Un bambino palestinese di 7 anni, gravemente ferito a un occhio da un’esplosione a Gaza, ha affrontato un intervento chirurgico complesso in un ospedale veronese. La sua storia arriva dall’Italia, dove è stato trasferito per ricevere cure specialistiche dopo il trauma subito due mesi prima. Un caso che coinvolge medicina, diritti umani e solidarietà internazionale.
Il trasferimento in italia e le condizioni di abdelrahman all’arrivo
Abdelrahman è arrivato in Italia il 12 giugno 2025 nell’ambito di una missione umanitaria dedicata a bambini palestinesi feriti. Il suo viaggio è stato organizzato per garantirgli l’accesso a cure che in Gaza risultavano impossibili. Insieme a lui, altre tre giovani pazienti palestinesi sono stati accolti dal sistema sanitario del Veneto, precisamente negli ospedali di Verona e Padova.
All’arrivo a Padova, Abdelrahman aveva gravi danni all’occhio destro, causati dall’esplosione di un ordigno il 15 aprile nella Striscia di Gaza, e presentava anche fratture e ustioni a una gamba. La famiglia, rimasta decimata, lo ha seguito da vicino nel percorso medico. La madre Amna e la sorellina di 5 anni, Batool, hanno lasciato Rafah, dove l’esplosione ha ucciso il padre, il fratellino di un anno e mezzo e uno zio, residenti nel campo profughi di Khan Yunis.
La presa in carico del bambino è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra ospedali locali e associazioni di supporto come “Padova abbraccia i bambini”, che ha seguito anche il periodo di ricovero successivo a Verona.
Dettagli dell’intervento chirurgico e delicata operazione all’occhio
L’intervento per salvare l’occhio di Abdelrahman si è svolto il 2 luglio all’IRCCS di Negrar, un centro specializzato vicino a Verona. Ha richiesto quasi sette ore di lavoro continuo e l’impegno di una squadra medica guidata dalla dottoressa Grazia Pertile, direttrice del reparto di Oculistica, affiancata dalla collega Elisa Bottega.
La gravità del caso si spiegava con il fatto che una grossa scheggia di ordigno si era infilata nell’occhio, occupando circa un terzo del suo volume. Il corpo estraneo aveva scatenato una reazione cicatriziale intensa e ben radicata, complicando la rimozione. Normalmente, in situazioni simili, gli interventi si effettuano entro 24 ore per evitare complicazioni maggiori.
Il ritardo di oltre due mesi ha aggravato la situazione. La retina si era staccata ed era accartocciata, mettendo a rischio la funzionalità visiva residua. Nonostante difficoltà e tempo trascorso dal trauma, i chirurghi sono riusciti a rimuovere la scheggia e a riattaccare la retina, ricostruendo l’integrità anatomica dell’occhio.
Le prospettive di recupero e il percorso post-operatorio
Dopo l’intervento, Abdelrahman è stato dimesso dal reparto di Pediatria diretto da Paolo Bonetti e ha fatto ritorno a Padova. I medici seguiranno con attenzione il decorso post-operatorio, che sarà cruciale per valutare il possibile recupero della vista.
Il rischio di cicatrici permanenti e la necessità di ulteriori interventi sono elevate. La retina dovrà stabilizzarsi e il bambino potrebbe dover affrontare nuovi trattamenti nei mesi a venire, per limitare i danni residui e migliorare la funzionalità visiva.
Il ritorno a casa segna l’inizio di un percorso delicato. La presenza della mamma e della sorella offre un supporto importante nel contesto familiare segnato da una perdita drammatica. Accanto a loro, i medici e le associazioni continueranno a garantire assistenza e monitoraggio per consentire la migliore qualità di vita possibile.
Il contesto umanitario e la solidarietà in veneto
La storia di Abdelrahman si inserisce in un quadro più ampio di emergenza umanitaria legata al conflitto in Palestina. Il trasferimento in Italia di bambini feriti è frutto di accordi internazionali e del lavoro di organizzazioni che operano sul territorio per garantire cure a chi si trova in condizioni difficili.
Negli ospedali di Padova e Verona, il sistema sanitario ha messo in campo risorse e competenze per far fronte a questi casi complessi. Le associazioni locali hanno svolto un ruolo di supporto fondamentale, assistendo le famiglie e accompagnandole durante le fasi di ricovero e riabilitazione.
La sequenza degli eventi riporta l’attenzione sulla sofferenza causata dalla guerra e sull’impegno di medici e infermieri chiamati a intervenire in circostanze delicate. L’esperienza di Abdelrahman riflette la necessità di mantenere canali di solidarietà aperti, per rispondere a situazioni di emergenza con prontezza e concretezza.