La vicenda riguarda l’omicidio di Salvatore Esposito, detto Totoriello, ucciso nel 2013 a Napoli in un delitto legato alla criminalità organizzata. Il giudice per le indagini preliminari ha emesso sentenze di ergastolo per due imputati e una pena di otto anni per un terzo, confermando la responsabilità del clan Licciardi nel movente e nell’esecuzione del crimine.
Dettagli della sentenza e imputati coinvolti
Il giudice Valentina Giovanniello ha pronunciato la condanna entro un procedimento con rito abbreviato. Paolo Abbatiello e Gianfranco Leva hanno ricevuto la pena dell’ergastolo, mentre Raffaele Prota è stato condannato a otto anni di carcere. Il verdetto si basa sulle prove raccolte dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli, che hanno accertato la responsabilità degli imputati nell’omicidio di Salvatore Esposito.
Esposito fu assassinato con colpi di pistola e successivamente il suo corpo fu sciolto nell’acido, un metodo che indica la volontà di cancellare ogni traccia. L’omicidio fu ordinato dal clan Licciardi, una delle organizzazioni criminali più influenti nell’area napoletana, nota anche con il soprannome di Alleanza di Secondigliano.
Motivi e contesto dell’omicidio
Salvatore Esposito fu ucciso perché intraprese una relazione sentimentale con la moglie di Giovanni Licciardi. Giovanni è figlio di Gennaro Licciardi, detto “la scimmia”, fondatore del clan omonimo. Questo ha configurato un cosiddetto “delitto d’onore” all’interno della dinamica mafiosa della famiglia.
Il fatto si inserisce in un contesto di lotte interne e rigide regole di fedeltà nel mondo della criminalità organizzata, dove rapporti personali come questo possono provocare esecuzioni violente. Il modus operandi ha mostrato anche la volontà di punire chi trasgredisce le norme imposte dal clan.
Indagini e arresti successivi all’omicidio
Il delitto, consumato il 27 settembre 2013, è stato riaperto dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli grazie a intercettazioni tratte da un’altra indagine. Una frase captata ha ricostruito la fine di Esposito e riportato in luce un cold case rimasto insoluto per anni.
Nel maggio 2023, tre persone ritenute responsabili dell’omicidio e collegati al clan Licciardi sono state arrestate. Si tratta di Paolo Abbatiello, Gianfranco Leva e Raffaele Prota, considerati mandanti e partecipi della decisione omicidiaria.
Modalità dell’esecuzione omicidia e ubicazione del delitto
Salvatore Esposito fu attirato in una trappola: i malavitosi simulavano un incontro per condurlo da Maria Licciardi, sorella del boss Gennaro Licciardi. Maria stessa è stata arrestata mentre stava per lasciare il territorio nazionale, diretta verso la Spagna, sempre per presunti legami con l’organizzazione.
L’incontro avuto come pretesto si trasformò in un agguato, avvenuto nella zona difficile delle cave di tufo di Chiaiano, quartiere di Napoli. Qui Esposito fu ucciso a colpi di pistola. Dopo la morte, il corpo venne sciolto in un bidone pieno di acido portato a ebollizione con un bruciatore, un metodo usato per impedire qualsiasi identificazione.
L’intervento delle forze dell’ordine e le intercettazioni hanno permesso di chiarire le modalità di un delitto che nel tempo si era perso nelle pieghe delle attività criminali. Le condanne aprono un nuovo capitolo nel contrasto ai clan di Napoli e nelle inchieste su omicidi legati alla malavita.