani e palestinesi. La costruzione di un insediamento in quella zona implicherà un impegno considerevole in termini di risorse e sicurezza, una sfida che l’esercito e il governo israeliano dovranno affrontare nei prossimi mesi.

Il progetto suscita attenzione e critica internazionale per il possibile impatto umanitario sui palestinesi. Per ora, israel katz ha dato ordine di procedere con lo studio tecnico del piano, ma resta da vedere come si evolveranno le condizioni sul terreno e quali saranno le reazioni diplomatiche.

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