La comunità alpinistica internazionale è stata colpita da una tragedia al Nanga Parbat, la cima di 8.125 metri nel Gilgit-Baltistan, Pakistan. Klára Kolouchová, alpinista ceca di 46 anni e prima donna del suo paese a raggiungere le vette dell’Everest e del K2, ha perso la vita durante la salita. L’incidente si è verificato tra il Campo I e il Campo II, probabilmente causato dallo scoppio di una bombola di ossigeno. Le autorità pakistane e le squadre di soccorso hanno avviato le operazioni di recupero intorno alle 4 di mattina nei pressi del campo base di Bunar. Kolouchová, giunta in Pakistan a metà giugno con il marito e altri cinque compagni, stava affrontando una delle ascensioni più pericolose dell’Himalaya.
Dettagli dell’incidente e operazioni di soccorso
L’incidente che ha coinvolto klára kolouchová è avvenuto nella notte tra il Campo I e il Campo II del Nanga Parbat, zona nota per la difficoltà e la pericolosità. Secondo il rapporto dell’Alpine Club of Pakistan, la causa probabile della caduta sarebbe lo scoppio di una bombola di ossigeno, usata per facilitare la respirazione ad alta quota. Il momento preciso è stato intorno alle 4:00 del mattino, vicino al campo base di Bunar, situato nel distretto di Diamer. La chiamata di emergenza è stata immediata e le squadre di soccorso si sono mosse senza indugio. Le condizioni ambientali estremamente rigide e l’altitudine superiore a 8.000 metri complicano notevolmente le operazioni di recupero e soccorso. Al momento, le autorità stanno coordinando gli sforzi per localizzare e recuperare il corpo di klára kolouchová, rendendo questa una delle operazioni di montagna più delicate sul Nanga Parbat negli ultimi anni.
Il profilo di klára kolouchová e il suo legame con l’alpinismo
Klára Kolouchová aveva costruito un nome solido nell’ambiente dell’alpinismo grazie alle sue imprese sulle montagne più alte del mondo. Era la prima donna ceca ad aver raggiunto contemporaneamente la vetta dell’Everest e del K2, due delle sfide più impegnative per un alpinista. La sua esperienza comprendeva una lunga serie di spedizioni impegnative, spesso nel Karakorum e nell’Himalaya. Nel 2025, Kolouchová era conosciuta per la sua determinazione e per il rigore nelle preparazioni. Il viaggio in Pakistan, iniziato il 15 giugno, era organizzato con una squadra composta da cinque membri oltre al marito, con cui condiva la passione per le scalate estreme. Questa spedizione puntava a salire il Nanga Parbat, una vetta che ha sfidato molti grandi alpinisti e si è rivelata nuovamente estremamente insidiosa.
Il nanga parbat e la sua fama di montagna pericolosa
Il Nanga Parbat, con i suoi 8.125 metri, rappresenta la nona vetta più alta della Terra. Situato nel Gilgit-Baltistan, in Pakistan, è spesso chiamato “la montagna assassina” proprio per il grande numero di vittime registrate tra chi ha tentato di scalarlo. Il terreno è estremamente accidentato, con pendii ripidi e frequenti valanghe, fattori che rendono il percorso tra i più rischiosi tra le cime himalayane. In passato ha già causato gravi incidenti, come nel febbraio 2019 quando l’italiano daniele nardi e il britannico tom ballard persero la vita durante una scalata. Questi episodi confermano quanto il Nanga Parbat sia un banco di prova severo anche per alpinisti esperti e ben preparati. La sua natura pericolosa richiede sforzi continui nella gestione della sicurezza da parte delle squadre in spedizione e delle autorità locali.
Reazioni e dichiarazioni ufficiali dopo l’incidente
La notizia della morte di klára kolouchová ha suscitato forti emozioni nella comunità degli alpinisti e tra le istituzioni legate all’attività in montagna. Karrar Haidri, vicepresidente dell’Alpine Club of Pakistan, ha espresso profondo cordoglio e vicinanza a familiari e amici, sottolineando l’impatto della perdita su tutto il gruppo alpinistico. Gli enti locali hanno pubblicato comunicazioni ufficiali per aggiornare sulle operazioni di ricerca e recupero, specificando che i protocolli di emergenza sono stati messi in atto immediatamente. Questa vicenda richiama l’attenzione sulle condizioni estreme in cui avvengono le spedizioni himalayane e sulla necessità di attente misure di sicurezza. La morte di Klára Kolouchová segna un triste momento nella storia dell’alpinismo internazionale, mostrando ancora una volta come l’alta montagna sia un ambiente che mette alla prova i limiti umani.