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L’italia quinta in europa per efficienza energetica ma investimenti rallentano con crescite insufficienti

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L’energy efficiency report 2025, pubblicato dall’Energy & Strategy Group del politecnico di milano, mette in luce la situazione dell’efficienza energetica in italia. Il paese si posiziona al quinto posto tra i paesi europei grazie a un energy intensity index superiore alla media UE, ma la crescita degli investimenti nel settore rallenta e resta distante dai livelli richiesti dalle normative comunitarie. I dati del 2024 mostrano un calo degli investimenti rispetto all’anno precedente e scenari futuri segnalano la necessità di interventi più incisivi per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione europei.

Posizionamento dell’italia e andamento dell’energy intensity index in europa

L’energy intensity index misura il rapporto tra il consumo energetico lordo e il prodotto interno lordo in termini di potere d’acquisto. In questo modo si valuta quanto un paese usa energia per sostenere la crescita economica. L’italia ottiene un indice migliore della media UE del 16%, il che la colloca al quinto posto nel continente. Un risultato positivo, a prima vista.

Se però si analizzano i dati degli ultimi dieci anni, emerge che l’efficienza energetica italiana è rimasta stabile senza progressi significativi. Al contrario, paesi come germania, francia e spagna hanno ridotto sensibilmente i consumi in rapporto al PIL, migliorando più rapidamente il proprio indice. Questo indica che l’italia ha tenuto, ma senza accelerare la sua evoluzione in efficienza.

Un richiamo all’azione

Nella presentazione del report, avvenuta la scorsa settimana, si è sottolineato che “mantenere la quinta posizione va bene, ma non è sufficiente per avvicinarsi agli obiettivi di politiche europee più ambiziose.”

Riduzione degli investimenti in efficienza energetica nel 2024 e ripartizione per settori

Nel 2024 gli investimenti in efficienza energetica in italia si sono attestati tra i 58 e 66 miliardi di euro, in diminuzione rispetto ai 75-83 miliardi del 2023. Il settore residenziale assorbe quasi metà della somma, nonostante il progressivo ridimensionamento del superbonus.

Per il comparto terziario, il report evidenzia una lieve contrazione, che indica meno slancio negli interventi per la riqualificazione energetica degli edifici non residenziali. Nel settore industriale, il livello di investimenti è sceso del 4% rispetto all’anno precedente, tornando ai valori pre-Covid. Qui rimangono però centrali alcune tecnologie, come il fotovoltaico e le pompe di calore, che continuano a trainare la domanda.

La pubblica amministrazione si concentra sugli edifici nZEB , in applicazione della direttiva EPBD IV. Nonostante questi interventi, il report sottolinea come per allinearsi ai target europei l’italia avrebbe bisogno di 308 miliardi di investimenti almeno, un valore quasi cinque volte superiore alle cifre attuali.

Il documento evidenzia inoltre che per raggiungere queste cifre necessarie serve una politica di incentivi chiara e stabile, cosa che “non si è vista negli ultimi anni a causa di frequenti cambiamenti e frammentazioni normative.”

Lenta adozione dei sistemi BACS nonostante il loro potenziale nel settore edilizio

I sistemi di automazione e controllo degli edifici rappresentano un’opportunità tecnologica per migliorare i consumi energetici soprattutto negli edifici non residenziali, dove il consumo è più elevato e le potenzialità di riduzione più ampie. Anche se tali tecnologie sono considerate mature, la loro diffusione resta limitata.

Secondo un confronto con operatori del settore, il principale ostacolo è la scarsa conoscenza dei benefici, specie per la componente software dei sistemi BACS, spesso considerata meno affidabile rispetto all’hardware. È presente una diffidenza legata alla complessità di questi sistemi, che richiedono competenze tecniche specifiche e una progettazione accurata per integrarsi con altri impianti e garantire efficienza.

Difficoltà di implementazione

La complessità fa sì che l’adozione resti circoscritta a pochi casi, nonostante l’evidente valore di questi sistemi nel tagliare gli sprechi e migliorare la gestione energetica.

Scenari di investimento per l’efficienza energetica in italia fino al 2030

Il report individua tre possibili scenari di investimento per l’efficienza energetica in italia dal 2024 al 2030.

Il primo scenario, definito conservativo, si basa solo sulle politiche già vigenti. In questo caso la riduzione dei consumi di energia finale è minima e gli investimenti ammontano a circa 137 miliardi di euro nel periodo, insufficienti per raggiungere i target europei.

Lo scenario pnIEC prevede invece una politica più stabile e strutturata, con obiettivi di riduzione consuntiva del consumo a 102 Mtep entro il 2030. Gli investimenti crescono di molto, raggiungendo circa 243 miliardi di euro, con un ruolo trainante del settore residenziale e terziario e un aumento contenuto per l’industria.

Lo scenario più ambizioso punta a consumi ridotti a 93 Mtep entro il 2030, livello che il piano pnIEC dichiara non realizzabile senza ulteriori misure. Gli investimenti salgono a 308 miliardi, principalmente nel settore residenziale, in risposta anche alla direttiva EPBD. Questo scenario conferma che “senza incentivi chiari e costanti sarà difficile rispettare i target europei.”

Atteggiamento dei cittadini verso l’efficienza energetica e diffusione degli interventi domestici

Un’indagine Doxa su 2.500 proprietari di casa italiani accompagna il report e indaga come cittadini si rapportano all’efficienza energetica. Oltre il 60% degli intervistati abita in appartamenti, mentre circa il 30% vive in case indipendenti; il restante 10% in case a schiera o abitazioni di cortile.

La maggioranza riconosce l’importanza di migliorare l’efficienza e di adottare soluzioni elettrificate, ma la partecipazione concreta resta contenuta. Negli ultimi cinque anni, l’85% ha almeno effettuato un intervento, tipicamente sulle tecnologie più semplici da installare e usare, come sistemi di illuminazione efficienti o smart, elettrodomestici intelligenti e caldaie a condensazione.

Al contrario, soluzioni più complesse e costose, come impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo o microcogenerazione, sono meno diffuse. Le difficoltà maggiori emergono dai costi, dalla burocrazia e da problemi nell’accesso agli incentivi.

Uso degli incentivi

L’uso di incentivi è prevalentemente concentrato su strumenti noti come l’ecobonus , seguito da superbonus e bonus casa . Incentivi minori come conto termico e quelli per comunità energetiche o autoconsumo collettivo sono poco usati.

Investimenti e strategie energetiche nelle imprese italiane tra consapevolezza e limiti

Un’analisi su 250 imprese rivela una crescente attenzione verso l’efficienza energetica. Le strategie più comuni includono l’adozione di linee guida interne come primo passo per tenere sotto controllo i consumi, software per monitoraggio e sistemi di gestione energetica secondo la norma ISO 50001 . Solo il 13% ha un energy manager certificato EGE.

Il 70% delle aziende ha investito principalmente in tecnologie hardware, mentre una su tre ha adottato soluzioni software, soprattutto di sensoristica.

I dati sugli investimenti mostrano che le piccole imprese, pur con investimenti medi di 66.000 euro, segnano la crescita percentuale più alta . Le medie imprese investono somme maggiori, attorno a 850.000 euro, con una crescita del 21,5% rispetto al 2023.

Dinamiche di investimento

Le grandi imprese, invece, hanno un investimento complessivo inferiore rispetto alle medie, intorno ai 340.000 euro, segnalando un approccio più cautelativo nonostante la dimensione. Il report suggerisce che le imprese medie mostrano maggiore reattività nelle scelte di efficienza, rispetto alle realtà più strutturate che potrebbero avere dinamiche più lente.

I dati raccolti indicano una crescente attenzione, ma anche forti limiti strutturali che rallentano la trasformazione energetica in ambito produttivo.

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