La corte costituzionale italiana affronta per la prima volta la questione dell’eutanasia con una sentenza urgente attesa entro luglio 2025. Il caso coinvolge «Libera», una donna toscana di 55 anni, paralizzata dalla sclerosi multipla progressiva e incapace di assumere autonomamente il farmaco per il suicidio assistito. La decisione avrà impatti concreti su scelte etiche e leggi in materia di fine vita.
Il caso di libera e la richiesta di somministrazione medica diretta
Libera, nome di fantasia per preservare l’anonimato, è completamente paralizzata dal collo in giù a causa della sua malattia. La donna dipende totalmente dall’assistenza dei caregiver per le attività quotidiane e ha difficoltà a deglutire. Pur avendo il diritto al suicidio medicalmente assistito sancito dalla sentenza del 2019 legata al caso dj Fabo, non può assumere il farmaco senza aiuto a causa delle sue condizioni fisiche.
Un ricorso al tribunale di firenze
Per questo ha presentato ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze, chiedendo l’autorizzazione affinché il medico di fiducia possa somministrarle direttamente il farmaco che provoca la morte. Libera ha rifiutato la sedazione profonda perché intende rimanere lucida e consapevole fino alla fine della sua vita.
Questa richiesta rappresenta una novità perché fino a oggi il sistema prevede solo il suicidio assistito, cioè l’assunzione autonoma del farmaco da parte del paziente. Nel suo caso, invece, serve un coinvolgimento attivo del medico, finora vietato dalla legge penale italiana.
Le questioni legali e l’intervento della corte costituzionale
Nel corso dell’udienza la corte ha ascoltato le ragioni dei legali di Libera e anche quelle di associazioni come Luca Coscioni. Il nodo da sciogliere è la legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale che punisce con la reclusione chi provoca la morte di un individuo, anche col suo consenso, senza prevedere eccezioni.
L’attuale normativa depenalizza invece l’aiuto al suicidio per persone nelle condizioni di Libera, secondo l’articolo 580, purché sia il paziente a somministrarsi il farmaco. Se la corte dovesse riconoscere l’incostituzionalità dell’articolo 579 in questo ambito, si aprirebbe la strada a un diritto di eutanasia più esteso, che includa l’intervento diretto del medico in casi di persone incapaci di auto-somministrazione.
Il commento di filomena gallo
La segretaria nazionale di Luca Coscioni, Filomena Gallo, ha sottolineato che questo passo potrebbe eliminare una discriminazione per chi, come Libera, vuole porre fine a sofferenze intollerabili ma è bloccato dal proprio corpo.
Le implicazioni etiche e sociali del caso
Il caso di Libera si inserisce in un dibattito acceso da anni sulle scelte di fine vita. Con sentenze già pronunciate sul suicidio assistito, la corte si confronta oggi con la differenza sostanziale tra autodeterminazione e modalità di attuazione di tale diritto.
La discussione coinvolge dimensioni etiche, mediche e sociali. Da un lato ci sono le esigenze di tutela della vita, dall’altro la volontà di evitare sofferenze che per molte persone diventano insopportabili e perdono senso di dignità. La richiesta di Libera mette al centro il diritto di mantenere consapevolezza e controllo sulle proprie scelte, senza dover rinunciare all’aiuto necessario per attuarle.
Il dibattito si arricchisce di questioni pratiche come il ruolo del medico, costretto a muoversi tra norme penali e richieste di aiuto. La possibile sentenza della corte farà da guida per i legislatori, spingendo verso una legge più precisa e rispondente ai casi concreti.
Il clima è atteso teso, perché la decisione influirà su molti aspetti, compresi i diritti delle persone malate, la responsabilità medica e i parametri su come si può o non si può accompagnare qualcuno verso la fine della vita. In attesa del pronunciamento, il tribunale di Firenze resta uno snodo cruciale per garantire che la vicenda di Libera abbia un rilievo nazionale.
Una sentenza attesa entro luglio 2025
La corte costituzionale dovrebbe esprimersi entro luglio 2025, determinando la legittimità di un intervento medico diretto nel suicidio assistito nei casi di malati gravemente disabili come Libera. A quel punto, l’Italia potrà vedere modifiche importanti nella sua legislazione e nel modo in cui guarda al diritto più delicato di tutti: quello di decidere quando e come terminare la propria vita.