La questione dell’impronta n. 33 nel caso di Garlasco continua a generare dibattiti e incertezze. L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007, ha attratto l’attenzione pubblica e mediatica non solo per la brutalità del crimine, ma anche per le sue complesse implicazioni legali e investigative. In questo contesto, Andrea Sempio, attualmente indagato, si trova al centro di una controversia riguardante l’origine dell’impronta, che la difesa sostiene sia di sudore e non di sangue, come affermato dalla Procura di Pavia.
Le argomentazioni della difesa
I consulenti della difesa, Luciano Garofano e Luigi Bisogno, sostengono che la traccia sul muro delle scale, dove fu trovato il corpo di Chiara, rappresenti una “manifestazione fisiologica di contatto per accumulo di sudore”. Questa posizione è stata presentata in un’integrazione depositata il 7 luglio, contestando le conclusioni dei pubblici ministeri che avevano attribuito l’impronta a Sempio.
I legali di Sempio evidenziano alcuni punti chiave:
- I magistrati avrebbero commesso un errore di valutazione, cadendo in un “pregiudizio interpretativo”.
- Non ci sarebbero “sufficienti segni di corrispondenza” tra l’impronta 33 e quella di Sempio.
- Anche il Ris aveva escluso che l’impronta fosse insanguinata.
Inoltre, Garofano e Bisogno affermano che l’impronta n. 33 non si sovrapponga correttamente a quella di Sempio, suggerendo che sia stata lasciata in tre fasi distinte, in una dinamica che appare “involontaria e composita”. Questo punto è cruciale, poiché implica che l’impronta potrebbe non essere stata lasciata in circostanze di violenza.
La questione dell’attribuzione
La difesa ha messo in discussione l’appartenenza della traccia a Sempio, definendo le cinque minuzie già identificate come “interferenze” del muro. Questa argomentazione si inserisce in un contesto di contestazioni più ampio riguardo all’analisi forense condotta. Anche una consulenza presentata dai legali della famiglia Poggi ha messo in dubbio l’attribuibilità dell’impronta a Sempio, alimentando ulteriormente il dibattito.
Inoltre, gli avvocati di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara e ora in fase di appello, stanno preparando “osservazioni tecniche” per richiedere ulteriori accertamenti sull’impronta. Sostengono che l’impronta 33 appare “densa e carica di materiale biologico”, suggerendo che possa trattarsi di sangue.
Riflessioni psicologiche
La psicologa clinica e forense Gabriella Marano ha offerto un’analisi interessante, sottolineando che anche se si arrivasse alla conclusione che l’impronta sia effettivamente di Sempio, ciò non costituirebbe necessariamente un indizio di colpevolezza. Marano ha dichiarato: «Mettiamo anche il caso che la traccia 33 sia di Sempio. Mettiamo anche il caso che quel DNA sulle mani di Chiara sia di Sempio. Ma il DNA, così come l’impronta, indica presenza, non responsabilità». Questa osservazione evidenzia l’importanza di non confondere la presenza fisica con la colpevolezza in un contesto giuridico e investigativo complesso.
La vicenda di Garlasco rimane uno dei casi di omicidio più controversi in Italia, non solo per la brutalità dell’atto, ma anche per le sue ripercussioni legali e morali. La lotta per la verità continua, con la difesa di Sempio che cerca di smontare le argomentazioni della Procura e la famiglia Poggi che desidera giustizia per Chiara. La questione dell’impronta 33 rappresenta un tassello fondamentale in questo intricato puzzle, con la verità che sembra ancora lontana.