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Dazi e scontri geopolitici spingono molte aziende verso il lavoro ibrido per contenere i costi

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Le tensioni internazionali e le misure protezionistiche stanno influenzando il modo in cui le aziende si organizzano sul lavoro. Lo smart working e, in particolare, il lavoro ibrido emergono come strumenti concreti per risparmiare risorse e affrontare i costi crescenti. Questo modello, lontano dall’essere solo una moda post-pandemica, riserva vantaggi economici tangibili per molte imprese, specialmente in un contesto economico tuttora segnato da instabilità e rincari diffusi.

Come il lavoro ibrido riduce le esigenze sugli spazi aziendali

Già durante la pandemia, molti manager avevano osservato un calo nella necessità di spazi fisici per ospitare i propri dipendenti. Alessandro Profumo, ex ceo di Leonardo, aveva indicato una riduzione di circa il 30% degli ambienti di lavoro necessari grazie all’adozione di modalità ibride. Questo ha portato a revisione degli uffici con conseguenti tagli agli affitti e alle spese di gestione, inclusi i costi energetici. Questi risparmi, da allora, sono diventati una leva importante per le aziende che cercano di contenere i loro bilanci. Il riadattamento degli spazi, oltre a migliorare l’efficienza, ha creato margini per sostenere altre voci di spesa, fondamentali in un contesto economico incerto come quello attuale.

La pressione economica spinge i manager a puntare sul lavoro flessibile

Secondo un’indagine realizzata da International Workplace Group su un campione di 1.000 tra ceo e cfo di grandi multinazionali, una larga maggioranza si dice preoccupata per l’instabilità che grava sull’economia globale. L’87% dei dirigenti sente il peso di queste incertezze sulle proprie attività, mentre l’86% ha iniziato a mettere in campo strategie per tutelare le proprie aziende. Il taglio dei costi emerge come una priorità indiscussa. In questo panorama, l’83% degli intervistati considera il lavoro ibrido uno strumento di valore per ridurre i costi. Con il 67% delle aziende che sta già ridimensionando le spese operative, il lavoro flessibile appare una soluzione concreta e applicabile per alleggerire il bilancio senza intaccare l’attività.

Risparmi concreti e nuove risorse grazie alla riduzione delle spese generali

Il lavoro ibrido non si limita a modificare l’organizzazione del lavoro, ma libera risorse importanti derivanti dalla riduzione delle spese generali. Il 77% dei manager riconosce come questa modalità abbia contribuito a diminuire costi fissi come affitti, utenze e manutenzioni, creando margini da destinare ad investimenti strategici. Questi risparmi aumentano la capacità di reazione delle imprese di fronte alle oscillazioni del mercato. Anche per questo, il 79% delle aziende è alla ricerca di ulteriori spazi di lavoro flessibili, per modulare con più agilità i propri costi e offrire ai dipendenti soluzioni variabili a seconda delle esigenze del momento.

Lavoro ibrido e aumento della produttività aziendale

Oltre all’aspetto economico, il lavoro ibrido porta miglioramenti nell’attività quotidiana delle aziende. L’83% dei dirigenti osserva un aumento della produttività tra i lavoratori in modalità mista. Questo miglior rendimento è spesso legato a una maggiore soddisfazione dei dipendenti, che si traduce in minori turnover e in una migliore capacità di attrarre professionisti qualificati. Aggiungendo un elemento importante, il 74% dei ceo e cfo segnala che questa modalità lavorativa ha aperto nuove possibilità di espansione geografica, consentendo di puntare a mercati più ampi senza i vincoli tradizionali imposti da sedi fisiche rigide. Ciò amplia orizzonti e opportunità di crescita per molte aziende, proprio nel momento in cui il contesto globale si fa più complesso.

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