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Andrea Cavallari, condannato per la strage di Corinaldo, scompare dopo la laurea in legge all’università di Bologna

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La vicenda di Andrea Cavallari, uno dei condannati per la strage di Corinaldo del 2018, si è arricchita di un nuovo capitolo dopo la sua laurea in legge all’università di Bologna. Poco dopo la discussione della tesi, Cavallari è sparito, lasciando senza tracce familiari, autorità e custodi. Un evento che riapre la questione sulla gestione della detenzione e sulle misure cautelari in casi delicati legati a crimini gravissimi.

Il ruolo di andrea cavallari nella strage di corinaldo

La notte dell’8 dicembre 2018 alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona, si è consumata una tragedia che ha segnato l’Italia. Sei persone, tra cui alcuni adolescenti, hanno perso la vita a causa di un fuggi fuggi generato dall’uso di spray urticante durante un tentativo di rapina. Andrea Cavallari, allora 19enne, era parte della banda ritenuta responsabile dell’episodio.

Arresto e accuse

Cavallari è stato arrestato ad agosto 2019 dai carabinieri di Ancona insieme ad altri complici. In quel contesto, è stato accusato di omicidio preterintenzionale plurimo, furto, rapina e lesioni personali. L’inchiesta ha ricostruito come i membri del gruppo abbiano spruzzato spray al peperoncino per creare panico e facilitare così il furto ai danni di giovani presenti al concerto di Sfera Ebbasta.

La sentenza definitiva ha stabilito per Cavallari una pena di 11 anni e 10 mesi di reclusione, riconoscendo la sua partecipazione attiva alla grave vicenda che ha scosso l’opinione pubblica.

Il percorso universitario e la discussione della tesi in legge

Nonostante la condanna e la detenzione nel carcere della Dozza a Bologna, Cavallari ha deciso di intraprendere gli studi universitari. Nel corso dei suoi anni in cella ha frequentato il corso di scienze giuridiche presso l’università di Bologna. L’accesso agli studi in carcere risale a progetti che permettono ai detenuti di acquisire competenze e qualifiche durante la detenzione.

L’università ha concesso a Cavallari la possibilità di discutere la tesi di laurea fuori dal penitenziario. Il magistrato di sorveglianza ha autorizzato l’uscita senza scorta della polizia penitenziaria; Cavallari è stato accompagnato solo dai familiari. Questa concessione normativa mira a garantire il diritto allo studio e a favorire il reinserimento sociale anche di chi si trova in carcere.

La discussione della tesi ha segnato per Cavallari un traguardo importante, soprattutto vista la complessità del suo percorso personale e giudiziario.

La scomparsa dopo la laurea e la ricerca delle autorità

Dopo la cerimonia di consegna della laurea, Cavallari ha fatto perdere le tracce. L’ultimo avvistamento risale a giovedì scorso, da quel momento risulta irreperibile. La sua assenza dai luoghi dove avrebbe dovuto fare ritorno ha spinto gli investigatori a scattare l’allarme.

Il fatto che la sua uscita fosse consentita senza scorta, limitandola alla presenza dei familiari, è al centro di analisi sulle precauzioni adottate. In situazioni come queste, infatti, la possibilità di fuga pone questioni sul bilanciamento tra misure di sicurezza e diritti individuali.

Le autorità stanno cercando Cavallari in diverse zone, ma finora senza esiti. La sua assenza compromette il regime penitenziario e potrebbe avere ripercussioni sulla sua posizione giuridica, con l’aggravio di pene per l’evasione.

Il gruppo responsabile della strage

La vicenda di Corinaldo ha messo sotto la lente l’intera banda responsabile dell’aggressione con spray urticante. I membri sono stati accusati a vario titolo per i reati connessi alla strage e alla rapina nel locale.

Il gruppo aveva ideato la strategia di utilizzare lo spray per creare confusione e pochi istanti dopo rubare portafogli e borse degli spettatori presenti al concerto. L’azione ha provocato panico e la fuga disordinata, causando il crollo e l’oppressione di molte persone nell’uscita di emergenza, responsabile dei decessi.

La giustizia ha riconosciuto la gravità degli atti e ha condannato con pene severe i vari protagonisti. La responsabilità collettiva e individuale ha portato a processi lunghi e complessi, perché oltre alle accuse di rapina si è dovuto valutare l’impatto letale dell’azione.

Il caso continua a far discutere per le modalità di gestione dei detenuti condannati e l’applicazione delle misure che toccano la loro libertà, soprattutto dopo apparenti passi avanti negli studi e nel percorso di riabilitazione.

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