Il processo che coinvolge Marcello Santelia, 77enne di Nocera Inferiore, si avvicina a una svolta decisiva. Santelia è accusato di detenzione di opere d’arte contraffatte e ricettazione, riguardanti 51 quadri attribuiti a Pablo Picasso che, secondo l’accusa, sarebbero però falsi. La decisione del giudice per l’udienza preliminare di Roma, prevista per il 7 luglio, potrebbe definire il destino del procedimento, avviato con rito abbreviato condizionato da una perizia tecnica.
L’origine dell’indagine e il sequestro delle opere
L’inchiesta è partita a fine 2017, quando Santelia ha tentato di vendere uno dei quadri a Dubai. Per ottenere il via libera all’esportazione, è stato necessario l’ok del ministero della cultura che, a sua volta, ha chiesto un parere alla fondazione Picasso sulla autenticità del quadro. L’ente ha dichiarato il quadro falso, segnalando una firma apocrifa, elemento che ha fatto scattare l’attenzione delle autorità.
Di conseguenza, i carabinieri hanno perquisito la casa di Santelia, trovando una collezione composta da 51 opere attribuite a Picasso e subito sequestrate. Il valore e la provenienza di questi quadri sono stati messi sotto accusa dall’ufficio inquirente di Roma, che ha sospettato la detenzione di opere contraffatte e la successiva ricettazione.
Il ruolo dei periti e le contestazioni tecniche in aula
Il processo si svolge con rito abbreviato condizionato, una formula che prevede l’esame di una perizia tecnica prima della sentenza. Nell’udienza del 4 aprile, sono stati ascoltati quattro periti scelti dal giudice, tra cui un’esperta di storia dell’arte e tre grafologi, incaricati di valutare l’autenticità delle opere.
Parallelamente la difesa di Santelia ha presentato i propri consulenti, Stefano Liberati, presidente dell’Unione Europea esperti opere d’arte, e Alberto Bravo, grafologo. Le valutazioni prodotte da queste figure sono contrapposte rispetto a quelle dei periti del gup, creando un quadro di forte incertezza che rende centrale l’accertamento tecnico.
La posizione di marcello santelia e la gestione della collezione
Santelia, attraverso il maestro ceramista Lucio Ronca, ha rivendicato un ruolo diverso rispetto a quanto contestato da inquirenti e parti civili. Ronca ha spiegato che Santelia non è un mercante d’arte, né uno speculatore né un collezionista, ma semplicemente l’erede di Giovanni Santelia, mercante d’arte deceduto.
Secondo questa versione, le opere sequestrate non sarebbero state acquistate da Marcello Santelia e, quindi, non potrebbero essere imputate come sue. La difesa auspica inoltre che i quadri vengano riconosciuti come autentici lavori di Pablo Picasso durante il processo, rimarcando la necessità di una valutazione seria e accurata.
Il prossimo appuntamento in tribunale a roma
Il 7 luglio il gup di Roma Francesco Patrone, dopo aver ascoltato la requisitoria del pubblico ministero Santina Lionetti e le discussioni degli avvocati difensori Salvatore Nocera e Giuseppe Spagnolo, dovrà emettere la sentenza.
Il dibattito si basa sulle perizie tecniche, con conclusioni molto diverse da una parte e dall’altra. La posizione della procura sostiene la falsificazione delle opere, mentre la difesa contesta l’accusa, chiedendo il riconoscimento della loro autenticità. L’esito di questa udienza sarà molto atteso, non solo dalla comunità artistica ma anche dagli addetti ai lavori che seguono con attenzione questo caso che intreccia arte, diritto e commercio internazionale.