L’inchiesta sulla scomparsa di Liliana Resinovich prosegue con nuovi sviluppi legali. Sebastiano Visintin, unico indagato nel caso, vede i suoi avvocati presentare un ricorso alla corte di cassazione contro l’ordinanza della gip di Trieste. Questo documento impone accertamenti tecnici che potrebbero influenzare il corso del procedimento. Le difese puntano a far valere dubbi importanti su alcune perizie in possesso dell’accusa e chiedono un intervento più ampio per chiarire aspetti fondamentali del caso.
L’ordinanza della gip e la fissazione dell’incidente probatorio
Il 30 giugno, la giudice per le indagini preliminari Flavia Mangiante ha emesso un’ordinanza che ha stabilito l’udienza per un incidente probatorio fissato il giorno successivo alle 15. Questa fase ha lo scopo di affidare a esperti incarichi specifici. I periti dovranno eseguire accertamenti genetici, merceologici e dattiloscopici, come richiesto dall’accusa, riguardo alla dinamica che ha portato alla morte di Liliana Resinovich. L’istanza della difesa per un’ulteriore perizia medico-legale è stata però respinta.
L’incidente probatorio rappresenta un momento critico in cui si raccolgono elementi tecnici che possono indirizzare il giudizio futuro. Secondo la gip, queste nuove verifiche dovrebbero fornire prove utili senza ritardare il processo. Le analisi genetiche potrebbero far luce su tracce biologiche, mentre le prove merceologiche e dattiloscopiche si concentrano su evidenze materiali e impronte digitali rilevate sulla scena del crimine.
Le motivazioni del ricorso presentato dai difensori di sebastiano visintin
Alice e Paolo Bevilacqua, avvocati della difesa, hanno depositato un atto di impugnazione in cui sollevano obiezioni precise sull’ordinanza. Nel loro ricorso, sostengono che gli accertamenti ordinati dalla gip saranno determinanti in un ipotetico rinvio a giudizio. Per questo, ritengono che la decisione sul conferimento degli incarichi peritali, soprattutto quello medico-legale, andasse presa in modo più ponderato in questa fase preliminare.
Paolo Bevilacqua ha spiegato al quotidiano che il gip avrebbe dovuto valutare se fosse opportuno anticipare la perizia medico-legale, visto il peso che essa riveste nelle fasi future del processo. La difesa punta a dimostrare che le analisi medico-legali attuali presentano incongruenze significative. Per questo contesta il rigetto della richiesta di una nuova consulenza, proposta con l’obiettivo di risolvere “piani di disaccordo scientifico” tra i vari accertamenti. Chiedono che uno specifico collegio di esperti possa pronunciarsi sui punti controversi.
Le perizie medico-legali: contrasti e risultati
Due perizie medico-legali guidano finora la discussione tecnica sul caso. La prima, redatta da Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, ha definito la causa della morte di Liliana Resinovich come asfissia da spazio confinato, descritta come “plastic bag suffocation” . In questo esito, non emergerebbe una chiara prova di partecipazione di terzi alla morte.
Diversa è invece la conclusione del secondo gruppo di esperti, capitanato da Cristina Cattaneo, rinomata medico legale. Questa perizia indica che l’omicidio è avvenuto tramite soffocamento, subito dopo un’aggressione fisica. Le due versioni si contrappongono su punti cardine e la difesa sottolinea proprio queste differenze per chiedere accertamenti aggiuntivi che garantiscano certezze maggiori.
Sviluppi tecnici e prospettive future
Lo scontro tra le perizie potrebbe influenzare pesantemente il futuro giudizio. Il processo si trova quindi a un bivio, dove saranno fondamentali gli sviluppi tecnici decisi dall’incidente probatorio. Le valutazioni degli esperti e la loro capacità di appianare le discrepanze appariranno essenziali per chiarire le circostanze della tragica scomparsa di Liliana Resinovich.