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Esplosione al distributore del Prenestino a Roma: eventi simili negli ultimi anni in Italia

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L’esplosione verificatasi al distributore del Prenestino a Roma riporta alla mente una serie di incidenti gravi legati agli impianti di carburante in Italia. Questi eventi hanno causato vittime, feriti e avviato indagini giudiziarie sulle responsabilità. I fatti si inseriscono in un quadro di rischi connessi alla gestione degli impianti di distribuzione di idrocarburi, con ricadute sull’ambiente e sulla sicurezza delle persone.

Il grave incidente del deposito di idrocarburi a calenzano

Il 9 dicembre 2024 un deposito di idrocarburi a Calenzano, vicino Firenze, esplose provocando morte e devastazione. In quell’esplosione persero la vita cinque persone, mentre altre 28 rimasero ferite in modo grave. L’urgenza degli eventi spinse la procura di Prato ad aprire un’inchiesta per ipotesi di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni personali e rimozione delle cautele infortunistiche. Nove persone furono ritenute possibili responsabili: sette dirigenti di Eni e due della società appaltatrice Sergen.

Indagini e nuovi sviluppi

Nei mesi seguenti, ad aprile 2025, la magistratura estese le indagini inviando quattro nuovi avvisi di garanzia, rivolti ancora a soggetti già coinvolti nell’inchiesta principale. Il nuovo filone riguardava scarichi di acque reflue industriali nel fosso Tomerello, vicino al deposito, che sollevò ulteriori dubbi sulle procedure di sicurezza e rispetto ambientale dell’impianto.

Le proteste di legambiente e le richieste di energia pulita

In risposta alla tragedia di Calenzano e ad altri incidenti simili, Legambiente ha promosso varie manifestazioni pubbliche. L’associazione ha chiesto un cambiamento deciso verso fonti di energia meno inquinanti e più sicure. Secondo Legambiente, mantenere attivi impianti di idrocarburi comporta rischi rilevanti per la salute e l’ambiente. Le proteste hanno coinvolto cittadini e attivisti, spingendo il dibattito pubblico su un possibile abbandono dei carburanti fossili a favore di soluzioni alternative.

Gli eventi agli impianti di benzina rappresentano un segnale di allarme evidente sulle modalità di gestione e sulle misure di sicurezza adottate, spesso insufficienti a evitare tragedie. Le richieste di Legambiente riflettono una crescente attenzione sociale verso questi temi.

Altri incidenti agli impianti di distributori in italia negli ultimi anni

Incendi ed esplosioni in impianti di distribuzione carburanti non sono eventi nuovi. Nel dicembre 2019 un uomo morì in un’esplosione a Monte Urano, in provincia di Fermo. La vittima stava lavorando sull’impianto antincendio del distributore quando il rogo scoppiò, travolgendolo e sbalzandolo a diversi metri di distanza. Il decesso fu immediato, a causa della violenza dell’esplosione.

Tragedia nel reatino e altri casi

Ancora, nel dicembre 2018 un incidente simile avvenne nel reatino, nell’area di servizio di Borgo Quinzio. Due persone persero la vita, tra cui un vigile del fuoco e un uomo che si trovava nei pressi dell’autocisterna di GPL al momento dell’esplosione. Una dozzina di feriti si registrarono tra i presenti. Questi casi evidenziano come anche le squadre di emergenza possono finire vittima della pericolosità degli impianti.

Nel dicembre 2016 a Fossò, in provincia di Venezia, un’esplosione all’interno di un ufficio-magazzino di un distributore di benzina causò la morte del gestore. I soccorritori trovarono il corpo senza vita nel locale, senza testimoni oculari diretti. Il caso sottolineò nuovamente le falle nel controllo della sicurezza nei depositi e nelle aree di stoccaggio degli idrocarburi.

Questi episodi confermano il costante rischio connesso alle attività di distribuzione di carburanti in Italia, con conseguenze spesso tragiche.

Le indagini giudiziarie e le responsabilità nelle esplosioni

Le inchieste successive agli incidenti puntano a individuare responsabilità precise. Nel caso di Calenzano, la procura ha contestato reati come omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione delle cautele infortunistiche a dirigenti e appaltatori. Questo quadro giudiziario segnala il possibile mancato rispetto delle norme di sicurezza all’interno degli impianti.

Gli avvisi di garanzia legati agli scarichi di acque reflue indicano anche una violazione delle norme ambientali, evidenziando come il problema non riguardi solo la prevenzione degli incidenti ma anche la tutela dell’ecosistema circostante.

In altri casi, come a Monte Urano e Borgo Quinzio, le indagini hanno coinvolto varie figure operative e responsabili della gestione degli impianti, spesso in relazione alla manutenzione o alla supervisione dei lavori in corso al momento delle esplosioni.

La convergenza di questi fatti mette in luce una rete complessa di responsabilità e negligenze, che prosegue ad alimentare rischi gravi per operatori, residenti e intervenuti in emergenza. Le indagini in corso cercano di chiarire i dettagli, ma nel frattempo la questione della sicurezza resta al centro dell’attenzione pubblica.

Le esplosioni del distributore di Roma e gli incidenti precedenti stimolano un dibattito ancora aperto sulle condizioni di sicurezza degli impianti di carburante, sulla tutela della salute pubblica e sulle misure necessarie a prevenire nuove tragedie.

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