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Come i cliché rivelano un volto inatteso di roma nella mostra al macro

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Roma è una città che da sempre affascina per i suoi monumenti iconici come piazza venezia, il quirinale o il colosseo illuminati dalla luna. Questi luoghi, immortalati in milioni di fotografie e selfie, sembrano ormai intimamente legati all’immaginario comune dei visitatori. Eppure proprio nei cliché, spesso considerati banali o scontati, si nasconde un aspetto inedito della città. Lo racconta la mostra ‘Sublime cliché. Festival delle accademie e degli istituti di cultura stranieri a Roma’ ospitata al macro, che invita a guardare roma attraverso lo sguardo degli artisti e dei ricercatori stranieri residenti in città.

L’attrazione per roma tra immagini già viste e sguardi nuovi

Roma si presenta da sempre come una città carica di simboli riconoscibili, meta di pellegrinaggi turistici che seguono mappe e itinerari ben precisi. I turisti cercano spesso scorci meno noti, zone “segrete” non battute dal turismo di massa. Ma nel lavoro artistico raccontato al macro emerge un’idea diversa: non è necessario trovare un angolo totalmente nuovo, quanto osservare diversamente i luoghi più classici. Saverio Verini, curatore della mostra, spiega che roma vive di stratificazioni storiche e di stereotipi, ma proprio dentro questi cliché si può scoprire una nuova meraviglia.

La complessità di roma tra bellezza e degrado

Chi vive a roma o la visita ripetutamente sa anche che la città è complessa da affrontare: le contraddizioni tra bellezza e degrado convivono in spazi urbani affollati, segnati da episodi difficili. L’arte proposta nel festival nasce proprio da questo incontro tra il già noto e ciò che sfugge a una prima occhiata. Le immagini di piazze, monumenti o perfino dell’alterazione della natura come i pini marittimi mutilati, raccontano un presente fatto di tensioni e poesia, di grazia che si mescola a un senso di decadenza.

Il festival mette in luce il valore del lavoro svolto dagli artisti e ricercatori stranieri che si dedicano a catturare la capitale con occhi aperti a dettagli che sfuggono alla routine. Così roma, pur essendo stata il soggetto di opere infinite, si mostra oggi come un mosaico dove ogni cliché rivela un frammento potente e raro.

Tra stereotipi e nuove interpretazioni: una sfida per i visitatori

Michele di Monte, storico dell’arte e conservatore a palazzo barberini, offre un punto di vista utile a orientarsi nel rapporto con roma e i suoi luoghi comuni. La sua riflessione parte dall’idea di sfidare l’ossessione diffusa tra i turisti di allontanarsi dagli stereotipi per scoprire qualcosa che possa sembrare più “vero” o autentico. Di Monte sottolinea che ciascuno porta con sé propri bagagli e filtri che colorano la percezione della città.

Immergersi negli stereotipi per nuove visioni

Il suggerimento dello storico è invece di immergersi nello stereotipo per cogliere in esso nuove sfumature nascoste. Prendendo come esempio l’immagine del colosseo illuminato dal chiarore lunare, definita spesso da alcuni come troppo banale o posticcia, ricorda come invece quella scena abbia suscitato emozioni intense anche in viaggiatori dell’ottocento come lo storico gregorovius. Far emergere “nuove bellezze” significa restituire spessore a immagini famose, riscoprendo le leggende, i racconti e le citazioni legate ai monumenti.

Questa nuova lettura consente a chi visita roma di non limitarsi a raccolte superficiali di monumenti, ma di ricostruire un dialogo con la città che intreccia memoria e visione contemporanea.

Le opere in mostra al macro: frammenti di vita e città tra arte e realtà

La mostra al macro ospita opere realizzate da borsisti e ricercatori stranieri che abitano e studiano roma. Le opere rivelano angoli e dettagli sorprendenti: dalle radici enormi di un pino marittimo coi suoi tronchi mutilati alle scene di cavalli ed elefanti che si muovono a piazza venezia o nei giardini di villa medici. Altre installazioni mostrano sculture femminili adagiate in spazi inconsueti come carrelli per le pulizie.

Elementi suggestivi tra arte e città

Tra gli elementi più suggestivi ci sono pali dismessi al centro di piazze, trasformati da un uso artistico in segni di nuova dignità. I muri stratificati di roma raccontano il tempo che passa, tra graffiti realizzati recentemente da Vincenzo Romano, detto Enzo, che diventano un fregio a circondare la sala espositiva.

Il festival, aperto fino al 24 agosto 2025, accende una luce nuova su una città che sappiamo conoscere ma che porta con sé ancora molte storie da scoprire tra le pieghe delle immagini conosciute. L’opera collettiva dei creativi stranieri restituisce una roma che pulsa tra decadenza e splendore, rivelando non solo il volto ufficiale ma le sue pieghe più intime.

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