Un gruppo di giovani ha compiuto un lancio col paracadute dal tetto del pirellino, l’ex sede comunale situata in via Melchiorre Gioia a Milano. L’episodio, documentato in un video diffuso sui social, ha acceso un dibattito sulle misure da adottare per prevenire accessi abusivi negli edifici dismessi e l’aumento delle attività pericolose nei luoghi urbani non presidiati. L’intervento di rappresentanti locali mette in luce l’urgenza di risposte legislative e controlli efficaci per arginare fenomeni rischiosi che coinvolgono i giovani.
Il lancio col paracadute dal pirellino: come è andata
La vicenda ha avuto luogo al tramonto del 2025, quando alcuni giovani sono entrati senza autorizzazione nel pirellino, isolato da tempo e oggetto di lavori di ristrutturazione. Il gruppo ha approfittato dei ponteggi montati per l’intervento sul palazzo, salendo fino al tetto dell’ex edificio comunale di Porta Nuova. Lì uno di loro si è preparato allanciarsi nel vuoto indossando un paracadute.
Il video riprende il momento sul tetto, con il ragazzo che, in segno di sfida, mostra il dito medio verso la telecamera prima di il lancio, eseguendo la discesa verticale nel vuoto. La scena è stata postata rapidamente, raggiungendo numerose visualizzazioni e generando preoccupazione tra le autorità e gli abitanti.
Queste imprese rischiose, effettuate senza misure di sicurezza o sorveglianza, mettono a repentaglio la vita degli stessi protagonisti e, potenzialmente, di chi si trova nelle vicinanze. L’ex edificio, che un tempo ospitava uffici comunali, si trova ora in uno stato di abbandono funzionale durante la fase di ristrutturazione, facilitando incursioni non controllate.
Reazioni e preoccupazioni delle autorità locali
Fabiola Minoletti, vicepresidente del Coordinamento Comitati Milanesi, ha commentato duramente l’episodio. Definendolo «situazione completamente fuori controllo», ha evidenziato come certi comportamenti si stiano diffondendo sempre di più in città, con giovani che si spingono a metodi estremi, dal train surfing, alle arrampicate su monumenti e torri fino ai lanci col paracadute.
Secondo Minoletti, la mancanza di una normativa chiara e di pene adeguate rappresenta il nodo centrale della questione. La difficoltà del legislatore nel aggiornare le leggi per rispondere a fenomeni nuovi e imprevedibili lascia ampi spazi di impunità. Senza regole precise che sanzionino chi mette in pericolo sé e gli altri, questi gesti rischiano di moltiplicarsi, aumentando i pericoli per la sicurezza pubblica.
Minoletti ha sottolineato inoltre l’urgenza di misure che possano dissuadere dal compiere queste azioni e di interventi di sorveglianza più stringenti, soprattutto nelle aree della città corrisposte da immobili abbandonati o in ristrutturazione. La crescita di questi episodi, infatti, testimonia una forma di ribellione e ricerca di emozioni estreme che la città fatica a contenere.
Il vuoto normativo e la sfida della sicurezza urbana
Il caso del lancio dal pirellino rileva un problema più ampio: il divario tra le nuove forme di svago o sfida praticate dai giovani e la risposta istituzionale. Nel settore giuridico mancano norme specifiche capaci di affrontare in modo efficace l’accesso abusivo a edifici in stato di degrado o non utilizzati.
Il legislatore, infatti, fatica a seguire le rapide trasformazioni sociali e culturali all’interno degli spazi urbani. Questo gap crea situazioni in cui atti pericolosi, che il codice penale potrebbe tradurre in alcune fattispecie, restano in parte senza dolo penalmente rilevante o si traducono in semplici contravvenzioni dalle pene poco dissuasive.
La presenza di cantieri o edifici chiusi senza sorveglianza rappresenta l’occasione per attività pericolose e illegali, con conseguenze potenzialmente gravissime. Oltre ai rischi per chi si lancia o scala senza protezioni, ci sono pericoli per la collettività dovuti a possibili crolli o danneggiamenti.
Serve un intervento normativo mirato
Serve un intervento normativo mirato e una gestione più attenta di questi spazi. Vanno potenziate le misure di controllo, con telecamere, vigilanza e interventi di manutenzione che impediscano l’accesso non autorizzato. Solo così si potrà contenere il fenomeno delle «sfide estreme» e tutelare sia la sicurezza pubblica che l’incolumità diretta degli individui coinvolti.