La riduzione del carbone nell’Unione europea ha segnato numeri inediti nel 2024. Produzione e consumo hanno raggiunto i livelli più bassi di sempre, spinti principalmente da un minor utilizzo per generare energia elettrica. Le importazioni di carbone si sono riorganizzate rispetto a pochi anni fa, con la Russia ormai fuori dai principali fornitori. Il quadro dipinge una Europa che cerca di abbassare la dipendenza dalle fonti fossili, pur rimanendo legata a questo combustibile in misura significativa.
La riduzione di produzione e consumo di carbone nell’UE tra il 2023 e il 2024
Nel 2024 la produzione di carbone nell’Unione europea ha toccato quota 242 milioni di tonnellate, mentre il consumo interno si è fermato a 306 milioni. I dati evidenziano un calo del 12% della produzione e del 13% del consumo rispetto al 2023. Il trend negativo non è nuovo, già nel periodo tra il 2022 e il 2023 la caduta era stata marcata, con una diminuzione del 21% nella produzione e del 23% nel consumo.
Uso del carbone nell’energia elettrica
Questa diminuzione si riflette anche nell’uso di carbone per la produzione di energia elettrica, che nel 2023 ha rappresentato solo il 12% del mix energetico europeo, in discesa rispetto al 16% dell’anno precedente. Eurostat attribuisce questo calo a una riduzione nell’impiego del carbone come fonte energetica, favorendo soluzioni alternative. Il 2024 conferma dunque la progressiva uscita del carbone dal sistema energetico, pur restando ancora un elemento rilevante in alcuni Stati.
Il consumo di carbone in europa: una decadenza lunga decenni e il ruolo di polonia e repubblica ceca
Sin dagli anni ’90 il consumo di carbone nell’UE ha mostrato una discesa regolare. Negli anni successivi al 1999, il consumo si è stabilizzato intorno ai 300 milioni di tonnellate annue, prima di una prima riduzione significativa nel 2008 e nel 2009. In seguito, dal 2010 al 2019, il consumo si aggirava sui 250 milioni, per poi calare nuovamente nel 2020 spinto dagli effetti della pandemia.
Nel 2024 le stime indicano un consumo di 107 milioni di tonnellate, una diminuzione superiore al 50% rispetto a sette anni prima. In parallelo è diminuito anche il numero di Paesi produttori di carbone nell’UE: solo Polonia e Repubblica Ceca continuano a estrarre carbone fossile, mentre nel 1990 erano 13 gli Stati coinvolti in questa attività. La Polonia ha ridotto la produzione del 39% rispetto al picco del 2012, mentre la Repubblica Ceca ha registrato un calo ancora più accentuato, dell’88%.
Nel 2024 Polonia e Germania coprono quasi due terzi del consumo totale europeo, rispettivamente con il 43% e il 23%. Seguono altri paesi come Paesi Bassi, Francia, Italia, Spagna, Repubblica Ceca e Belgio, tutti con consumi inferiori al 6%. Tra tutti i paesi UE solo Malta ha abbandonato il carbone nel 1996.
L’evoluzione degli approvvigionamenti: la fine della dipendenza russa e i nuovi fornitori al centro
La dipendenza dell’Unione Europea dalle importazioni di carbone è stata influenzata drasticamente dall’esclusione della Russia come principale fornitore. Dal 2021 al 2023 le importazioni nette di carbone da Mosca sono crollate del 98%, a seguito del divieto di acquisto imposto dall’UE nell’agosto 2022 in risposta all’invasione dell’Ucraina.
Nuovi fornitori di carbone
Nel 2023, il 90% delle importazioni di carbone fossile dentro l’Unione era garantito da cinque Paesi: Australia e Stati Uniti, ognuno con il 25%, Colombia con il 18%, Sudafrica al 14% e infine Kazakistan con il 9%. Questa riorganizzazione ha ridotto il rischio geopolitico legato alla dipendenza da un’unica fonte e ha modificato in modo significativo la mappa energetica europea.
La percentuale di dipendenza dell’UE dalle importazioni di carbone ha superato il 67% nel 2023, una quota significativa ma inferiore a quella legata al petrolio e al gas naturale, che rimangono rispettivamente al 95% e al 90%. Questi dati sottolineano come il carbone sia ancora parte integrante del consumo energetico continentale, anche se in minore misura rispetto ad altre materie prime fossili.