Nel 2024, la procura della Dda di Piemonte ha avviato un’indagine riguardo a presunte esaltazioni del fascismo in alcune performance musicali tenute in un locale di Torino. Le accuse coinvolgono due musicisti noti sulla scena underground italiana, protagonisti in un evento monitorato dagli investigatori. Il procedimento ha portato al sequestro del locale frequentato da attivisti di Avanguardia Torino, un gruppo considerato vicino a ideologie estremiste.
Il quadro dell’indagine e il sequestro del locale a Torino
Le autorità piemontesi hanno concentrato l’attenzione su un locale di Torino utilizzato come ritrovo da militanti di Avanguardia Torino, organizzazione sotto osservazione per presunte attività di propaganda fascista. Il 30 novembre 2024 si è tenuto in quel luogo un concerto con la partecipazione di diversi gruppi italiani e stranieri, tutti catalogati tra quelli di genere “Rac” . La Dda ha acquisito elementi che ricondurrebbero le esibizioni a messaggi di apologia e istigazione con contenuti violenti e discriminatori.
La decisione di procedere al sequestro è stata presa in seguito a rilievi specifici fatti durante l’evento, dove, secondo l’accusa, sono stati propagandati inni e cori riconducibili a ideologie fasciste. Il locale, spesso centro di incontri legati a quel movimento, rappresentava un nodo fondamentale nel sostegno e nella diffusione pubblica di tali idee.
I protagonisti del procedimento: Emanuele Tesauro e Paolo Tarantino
Tra i principali indagati figurano due cantanti: Emanuele Tesauro, 51 anni, ex leader del gruppo perugino Hobbit, e Paolo Tarantino, 40 anni, frontman dei Quen Reborn. Tesauro è conosciuto nel circuito della cosiddetta “musica identitaria”, un’etichetta riferita allo stile rock con contenuti nazionalisti. La sua fama è associata a un repertorio musicalmente legato all’esperienza del rock nazionalista italiano.
Tarantino, invece, guida i Quen Reborn, gruppo metal emergente con testi a sfondo politico e sociale. Le accuse contro di lui riguardano i testi e le parole scandite durante le esibizioni, ritenute discriminatorie e violente. Entrambi rispondono del reato di esaltazione di fascismo per quanto osservato dagli inquirenti nel corso dell’evento torinese.
La performance contestata del 30 novembre 2024
Il momento cruciale dell’indagine si concentra sul live del 30 novembre 2024, quando i due cantanti si sono esibiti davanti a una platea composta da seguaci e appassionati di un genere musicale definito dagli investigatori come “rock against comunism”.
Emanuele Tesauro ha proposto brani come ‘Claretta e Ben’, ‘A noi la morte non ci fa paura’ e ‘Me ne frego’, pezzi già noti per i loro riferimenti diretti o impliciti a simboli e momenti del fascismo italiano. Le autorità giudiziarie hanno segnalato anche un coro ritenuto antisemita, intonato alla presenza del pubblico, configurando così un elemento aggravante ai fini dell’indagine.
Subito dopo è salito sul palco Paolo Tarantino con i Quen Reborn. Durante la loro performance, il cantante ha pronunciato frasi offensive contro la religione islamica e ha lanciato slogan di incitamento alla violenza contro Israele. Tra le parole più gravi c’erano espressioni come “viva Hamas, Hezbollah, gloria eterna a Nasrallah” e altri riferimenti agli attacchi aerei contro Tel Aviv. Questi passaggi hanno destato particolare allarme nelle forze dell’ordine, dando origine a specifici capi di accusa.
Implicazioni e reazioni al procedimento giudiziario
Il fascicolo aperto dalla Dda piemontese si inserisce in un contesto di crescente attenzione delle autorità verso fenomeni di estremismo di destra che utilizzano la musica come strumento di propaganda. Il sequestro del locale intende interrompere i canali di diffusione e incontro di queste subculture.
La vicenda ha suscitato discussioni nel mondo musicale e politico, considerando la delicatezza dei temi affrontati. Tuttavia la procura si è limitata a rilevare gli atti e raccogliere le testimonianze, provvedendo a definire i reati contestati in base ai contenuti delle esibizioni e alle dichiarazioni registrate dagli inquirenti.
L’inchiesta segue norme penali precise contro l’apologia di fascismo e la promozione dell’odio razziale, previsto dall’ordinamento italiano. L’iter giudiziario si svilupperà con le udienze e le difese degli imputati, a cui spetterà spiegare la natura dei testi e delle loro esecuzioni.
Il caso rappresenta un esempio di come certi messaggi radicali trovino ancora spazi pubblici in determinati ambienti musicali ed eventi, provocando interventi giudiziari attenti al rispetto della legge e dei limiti imposti dalla democrazia.