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Martina Oppelli e la sua battaglia contro la sclerosi multipla: un rifiuto al suicidio assistito e una critica allo Stato laico

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Martina Oppelli e la sua battaglia contro la sclerosi multipla: un rifiuto al suicidio assistito e una critica allo Stato laico
Martina Oppelli e la sua battaglia contro la sclerosi multipla: un rifiuto al suicidio assistito e una critica allo Stato laico
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Martina Oppelli, un’architetta triestina di 50 anni, è diventata un simbolo della lotta per i diritti delle persone con malattie gravi in Italia, in particolare per quanto riguarda il tema del suicidio assistito. Da quando ha ricevuto la diagnosi di sclerosi multipla progressiva, la sua vita è cambiata radicalmente: dal 2006, è costretta a muoversi con le stampelle e dal 2009 utilizza una sedia a rotelle. Recentemente ha fatto notizia per la sua terza richiesta di accesso al suicidio assistito, rigettata dalla sua azienda sanitaria. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Martina ha espresso la sua stanchezza e il suo disincanto nei confronti del sistema sanitario e della politica, affermando: «Non credo più allo Stato laico».

la lotta di martina

Martina si è trovata di fronte a un sistema che, a suo dire, sembra ignorare l’umanità e la sofferenza delle persone con patologie degenerative. Dopo il rifiuto della sua richiesta, ha dichiarato di non provare più rabbia, ma solo una profonda stanchezza. «Sono solo stanca, stanca, stanca», ha sottolineato, evidenziando come la lotta per il riconoscimento dei suoi diritti stia diventando una battaglia estenuante e frustrante. L’azienda sanitaria ha annunciato che sarà avviata una nuova procedura di valutazione, ma Martina è scettica: «Possiamo andare avanti in eterno, ma che battaglia stiamo combattendo?».

la realtà della sclerosi multipla

La sclerosi multipla progressiva è una malattia autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale, causando una serie di sintomi debilitanti. Per Martina, gli spasmi, la rigidità muscolare e il dolore cronico sono aspetti quotidiani della sua vita. Ha descritto la sua condizione come insopportabile:

  1. Spasmi muscolari
  2. Rigidità
  3. Dolore cronico

«A me piace farmi vedere curata, carina e anche truccata, perché no?», ha detto, ma ha anche rivelato la realtà di una vita segnata da una stanchezza indescrivibile e da un grande sconforto. La sua malattia le ha tolto non solo la mobilità, ma anche la possibilità di comunicare efficacemente. «Non posso nemmeno usare gli occhi per un puntatore perché con la sclerosi anche i nervi ottici non funzionano», ha spiegato, evidenziando come anche le attività quotidiane siano diventate un ostacolo insormontabile.

un appello alla società

Martina ha fatto un appello ai politici e agli amministratori: «Smettetela di chiudere gli occhi e andare in vacanza. È ora di arrivare a una legge che abbia un senso, che tenga conto di ogni aspetto e sofferenza». La sua denuncia riguardo all’inefficienza del sistema politico nel trattare il delicato tema del fine vita è diretta e senza mezzi termini. «Il tema del fine vita si sta rivelando un inutile scontro politico», ha affermato, richiamando l’attenzione su una questione che dovrebbe invece unirci nella comprensione e nel rispetto della dignità umana.

Inoltre, Martina si è rivolta a coloro che suggeriscono le cure palliative come unica soluzione per le persone in situazioni simili alla sua: «Abbiate il coraggio di mostrare in cosa consistono e se curano veramente…». La sua posizione è chiara: non si tratta solo di un dibattito politico, ma di una questione di vita o di morte che tocca profondamente le vite di molte persone.

Il suo racconto non è solo una testimonianza personale, ma rappresenta una chiamata all’azione per una società che deve affrontare il tema dell’autodeterminazione e della dignità umana. In un contesto in cui i diritti delle persone malate sono spesso messi in discussione, la voce di Martina Oppelli si fa sentire forte e chiara, invitando tutti a riflettere sul significato di un vero stato laico e sulle responsabilità di chi ha il potere di cambiare le cose. La sua storia è un monito e un invito a non dimenticare mai che dietro ogni numero e ogni statistica ci sono esseri umani con le loro speranze, paure e desideri.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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