Thomas d’alba, italiano originario di Legnano e reduce del reparto Folgore, è morto a metà giugno 2025 mentre combatteva nel Donbas a fianco delle forze ucraine. La notizia è stata diffusa da Vladislav Maistrouk, attivista e creator digitale ucraino che lo conosceva personalmente e lo aveva visto poco prima della sua morte. D’alba era arruolato da circa due anni nell’esercito ucraino, in risposta all’invasione russa iniziata nel 2022.
Chi era thomas d’alba e il suo impegno militare
Thomas d’alba aveva un passato militare con la Folgore, reparto paracadutisti italiano, esperienza che gli ha fornito addestramento e preparazione sul campo. Dopo alcuni anni in Italia, aveva deciso di arruolarsi con le forze ucraine nel 2023, in un momento in cui l’esercito di Kiev cercava sostegno anche da stranieri volontari per contrastare l’offensiva russa. Il soldato veniva descritto come un uomo gentile e coraggioso, impegnato su una linea del fronte molto attiva nel Donbas, zona che dall’inizio del conflitto è teatro di scontri particolarmente intensi.
Sul suo profilo social emergeva anche la sua passione per la musica, con diversi video e foto dove suonava strumenti, segno di una vita vissuta oltre lo scontro armato. L’attivista Vladislav Maistrouk ha ricordato d’alba con parole che sottolineano il valore simbolico di chi combatte non solo per il proprio paese ma per una causa più ampia, quella della difesa dell’Europa contro l’aggressione russa. L’annuncio della sua morte è arrivato pochi giorni fa, senza però precisare le modalità esatte dell’ultimo combattimento.
Il contesto della guerra e la partecipazione degli stranieri
Il conflitto in Ucraina, iniziato nel febbraio 2022 con l’invasione russa, ha visto un grande coinvolgimento di volontari internazionali che hanno raggiunto il paese per sostenere le forze di Kiev. Molti di questi stranieri hanno esperienza militare consolidata, proprio come Thomas d’alba, e hanno deciso di schierarsi con l’esercito ucraino per motivi politici o umanitari. Le zone del Donbas e del Donetsk sono state le più colpite da scontri e battaglie sanguinose, diventando i punti dove la guerra si è fatta più drammatica.
La presenza di combattenti stranieri ha attirato grande attenzione anche mediatica, spesso con casi controversi dovuti a dinamiche sul campo o alle differenti origini politiche dei volontari stessi. Nel caso italiano, la figura di d’alba si inserisce in un quadro più ampio di cittadini che hanno perso la vita in questo conflitto. La partecipazione è stata significativa fin dall’inizio della guerra e ha evidenziato come il conflitto sia percepito fuori dai confini ucraini come un banco di prova per valori più ampi.
Italiani caduti in ucraina, una lista di vite spezzate
Thomas d’alba è il settimo italiano morto combattendo in Ucraina dall’inizio della guerra. La prima vittima è stata Edy Ongaro, un uomo di 46 anni di Portogruaro, ucciso già ad aprile 2022, un mese dopo lo scoppio del conflitto. Qualche mese dopo, a settembre 2022, morì Benjamin Giorgio Galli, 27 anni, nato a Varese, troppo gravi le ferite riportate in battaglia.
A ottobre dello stesso anno perse la vita nel Donetsk Elia Putzolu, 27 anni nato a Roma e cresciuto in Toscana, schierato con i filorussi, una situazione che ha suscitato molte discussioni e polemiche sulle motivazioni di partecipazione straniere e sulle diverse fazioni all’interno della guerra.
Nel novembre 2024 si diffuse la notizia della morte di Angelo Costanza, 42 anni di Favara ma residente in Belgio, il cui destino rimane però incerto: alcune fonti infatti danno per certo che fosse stato catturato mentre altre ne dichiarano la morte. Poi a maggio 2025 sono morti in battaglia altri due italiani: Antonio Omar Dridi da Palermo, 35 anni, e Manuel Mameli di Cagliari, 25 anni.
Il numero crescente di italiani caduti testimonia quanto la guerra ucraina abbia toccato anche il nostro paese, sia per motivi umanitari che ideologici, e pone interrogativi sulla partecipazione di cittadini stranieri ai conflitti armati in terre lontane. Le storie di questi uomini sono segnate da scelte estreme e conseguenze spesso tragiche.
L’impatto sociale e le reazioni in italia
La morte di Thomas d’alba ha provocato reazioni miti ma significative in alcune comunità italiane, in particolare quella di Legnano, dove era originario. Le sue scelte hanno evidenziato una partecipazione attiva a una guerra lontana ma profondamente sentita da chi credeva che difendere l’Ucraina significasse anche difendere valori europei condivisi.
In Italia, la presenza di volontari combattenti è stata seguita soprattutto nei circuiti militari e da alcuni media attenti agli sviluppi del conflitto, anche se le notizie di queste morti sono spesso arrivate con ritardo o senza grande clamore pubblico. Negli ultimi mesi, con nuovi fornimenti di armi e l’aumento degli scontri nel Donbas, la situazione si è fatta più complessa e più pericolosa per chi combatte in prima linea.
Il caso di d’alba, uomo con esperienze militari ufficiali e passione civile, rappresenta la realtà di molti volontari che, pur provenendo da contesti civili, hanno scelto di arruolarsi in Ucraina. La sua morte fa riflettere sui rischi concreti che questi uomini sopportano giornalmente e sull’impatto che la loro assenza lascia nelle famiglie e nelle comunità di provenienza.
Un’attenzione diversa, da parte delle autorità e dell’opinione pubblica italiana, potrebbe aumentare la consapevolezza su questi fenomeni e sul perché sempre più cittadini scelgano di combattere al di fuori del proprio paese. L’approccio a queste storie rimane complesso, tra rispetto per chi ha perso la vita e necessità di inquadrare correttamente il fenomeno delle milizie straniere nei conflitti moderni.