Gli ultimi mesi al carcere di prato sono stati segnati da gravi disordini e tensioni tra i detenuti e la polizia penitenziaria. Tra giugno e luglio del 2025 si sono verificati episodi violenti, con minacce e atti di resistenza che hanno spinto la magistratura ad avviare un’indagine approfondita. Le indagini si concentrano non solo sugli scontri, ma anche su possibili complicità interne alla struttura, con verifiche sulla gestione dei permessi e l’ingresso di dispositivi elettronici vietati.
Disordini nel carcere di prato: la rivolta del 4 giugno e del 5 luglio
Il 4 giugno scorso cinque detenuti di diverse nazionalità—italiani, marocchini e libici— hanno minacciato apertamente gli agenti con frasi come “stasera si fa la guerra” e “si muore solo una volta, o noi o voi”. Le tensioni sono poi sfociate il 5 luglio in una rivolta più seria. Circa dieci detenuti si sono barricati nella sezione di media sicurezza, dove hanno incendiato materiali e impiegato spranghe e cacciaviti per sfondare i cancelli con brande. A riportare la calma è stato l’intervento degli agenti antisommossa, che hanno gestito una situazione precaria.
Questi eventi hanno spinto i magistrati a ipotizzare reati gravi come delitto di rivolta, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamenti aggravati. Le indagini toccano aspetti operativi del carcere, considerando anche i ruoli delle forze di polizia penitenziaria coinvolte nelle tensioni. Il contesto resta delicato per la gestione della sicurezza interna, data la mobilitazione di fantasmi pericolosi tra i detenuti.
Sospetti di collusione interna
Tra gli aspetti monitorati dagli inquirenti c’è una possibile collusione interna alla struttura. Le accuse riguardano la presenza di agenti penitenziari compiacenti o addirittura coinvolti nella gestione illecita di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici. La procura ha chiesto inoltre l’intervento del prefetto e del questore per rafforzare la sicurezza anche fuori dal carcere, a tutela sia degli agenti, sia della comunità esterna.
Il ruolo dei telefoni cellulari e dei dispositivi elettronici nel carcere
Nel corso dell’ultimo anno la procura ha sequestrato 41 telefoni cellulari, tre sim card e un router, ma non si esclude che il numero reale di dispositivi resti più alto. Le indagini hanno evidenziato come nuovi telefoni siano stati utilizzati anche dopo la maxi operazione di giugno, con attività documentate ogni giorno, dal 29 giugno fino al 2 luglio. Questi dispositivi passano attraverso la libertà di movimento dei detenuti in permesso e, probabilmente, grazie a qualche agente disonesto.
Un caso particolare riguarda un detenuto della sezione di alta sicurezza, che ha diffuso foto della sua cella su TikTok, segnalando l’uso improprio delle tecnologie dentro il carcere. Altri al centro delle indagini sono sospettati di gestire queste comunicazioni, con telefonate, messaggi e connessioni internet, spesso coperti da agenti corrotti o usando i permessi premio. La diffusione incontrollata di telefoni rende difficile mantenere l’ordine e controllare la rete di rapporti tra detenuti e l’esterno.
Misure richieste per rispondere alle criticità nella gestione del carcere
Il quadro tracciato porta a una richiesta di intervento più ampio, oltre il perimetro interno. Il prefetto e il questore sono stati coinvolti per intervenire sulla sicurezza al di fuori del carcere, in modo da prevenire nuovi episodi e garantire un controllo più rigoroso. L’obiettivo è impedire che permessi o fughe temporanee diventino occasioni per portare materiali vietati dentro la struttura.
Le iniziative si inseriscono in un momento di tensione particolare. I ripetuti episodi di rivolta, unitamente al sospetto di infiltrazioni tra gli agenti, segnalano un bisogno urgente di revisione dei protocolli interni. Più controlli, perquisizioni e una riduzione delle ammissioni di dispositivi elettronici rischiosi saranno tra le azioni più probabili. Il lavoro della magistratura spingerà a un’attenzione più forte sulla sicurezza penitenziaria nella provincia di prato.
Le indagini sul carcere restano in corso e la situazione continua a evolvere in parallelo alle misure di contenimento adottate. Le prossime settimane saranno decisive per chiarire responsabilità e capire come migliorare la gestione di questa struttura delicata.